Fumatori in calo

23 dicembre 2005
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Fumatori in calo



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Ogni anno il tabacco uccide oltre 85 mila italiani, con costi per lo stato pari a 35 milioni di euro, ed entro dicembre i fumatori, nel mondo, potrebbero superare gli 1,6 miliardi. Si può ben capire, perciò, perché l'Organizzazione Mondiale della Sanita (OMS) consideri la lotta al fumo una delle due priorità per i prossimi cinque anni. Le cose, però, sembrerebbero evolversi positivamente e, parte del merito, almeno alle nostre latitudini, va sicuramente alla legge anti-fumo in vigore in Italia dal 10 gennaio, che si è conquistata anche le lodi dell'OMS. "L'Italia" ha dichiarato Marc Danzon, direttore OMS per l'Europa "diventa uno dei primi paesi in Europa ad applicare un efficace bando delle sigarette". Ma è stato veramente efficace? E' presto per trarre un bilancio definitivo, ma alcuni risultati sono già emersi nel corso del 2005.

La legge funziona


Per cominciare gli italiani che fumano sono quasi 750 mila in meno di un anno fa, e un milione e mezzo in meno del 2003. Oggi ha il vizio il 25,6% di connazionali over 15, più di uno su quattro, quasi 13 milioni. Sempre troppi, ma in diminuzione rispetto al 2004, quando fumava il 26,2%, e rispetto a due anni fa (27,6%). I tabagisti sono più concentrati al Nord (26,4%) che al Centro (23,4) e nel Sud/isole (25,8%). Ognuno spende in media 16 euro a settimana, anche se dal 2002 il consumo medio si è ridotto di circa tre sigarette al giorno, da 17 a 14. Ma i dati positivi non finiscono qui. Secondo un'indagine dell'Istituto Superiore di Sanità si respira finalmente aria pulita in bar, ristoranti e discoteche. Prima dell'entrata in vigore della legge anti-tabacco i locali in cui era consentito fumare erano più inquinati delle strade urbane trafficate. Ora, invece, i livelli di inquinamento di polveri fini e ultrafini, dannose per la salute, si sono ridotti. Solo il 5% dei locali monitorati si è dotato di aree per fumatori. In generale sono diminuite le concentrazioni di particolato pm 2,5 del 76% e pm 1,0 del 77%. Particolarmente ligi al rispetto del divieto di fumo sembrerebbero, e c'era da augurarselo, gli ospedali. E il divieto di fumo, va detto, non ha messo in fuga i clienti da bar e ristoranti. Anzi, il 9,6% li frequenta di più. Quindi la legge è favorevolmente accettata e osservata, e non pesa sul bilancio dei bar e dei ristoranti. Tutto positivo perciò? Non del tutto: esiste, infatti, anche un rovescio della medaglia. Il più eclatante è che negli uffici italiani si continua a fumare. Un dipendente su quattro non rispetta i divieti previsti dalla legge e l'88% dei lavoratori che fumano cerca, comunque, un posto dove poter fumare in pace. Solo nel 12% dei casi in azienda si rispetta la normativa, con sanzioni per chi trasgredisce. Qualcuno che fatica, perciò, c'è. Un ultimo aspetto da segnalare riguarda il recente accordo tra ministero dell'Agricoltura, Philip Morris e British American Tobacco per aumentare del 15% le esportazioni di tabacco italiano. Un'intesa che prevede di sostenere con fondi pubblici la ricerca e il miglioramento della qualità del nostro tabacco per renderlo più rispondente ai requisiti chiesti dalle multinazionali. Verrebbe da chiedersi: ma non nuoce gravemente alla salute? Ma è Natale e siamo tutti più buoni!

Marco Malagutti



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