Un trattamento da veri dipendenti

07 aprile 2006
Aggiornamenti e focus

Un trattamento da veri dipendenti



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E' innegabile che vi sia una certa quota di persone che resiste ai trattamenti antifumo approvati. Così, se la terapia sostitutiva della nicotina si è rivelata piuttosto efficace, si esplora comunque la via dell'associazione con altri farmaci per potenziare l'effetto o, per meglio dire, per allargare la platea di quelli che riescono a osservare l'astinenza. Ora si riparla del naltrexone, una sostanza che si lega come antagonista ai recettori degli oppiacei, già largamente impiegata nella disassuefazione dall'eroina e dall'alcol. Lo studio che ha rimesso alla prova questa sostanza, però, non mirava solo all'efficacia ai fini dell'abbandono del fumo, ma anche alla riduzione di uno degli effetti indesiderati più temuti dai fumatori: l'aumento di peso. In effetti l'azione del naltrexone si recettori degli oppiacei interferisce sia con la ricerca del cibo sia con la spinta ad accendere una sigaretta (alla faccia di chi dice che l'oralità psicanaliticamente intesa è una costruzione artificiale).

Valutare l'astinenza dal fumo...


Nella ricerca sono stati coinvolti 400 forti fumatori (più di 20 sigarette/die), suddivisi poi in due gruppi, uno trattato con cerotti alla nicotina più naltrexone in 3 dosaggi (25, 50 e 100 mg/die), un altro trattato con cerotti alla nicotina e placebo. Il cerotto scelto era da 21 mg, cioè il dosaggio più elevato in commercio. Il trattamento durava 6 settimane, e il follow-up è proseguito per 1 anno. I ricercatori hanno poi valutato l'astinenza prolungata e l'astinenza continua nel gruppo arruolato e, in quelli che hanno completato i trattamento smettendo di fumare, hanno misurato l'aumento di peso rispetto al periodo precedente lo studio. Per astinenza prolungata si intende l'astinenza che si mantiene dopo un periodo di due settimane "di amnistia" in cui non vengono calcolati eventuali ricadute. Per astinenza continua, invece, si intende quella assolutamente priva di eccezioni. Per valutare l'astinenza, comunque, non ci si affida soltanto alla parola del fumatore (troppo comodo, via...), ma alla misurazione del monossido di carbonio espirato: se supera le 9 parti per milione, gatta ci cova.

... ma anche dalle cibarie consolatorie


Che cosa ha cambiato l'aggiunta del naltrexone? Sul piano della riuscita, poco. Diversa l'analisi tra coloro che hanno completato il trattamento: effettivamente il gruppo trattato con 100 mg di naltrexone aveva una percentuale di astinenza continua superiore (71%) rispetto al gruppo trattato con il placebo (48%). Peraltro, con il naltrexone al massimo dosaggio si osservava anche una diminuzione dei sintomi da astinenza. L'aumento di peso presentava un andamento differente in funzione del dosaggio impiegato. Chi assumeva 25 mg/die di naltrexone effettivamente ingrassava parecchio meno rispetto al gruppo placebo: in media, 0,7kg rispetto a 1,9 kg. Chi assumeva 50 mg aveva un vantaggio solo marginale, mentre passando al dosaggio massimo la differenza nei chili acquistati non era significativa. A questo punto, serve qualche spiegazione in più. Lo studio dimostra che aggiungere il naltrexone non modifica significativamente il numero di persone che completa il trattamento e, prevedibilmente, smette di fumare almeno per un buon lasso di tempo. In compenso, in chi va fino in fondo, il naltrexone migliora le capacità di resistere (astinenza continua) ma solo al dosaggio massimo. Quanto all'aumento di peso, può sembrare strano che funzioni meglio la dose più bassa di farmaco, ma una ragione c'è: non esiste un solo recettore degli oppiacei e mentre un basso dosaggio ha un'azione antagonista (spegne l'interruttore) aumentando il dosaggio alcuni di questi recettori vengono invece stimolati, quindi l'azione di ricerca del cibo riprende quota. Però, visto che a 25 mg/die il naltrexone non ha più effetti collaterali del placebo, potrebbe valere la pena di proporne l'impiego soltanto ai fini di contenere l'aumento di peso a breve termine.Comunque, in fondo, la buona notizia è che, anche con il solo cerotto, un 48% delle persone riesce quantomeno a smettere per sei settimane. Senza toccare neppure una sigaretta.

Maurizio Imperiali



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