Una legge non basta

30 marzo 2007
Aggiornamenti e focus

Una legge non basta



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I provvedimenti di legge, come qualsiasi altro tipo di intervento che va a modificare abitudini di vita radicate, vanno valutati nel breve e nel lungo termine, soprattutto se gli effetti interessano la salute della popolazione. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di evoluzioni lente con andamenti non sempre prevedibili. Ne è esempio la legge anti-fumo, proposta dall'ex-ministro Girolamo Sirchia entrata in vigore nel gennaio del 2005. Non poter più fumare al bar, seduti al ristorante o davanti al computer dell'ufficio, per molte persone non è stata una semplice rinuncia a un piacere ma a una necessità. Tuttavia per molti è anche stata una data significativa e un'opportunità per maturare la decisione di smettere.

Profilo di un fumatore pentito
Lo è stata sicuramente per i 500 mila fumatori che nel primo anno hanno tentato di farlo. Tuttavia nel mondo scientifico non c'è particolare stupore per un dato successivo che a febbraio registra un incremento delle vendite di sigarette: "La legge è stata assolutamente necessaria per tutelare i fumatori passivi e per garantire il loro diritto alla salute; non si può tuttavia pensare che sia una legge a far smettere di fumare e che sia possibile combattere in questo modo una dipendenza così forte come quella da nicotina". L'autodeterminazione quindi si è rivelata non sufficiente, quanto invece lo sarebbero potuto essere interventi a sostegno dei ben intenzionati e campagne di informazione anti-fumo. Secondo due recenti indagini condotte da Copernicus Marketing e Millward Brown in collaborazione con Sinottica, in otto Paesi europei, a cui l'Italia (che ha contribuito con un campione di 1300 fumatori), il 32,4% della popolazione sopra i 14 anni, ha l'abitudine al fumo. E' stato possibile ricondurre i fumatori a tre categorie: quelli che intendono smettere nei successivi sei mesi; quelli intenzionati solo a ridurre il numero delle sigarette fumate e che comunque non pensano di smettere nei successivi sei mesi; quelli che non sono intenzionati a smettere ma consapevoli che prima o poi lo faranno. Il 40% appartiene ai primi due gruppi e si presenta con caratteristiche comuni: trova meno gratificante di prima fumare, ha fatto almeno un tentativo, ha raggiunto i 40 anni, il primo tentativo è stato quello di ridurre, conosce le terapie disponibili e il 40% di questa quota ha già provato con la terapia nicotinica sostitutiva.

Addiction, craving & C.
Per quanto siano in molti a pensare che il vizio del fumo sia una questione di gestualità e abitudini, va detto che la nicotina rimane pur sempre una sostanza psicoattiva che quindi interviene sui meccanismi neuronali. A poche ore dalla sospensione della sua assunzione compare una sindrome d'astinenza, caratterizzata da manifestazioni quali umore depresso, insonnia, irritabilità, frustrazione, rabbia, ansia, difficoltà di concentrazione, irrequietezza o impazienza, bradicardia. A cui si aggiunge l'intenso e irresistibile desiderio di fumare (craving). A detta di Philip Tonnesen, Chair of pulmonary department, presso la Gentofte University Hospital, di Copenhagen: "La valutazione del grado di dipendenza del fumatore può essere fatta ponendo una semplice domanda: 'Quanto tempo dopo il risveglio fuma la prima sigaretta? Entro 5-30 minuti o successivamente?'. Se la risposta è 'entro 30 minuti' il fumatore può essere classificato con certezza come dipendente da nicotina. La ragione è semplice: nel corso della notte i livelli di nicotina calano per cui al risveglio cominciano a manifestarsi sintomi di astinenza".
Dipendenza e astinenza sono gli i principali ostacoli da superare per ottenere la disassuefazione, e l'approccio può seguire diverse strade contemporaneamente. Il counselling e la psicoterapia hanno dimostrato di aumentare le possibilità di successo, l'integrazione con una terapia nicotinica sostitutiva le raddoppia. Pastiglie, cerotti, inalatori e gomme da masticare, ora anche al gusto menta, sono i presidi oggi disponibili sul mercato come prodotti da banco. I ricercatori del gruppo Pfizer Consumer Health Care, hanno testato in 50 studi clinici contro placebo il loro prodotto, un gomma da masticare al sapore di menta, con un follow up di sei mesi, su un totale di 18 mila fumatori. I dati pubblicati nel 2004 indicano che l'uso di gomme contenenti 2mg di nicotina la probabilità di successo aumentava del 66%, e nei forti fumatori, con un dosaggio maggiore (4mg di nicotina) raddoppiava. In genere, il percorso dura 12 mesi, periodo in cui la dose di nicotina supplisce gradualmente quella respirata con il fumo, idealmente ogni pastiglia o gomma dovrebbe sostituire una sigaretta, fino a sostituirle tutte per poi gradualmente sospendere anche la terapia. E finalmente dedicarsi ad altri vizi meno dannosi.

Simona Zazzetta

Fonti
  • Conferenza stampa Pfizer Consumer Health Care: Smettere di fumare? La terapia si adatta alle esigenze dei fumatori. Helsinborg 23 marzo 2007
  • Silagy C, Lancaster T, Stead L, Mant D, Fowler G. Nicotine replacement therapy for smoking cessation. Cochrane Database of Systematic Reviews 2004, Issue 3



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