Smettendo la vita si allunga

14 maggio 2008
Aggiornamenti e focus

Smettendo la vita si allunga



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E' ormai quasi un tormentone: il fumo di tabacco rimane la principale causa di morte prevenibile negli Stati Uniti. I dati mondiali parlano di cinque milioni di morti premature attribuibili al fumo nel 2000. E le proiezioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità dicono che nel 2030 le morti attribuibili al fumo saranno tre milioni nei paesi industrializzati e sette milioni nei paesi in via di sviluppo. Oltre 55 anni di osservazione del fenomeno hanno documentato una relazione causale tra il fumo e molti tipi di morte. Quello che invece è documentato è quanto si riduca il tasso di mortalità da fumo quando si smette rispetto a chi continua a fumare. O meglio i dati sulla questione sono incerti. Così come resta ambiguo il ruolo causale del fumo di sigaretta in tumori come quello ovarico o quello colorettale. Un nuovo studio, pubblicato su Jama, cerca di ovviare a queste lacune in particolare definendo quanto lo smettere di fumare incida sulla mortalità totale e su quella causa-specifica nelle donne. Il risultato? Beh se ancora ce ne fosse bisogno riconferma che smettere di fumare è essenziale per garantirsi una salute migliore.

Il rischio aumenta


Lo studio prende lo spunto dai dodici anni di follow-up del Nurses Health Study, dodici anni che hanno permesso di definire il grado di mortalità da fumo a confronto con chi non ha mai fumato, per cause come la malattia vascolare o i tumori in una popolazione femminile. Ma anche quanto lo smettere di fumare abbia ridotto il rischio. La nuova indagine è il prolungamento del Nurses Health Study in modo da poter caratterizzare la relazione del fumo con altre cause di morte, incluse le malattie respiratorie e i tumori. Lo studio osservazionale è stato condotto su un campione di quasi 105000 donne, seguite dal 1980 al 2004. Nel gruppo preso in esame si sono verificate 12483 morti: il 35,9% tra chi non aveva mai fumato, il 28,9% tra chi stava fumando e il 35,2% tra chi aveva smesso. Il rischio totale e causa-specifico di mortalità era maggiore per chi fumava. E questa è una conferma. In particolare per i tumori generalmente considerati causati dal fumo. Per il tumore colorettale è stata verificata solo una leggera prevalenza, non osservata invece per il tumore ovarico.

Smettere paga


I dati raccolti hanno evidenziato anche che le ragazze che iniziano a fumare da giovanissime hanno un rischio di mortalità maggiore oltre a una maggiore probabilità di sviluppare malattie respiratorie croniche come broncopneumopatia cronica ostruttiva e asma. Il dato più rilevante, però, riguarda il fatto che il 64% delle morti tra le fumatrici è imputabile al fumo di sigaretta mentre tra le ex fumatrici la percentuale scende al 28%. Come a dire che smettere paga, anche se in modo diverso a seconda della patologia presa in esame. Se infatti basta poco tempo per eliminare i fattori di rischio che determinano malattie cardiovascolari e la salute dei vasi sanguigni migliora sensibilmente e in breve, per recuperare la funzionalità polmonare servono almeno 20 anni. Anche posticipare la data della prima sigaretta poi riduce i rischi di malattia respiratoria, di tumore polmonare e di altre malattie legate al fumo. La morale? Sempre la solita. Sarebbe meglio non fumare ma nel caso in cui questo succeda è fondamentale creare programmi di prevenzione scolastica in chiave preventiva. Questo per evitare che si inizi presto, in alternativa aiutare a smettere con programmi appositi dovrebbe essere parte integrante dei programmi di salute pubblica.

Marco Malagutti



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