Meglio in compagnia

13 febbraio 2008
Aggiornamenti e focus

Meglio in compagnia



Tags:
L'uomo è un animale sociale, è un dato di fatto indiscutibile. E lo è anche quando si tratta di abbandonare un vizio o una cattiva abitudine. La conferma a questa ipotesi arriva da uno studio, che evidenzia come il "social network", cioè la rete di appartenenza che sia familiare o di amici, ma anche quella rappresentata dai contatti indiretti, abbia un'enorme influenza sullo smettere di fumare. Si tratterebbe di una sorta di effetto domino, una volta che qualcuno smette di fumare, una per volta le persone che lo circondano smettono a loro volta. L'osservazione più sorprendente, nota uno dei coautori della ricerca James H. Fowler, è che difficilmente si smette da soli ma sempre in compagnia. I risultati dello studio sono pubblicati sul New England Journal of Medicine.

Sempre meno fumatori


Negli Stati Uniti sono almeno 44,5 milioni gli adulti che fumano e il fumo, ribadiscono per l'ennesima volta gli autori, rappresenta la principale causa di morte prevenibile, con le sue 440000 morti annuali. Eppure la prevalenza è in diminuzione ed è passata dal 45% al 21% negli ultimi quattro decenni. Già precedenti studi avevano documento il ruolo dei legami sociali sull'iniziare o smettere di fumare, soprattutto nei più giovani. Ma a quale livello questo succeda e quanto incida il coinvolgimento in un network sociale non è mai stato definito con precisione. Lo studio del New England ha preso in esame i comportamenti relativi al fumo e i legami sociali di 12067 adulti sopra i 21 anni dal 1971 al 2000. I soggetti considerati sono stati estrapolati, dagli eredi dei partecipanti allo storico Framingham Heart Study, cominciato nel 1948. Del network dei soggetti esaminati facevano parte 53228 famiglie osservate con i legami relativi, con una media di 10,4 per persona. L'andamento del fumo nei soggetti considerati era lo stesso della media nazionale, per esempio la prevalenza nei tre decenni considerati per i soggetti tra i 40 e i 49 anni, è andata scemando dal 65,9% al 22,3%. Un campione che rispecchia così l'andamento nazionale, che vedeva molti più fumatori nel 1971 che non nel 2000. In più dall'osservazione trentennale è emerso come i fumatori nel tempo siano finiti ai margini del network sociale. Si è osservata cioè un'aumentata polarizzazione tra fumatori e non, dove i fumatori sono stati messi ai margini del circolo sociale e hanno iniziato ad associarsi solo ad altri fumatori. Ma l'osservazione ancora più rilevante ai fini dello studio è stata che lo smettere di fumare è strettamente correlato al contatto sociale. Se un coniuge smette, esiste il 67% delle probabilità che succeda anche all'altro. Tra i fratelli la stessa percentuale ammonta al 25% e tra gli amici al 36%.

L'effetto cascata


"Un effetto cascata", spiega Fowler. Il rischio di essere un fumatore è del 29% più alto tra i contatti con due gradi di separazione e dell'11% tra quelli con tre gradi di separazione. Cioè non sono soltanto i familiari diretti o gli amici a condizionare le cattive abitudini, ma anche quelli più lontani. Anzi persone che vivono a centinaia di miglia di distanza potrebbero avere lo stesso effetto dell'amico della porta accanto, sullo smettere di fumare. Se si parte, perciò, da 10 gruppi ciascuno con 10 fumatori, dopo trent'anni si saranno trasformati in cinque gruppi di 10 fumatori e cinque di 10 non fumatori, con una diminuzione del 50% complessivo. Un ulteriore effetto esaminato dagli autori, riguarda il grado di istruzione: quanto più il soggetto considerato è istruito, tanto più la percentuale di persone che smettono di fumare diminuisce. Gli scolarizzati non solo sono più influenti, ma sono anche più influenzabili. Il fatto che i fumatori siano reclusi in gruppi sempre più ristretti, li rende più difficili da raggiungere in termini di iniziative per smettere di fumare, concludono gli autori. Ecco perché le campagne devono essere sempre più mirate a questi target specifici. Quanto all'effetto cascata, il passo successivo sarà di verificare quanto agisca anche su altri "bad habits" come le droghe illecite o l'alcol.

Marco Malagutti



Salute oggi:

...e inoltre su Dica33:
Ultimi articoli
Seguici su:

Seguici su FacebookSeguici su YoutubeSeguici su Instagram
Farmacista33Doctor33Odontoiatria33Codifa