Gli anni passano, la cistite no

08 aprile 2005
Aggiornamenti e focus

Gli anni passano, la cistite no



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Tra i disturbi più frequenti nella popolazione femminile, le infezioni urinarie, e in particolare la cistite, sono state studiate in tutti gli aspetti possibili nella donna in età fertile, oppure nelle donne anziane e affette da malattie croniche. Sono invece rimaste escluse le donne che, superata l'età fertile, godono di buona salute. Finora per questa fascia d'età non si era provveduto, per esempio, a controllare se gli stessi fattori di rischio che valgono in età più giovane sono presenti e in quale misura anche dopo la menopausa.

Il sesso conta anche negli anta


Su questo aspetto verteva uno studio caso controllo condotto negli Stati Uniti. Nello studio sono state coinvolte circa 900 donne che avevano accusato un'infezione urinaria confermata dalla diagnosi del medico e altrettante che invece non avevano accusato questo disturbo. Entrambi i gruppi comprendevano donne di età compresa tra 55 e 75 anni senza malattie invalidanti, non ricoverate in residenze protette ed esenti da particolari disturbi quali anomalie delle vie urinarie e altro. A quel punto è stato sottoposto alle donne un questionario sui diversi aspetti che potevano avere influenza sullo sviluppo delle infezioni. Innanzitutto rimane forte il peso dei precedenti, vale a dire che avere avuto infezioni in passato resta il fattore di rischio principale. Esistono cioè caratteristiche biologiche che non mutano con l'età e con i cambiamenti ormonali e soprattutto pesano indipendentemente dai comportamenti. Anche l'attività sessuale è ancora un fattore predisponente, ma cambia l'ampiezza dell'effetto: infatti se i rapporti sono meno frequenti di una volta la settimana, la correlazione con il disturbo viene a mancare.
Un altro aspetto importante è la presenza del diabete tipo 2, quello che insorge in età adulta. Le donne che vengono trattate con ipoglicemizzanti o insulina, che quindi lo hanno in forma grave, risultano più esposte alle infezioni urinarie: il rischio relativo è 2,87 volte più alto. I motivi sono diversi e non tutti chiariti; effettivamente il diabete riduce le difese immunitarie, e si ritiene anche che la maggiore presenza di glucosio nelle urine possa costituire un ambiente più favorevole alla proliferazione batterica, così come è stata avanzata l'ipotesi che il diabete possa alterare la fisiologia dello svuotamento della vescica, anche se non è dato capire in che modo.

A poco vale l'estrogeno in pillole


Un altro aspetto specifico di questa fascia di età è la terapia ormonale sostitutiva, cioè l'assunzione di estrogeni; in passato diversi studi, anche se non vastissimi, hanno indicato un effetto protettivo. Questo studio non conferma il dato. Anzi, anche se è solo una tendenza, ai dosaggi più elevati di estrogeni si assiste a un certo aumento delle infezioni, mentre con i dosaggi inferiori l'assunzione degli ormoni non ha effetti di alcun tipo. Infine, il tipo di batteri responsabili dell'infezione. Sostanzialmente il quadro non cambia rispetto alle donne più giovani: il batterio più spesso isolato nelle urine è l'E. coli. Situazione differente da quella, invece, delle donne anziane in cattiva salute.
In pratica lo studio ammonisce a non pensare che cessata l'età fertile, e magari diradata l'attività sessuale, la donna possa dimenticarsi delle cistiti e, magari, trascurare quelle regole di comportamento che possono prevenirle: evitare alcol e bevande gasate ma bere a sufficienza durante il giorno. E poi, ovviamente, l'igiene intima.

Maurizio Lucchinelli



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