Artrosi: quando il dolore blocca il movimento

14 novembre 2016
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Artrosi: quando il dolore blocca il movimento



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«Quando si parla di artrosi è sconsigliato il fai da te: prevenzione e gestione della patologia deve venire personalizzata a seconda delle specifiche esigenze e caratteristiche del paziente». È il monito con cui Cesare Faldini, dell'Istituto Ortopedico Rizzoli, apre i lavori di un evento dedicato alla patologia, intitolato Patologia artrosica articolare: caratteristiche e gestione del consiglio in farmacia, recentemente svoltosi a Bologna.

Il primo passo per comprendere come gestire la patologia è quello di conoscerla e una visita accurata può permettere un corretto inquadramento clinico. «Il consiglio dell'operatore sanitario può fare molto» commenta Faldini, ricordando che il paziente non sempre sa come difendersi da queste malattie, e rischia di commettere errori.

L'artrosi colpisce milioni di persone in tutto il mondo ed è una delle principali cause di dolore cronico e disabilità negli anziani. La sua prevalenza in Italia pare in crescita, complice anche l'aumentare della durata della vita e l'incremento dell'obesità.

Le malattie reumatiche e osteoarticolari rappresentano la condizione cronica più diffusa nella popolazione italiana. Artrite e artrosi colpiscono oltre il 17 per cento della popolazione, soprattutto le donne. Risultano particolarmente colpite alcune Regioni, a sottolineare che in certe aree sia necessaria la diffusione di maggiore cultura per quanto riguarda i corretti stili di vita.

L'artrosi è la patologia articolare più comune. È una forma degenerativa cronica, correlata all'usura delle articolazioni, che riguarda soprattutto le persone più avanti con gli anni ma possono soffrirne anche giovani. Può avvenire per cause fisiologiche, come l'invecchiamento, ma anche in seguito a un sovraccarico anomalo di un'articolazione, a eventi traumatici, a malattie endocrino-metaboliche o a patologie reumatiche.

«Il dolore articolare è il sintomo più noto» spiega Faldini, «e risulta particolarmente intenso dopo aver sforzato le articolazioni». Ma non è l'unico sintomo che deve far suonare il campanello d'allarme. Devono far ipotizzare un problema legato all'artrosi, e spingere a consultare uno specialista anche rigidità e limitazione nell'utilizzo dell'articolazione, nonché ipertrofia ossea e deformità articolari.

«Le zone più colpite» continua lo specialista, «sono quelle più sottoposte al carico, cioè ginocchia e colonna vertebrale, ma anche spalle, mani e piedi».

In genere, il riposo allevia il dolore, mentre il movimento e il carico la rendono più intensa. Non sono presenti i segni tipici dell'infiammazione, come l'arrossamento e la tumefazione. Infine, la malattia di solito progredisce lentamente. Con il procedere del processo degenerativo la cartilagine articolare si assottiglia e possono comparire deformità ossee.

«L'artrosi è causata dal deterioramento della cartilagine» continua Faldini. Quest'ultima riveste tutte le superfici ossee interne alle articolazioni, in particolare quelle implicate nel movimento, è estremamente liscia e ha il compito di fare da cuscinetto tra le ossa, per attutire l'attrito e le sollecitazioni. Normalmente si deforma per attutire l'urto e poi ritorna alla condizione normale. Svolge un ruolo molto importante quindi, ma è un tessuto molto delicato che non ha nessuna capacità rigenerativa. Nel corso della vita la cartilagine può andare incontro a delle alterazioni, come per esempio quelle di natura traumatica, perdere elasticità, diventare più rigida e più facilmente danneggiabile. In caso di usura particolarmente severa le ossa possono arrivare a sfregarsi una sull'altra e questo causa dolore, gonfiore e rigidità, fino a rimodellamento osseo e dei legamenti articolari.

L'artrosi è collegata a invecchiamento e usura delle cartilagini articolari. Alcune persone possono essere più a rischio di soffrirne. «Uno dei maggiori fattori di rischio» ricorda Faldini, «è l'eccesso ponderale: nelle articolazioni sovraccaricate, infatti, l'usura nel tempo è maggiore». Dimagrire è il più utile dei consigli in questo caso.

«Ci sono poi stili di vita usuranti che possono accelerare o peggiorare l'artrosi» continua lo specialista. Ne sono esempi i lavori che richiedono di mantenere a lungo posizioni forzate (come lo stare inginocchiati) o che necessitano dell'uso continuo di alcune articolazioni (per esempio quelle delle dita delle mani o dell'articolazione della spalla).

Anche certi sport particolarmente intensi aumentano il rischio: la corsa o il calcio, per esempio, causano un'usura precoce delle cartilagini di piedi e ginocchia.

Sono ovviamente gravi fattori di rischio i traumi e le lesioni articolari. Si raccomanda, in caso di incidenti, di farsi vedere da uno specialista e di seguire scrupolosamente quanto consigliato, anche se fosse una chirurgia preventiva: trascurare un legamento crociato rotto, per esempio, può minare la stabilità del ginocchio e aprire le porti al dolore dell'artrosi.

Sono inoltre pericolose le malattie circolatorie che causano sanguinamento e danno nelle articolazioni (come l'emofilia e l'osteonecrosi avascolare) e alcune forme di artrite (come la gotta, pseudo gotta o artrite reumatoide).

Anche la familiarità, infine, rappresenta un campanello d'allarme.



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