Lavoro dopato

15 ottobre 2010
Interviste

Lavoro dopato



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di Simona Zazzetta

Il consumo di sostanze stupefacenti non interessa solo la strada ma anche il mondo lavorativo. Il fenomeno esiste da tempo ma un decreto legge del 2008 lo ha fatto emergere grazie a controlli e verifiche che hanno come obiettivo la sicurezza del lavoratore e delle persone con cui interagisce. Per ora ci sono solo dati preliminari e per conoscerli e capirli Dica33 ha incontrato, Claudio Leonardi, direttore dell'Unità operativa complessa di Prevenzione e cura delle tossicodipendenze e alcolismo (Ser.T D. 11 - ASL Roma C) e membro del direttivo della Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze (Federserd) che ha appena conlcuso il Congresso tenutosi a Riva del Garda.


Avete riscontrato l'uso prevalente di qualche sostanza in particolare?
I dati aggiornati indicano un'incidenza superiore all'80% del consumo di hashish, per l'uso di cocaina l'incidenza non è inferiore al 50% e un dato simile riguarda anche il consumo di alcol, poiché spesso sono consumi che si sovrappongono per migliorare le capacità di lavoro: l'alcol addormenta mentre la cocaina sveglia e così il soggetto si sente in grado di eseguire la propria mansione. L'eroina ha un consumo molto basso, 7-8%, perchè crea problemi per il lavoro stesso in quanto dopo la sua assunzione, la persona generalmente si accascia e non riesce più a svolgere attività.

Esistono categorie di lavoratori più a rischio?
Il decreto legge approvato nel 2008 è stato voluto per regolamentare la valutazione delle dipendenze da sostanze in alcune categorie di lavoratori per i quali il consumo di sostanze metteva a rischio al propria sicurezza e quella degli altri. I primi a essere stati sottoposti a controllo sono stati gli autisti su strada (camionisti) e lavoratori dell'edilizia, dipendenti di aziende private, per i quali è emerso un consumo prevalentemente di alcol e cocaina, con differenze tra Nord e Sud dell'Italia. Inoltre la fascia 25-35 anni è quella con il picco di probabilità di trovare soggetti positivi al consumo di qualche sostanza

Quali sono le conseguenze in ambito professionale quando un lavoratore risulta positivo al consumo di sostanze?
La legge prevede la sua sospensione dal lavoro e l'inserimento in programmi di trattamento. Questa condizione crea sicuramente un imbarazzo con i colleghi, in quanto, nonostante la tutela della privacy, la sospensione immediata dopo il controllo rivela immediatamente chi fa consumo di sostanze. È plausibile che il calo dei consumi che si è osservato negli ultimi anni sia dovuto a questi due aspetti deterrenti della legge, anche perché in molti non sanno che la stessa legge obbliga il datore di lavoro a conservare il posto di lavoro per tre anni, senza ovviamente versare lo stipendio. Le modalità di controllo ha sollevato perplessità a livello sindacale, soprattutto per piccole e medie imprese, dove la sospensione per positività al consumo di un o due dipendenti, su 4-5 dipendenti in totale, mette a rischio l'azienda stessa, e questo potrebbe essere uno dei motivi spiegherebbe la possibilità di calendari organizzati delle visite di controllo.



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