Mangiare tutelati

13 settembre 2002
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Mangiare tutelati



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Sarà perché la sicurezza alimentare sta sempre più a cuore ai cittadini sarà per tutte le implicazioni bioetiche, sociali, giuridiche, ambientali ed economiche, fatto sta che parlando di organismi geneticamente modificati (OGM) confusione e dubbi la fanno da padroni nella comunità scientifica. Non è un caso perciò che gruppi di lavoro e tavoli consultivi internazionali, ormai da quindici anni a questa parte, si riuniscano nel tentativo di stabilire linee guida per la legislazione sugli OGM. Ma a che punto sono le leggi europee e italiane sull'argomento?

La normativa esistente


In Europa oggi si parla di sperimentazione, la legge vieta, infatti, di seminare e commercializzare organismi geneticamente modificati. In Italia sono perciò permessi, soltanto, due tipi di OGM alimentari, il Mais BT e la Soia Roundup Ready che vengono importati dagli Stati Uniti, dove non vi è nessuna restrizione. Tre sono le direttrici legislative fondamentali in materia di OGM: biosicurezza, etichettatura e brevettabilità.

Biosicurezza

Le prime direttive comunitarie in materia risalgono al 1990 e regolano per la prima volta l'impiego confinato di microrganismi modificati geneticamente e il rilascio deliberato di OGM. In queste direttive non si tiene ancora conto del principio di precauzione, entrato a far parte della legislazione europea solo col trattato di Maastricht (1994). Ma di cosa si tratta? In base a tale principio per autorizzare l'immissione nell'ambiente o al commercio di OGM non basta considerarlo innocuo fino a quando non sono accertati dei danni all'ambiente o alla salute, occorre, invece, valutare tutti i possibili rischi. In base al recepimento del principio di precauzione, mal digerito dagli americani che lo vedono come un limite per le potenzialità industriali, sono state modificate ed aggiornate le direttive in vigore nel 1993: sono stati così classificati i microrganismi da usare in laboratori di ricerca o in impianti industriali in base al rischio e al loro impiego e sono state indicate le prescrizioni e le notizie necessarie per il loro utilizzo; inoltre è prevista la notifica e la valutazione preventiva del rischio per tutti gli organismi deliberatamente usati al di fuori di un ambiente confinato per rilasci sperimentali e ricerche sul campo e per l'immissione sul mercato di prodotti contenenti o costituiti da OGM. Ma non è finita qui. L'iter di approvazione di una normativa in grado di soddisfare grandi industrie, consumatori e ambientalisti è stato così travagliato che ci sono voluti 5 anni e 14 versioni del testo per giungere alla stesura del regolamento (1997), che peraltro lasciava ancora alcune questioni in sospeso. Ulteriori sedute del Parlamento Europeo hanno portato nel luglio di quest'anno ad un nuovo aggiornamento di legge, ulteriormente restrittivo, in cui si pone l'accento sulla questione della tracciabilità. Deve perciò essere garantito al consumatore di conoscere tutti i passaggi di lavorazione. Non solo. Il Parlamento ha abbassato dall'1% allo 0,5% la soglia minima accettabile di contaminazione involontaria, quella cioè che può verificarsi per vie accidentali o tecnicamente inevitabili nel corso della coltivazione, del raccolto, del trasporto e della lavorazione.

Etichettatura

Sul fronte dell'etichettatura nel 1997 è stato approvato il regolamento europeo sui nuovi prodotti e i nuovi ingredienti alimentari (novel food) che prevederebbe l'obbligo di dichiarare nell'etichetta la presenza di OGM, ma non di loro parti nelle quali non sia individuabile il gene o i geni modificati. Un provvedimento, però, molto discusso dagli ecologisti avendo introdotto il concetto di equivalenza. Cosa significa? Il prodotto derivato da un OGM è "sostanzialmente equivalente" a quello naturale, quando non contiene né l'informazione genetica, né la proteina modificata. Per cui, per esempio, la lecitina di soia che provenga da soia modificata non avrebbe bisogno di etichettatura. Un nuovo regolamento, il n.49 del 2000, ha poi aggiunto l'obbligo di etichetta per tutti i prodotti i cui componenti superano dell'1% la presenza di derivati transgenici. Si è arrivati così al luglio del 2002 con un pacchetto di norme restrittive nei confronti degli OGM che prevede:

  • l'obbligo di etichettatura per i prodotti alimentari contenenti OGM passa dall'1 allo 0,50%
  • divieto di ogni presenza di organismi geneticamente modificati non autorizzati
  • l'etichetta dovrà basarsi sul principio di tracciabilità
  • tolleranza zero per la presenza di organismi geneticamente modificati nei prodotti alimentari.

Provvedimenti salutati con soddisfazione dalle organizzazioni ambientaliste e dei consumatori anche se per la loro piena soddisfazione manca un analogo obbligo per i prodotti di origine animale come latte, carne e uova se provenienti da bestiame nutrito con mangimi contenenti OGM.

Brevettabilità

Con il termine "brevetto biotecnologico" si intende la protezione commerciale sia di un organismo geneticamente modificato, che delle tecniche per ottenerlo e riprodurlo, ma anche di geni utilizzati per ottenenre il nuovo organismo. I primi brevetti di settore sono americani e risalgono agli anni '80, ma successivamente anche l'Unione Europea, nel 1998 per la precisione, approva una direttiva che permette di ottenere brevetti biotecnologici per organismi geneticamente modificati, parti e geni di qualunque vivente uomo compreso. Un provvedimento rivoluzionario, non ancora recepito dagli stati membri, messo in discussione dagli ambientalisti perché un organismo, anche se geneticamente modificato, non è un'invenzione. Dal canto loro le industrie affermano che piante e animali transgenici si possono brevettare perché sono stati dotati di elementi innovativi. Una polemica che ha portato Olanda e Italia ad un ricorso alla corte Europea di Giustizia contro tale Direttiva, per le notevoli contraddizioni e ambiguità in essa contenute, ma per ora l'Ufficio Europeo dei Brevetti ha adeguato alla direttiva il proprio regolamento. La storia, quindi, non è affatto conclusa.

Marco Malagutti

Fonti
  • "OGM nel settore alimentare: legislazione italiana e comunitaria", Gianni Tamino
  • Decreto del 25 settembre 2001
  • Legislazione riguardante le biotecnologie innovative

Approfondimenti
  • Cibi transgenici su Dica 33
  • Associazione Nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie
  • Verdi ambiente e Società
  • Dipartimento Agricoltura USA
  • Comitato Scientifico Europeo



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