Anoressia

19 marzo 2024

Anoressia: cause, sintomi e cure



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Indice


Definizione


Anoressia: definizione e generalità


L'Anoressia consiste in una alterata percezione dell'immagine corporea, con un'estrema paura di diventare obesi e rifiuto del cibo. Viene classificata, insieme alla bulimia, fra i disturbi del comportamento alimentare.
Sono almeno 200 mila le pazienti che soffrono di anoressia o bulimia nervosa. Si tratta di ragazze molto spesso giovanissime. Questi disturbi rappresentano la seconda causa di morte tra le ragazze adolescenti dopo gli incidenti stradali. È il dato allarmante diffuso dall'Organizzazione mondiale della sanità.
Nel complesso circa due milioni di adolescenti italiani soffrono di Disturbi del comportamento alimentare.
Negli ultimi anni si registra un notevole abbassamento dell'età: il 40 per cento è nella fascia di età compresa tra i 15 e i 19 anni, ma i disturbi si evidenziano anche tra i giovanissimi, quelli nella fascia tra gli 8 e i 12 anni. Una ricerca del ministero della Salute ha osservato già in bambine di 8 anni i disturbi più comuni, dall'anoressia alla bulimia, insieme a disordini alimentari più difficili da interpretare, come la disfagia, cioè la difficoltà a deglutire, il selective eating (alimentazione selettiva) passando per il food avoidance emotional disorder (disturbo emotivo da evitamento del cibo).
Sono manifestazioni che riguardano l'alimentazione, ma hanno una fortissima componente psicologica, anche legata alla difficoltà di riconoscersi nella nuova immagine corporea.
Solo il 10 per cento chiede aiuto o parla con i genitori di questi disagi.

Cause


Anoressia: cause principali


Le cause dell'anoressia non sono ancora del tutto chiare. Possono essere importanti l'ereditarietà, fattori sociali, come la diffusione del desiderio di essere magri diffuso nelle società occidentali, e fattori psicologici. In molti casi l'anoressia è un esito di patologie psichiche. Fra le cause biologiche, sono stati ipotizzati un malfunzionamento dell'ipotalamo, degli ormoni gastrointestinali o dei neurotrasmettitori della tiroide, oltre ad alterazioni di specifiche aree cerebrali deputate al riconoscimento del proprio corpo.

Il condizionamento derivante dalla moda e dalle coetanee ispirate a modelle con corpi magri rappresenta un elemento di forte diffusione dell'anoressia, al punto da poterla considerare socialmente contagiosa.

Una persona anoressica può smettere del tutto di mangiare, abusare di lassativi oppure provocarsi il vomito dopo i pasti per evitare di aumentare di peso. Il segno fisico più evidente dell'anoressia è la perdita di peso, accompagnata da debolezza, tremori, diminuzione della pressione sanguigna e alterazioni del ritmo cardiaco. Nelle ragazze e nelle donne anoressiche, il ciclo mestruale può interrompersi. Altri sintomi tipici degli anoressici che si provocano il vomito possono essere il collo edematoso, la rottura dei vasi sanguigni del viso e i danni allo smalto della parte posteriore dei denti causati dall'acidità del vomito.

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Diagnosi

Anoressia: come efftuare la diagnosi


La diagnosi di anoressia è su base clinica per quanto riguarda il comportamento della paziente nei confronti del cibo (vengono usati specifici questionari) e il forte calo ponderale. Il laboratorio può essere utile per evidenziare deficit proteici, vitaminici e di oligoelementi e per la diagnosi di disturbi correlati.

Curare l'anoressia nervosa

Il trattamento iniziale dell'anoressia ha lo scopo di correggere le alterazioni metaboliche provocate dall'alimentazione insufficiente. Possono essere necessarie l'ospedalizzazione e l'alimentazione endovenosa. Una volta curato lo stato di carenza nutrizionale è utile iniziare una psicoterapia che comporta anche il coinvolgimento della famiglia. Se la depressione o l'ansia fanno parte del quadro clinico, possono essere prescritti farmaci per combattere tali disturbi, sebbene i risultati ottenuti con l'uso di antidepressivi siano ancora controversi.
Fare in modo che questi pazienti seguano la terapia è particolarmente difficile, e per questo spesso i problemi diventano cronici. Il rischio è molto alto: nel 30% dei casi si parla di malattia molto resistente alle cure e di cronicità, con il manifestarsi di complicanze mediche o psichiatriche, e rischi letali. Così la mortalità per suicidio o complicanze da malnutrizione è del 10% a dieci anni dall'inizio della malattia e del 20% a venti anni. In questo quadro, poi, cure salvavita e continuità di trattamento sono spesso un miraggio per le pazienti, che per prime rifiutano di farsi aiutare. Sono ragazze lucide, intelligenti, studiano con profitto o lavorano bene. Sono capaci di spiegare la propria situazione, ma continuano a negare il consenso alle cure.
Nelle situazioni più gravi è a volte necessario ricorrere a trattamenti salvavita coercitivi, ma si tratta di un'operazione molto difficile nella pratica, in base alle norme attuali che regolano il Tso (trattamento sanitario obbligatorio).

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Cure complementari

L'astragalo migliora la digestione, aumenta l'energia e diminuisce il senso di affaticamento. Il buplereum e l'angelica cinese facilitano l'assimilazione delle sostanze nutritive e rilassano il sistema nervoso. Segnalati anche trattamenti omeopatici, a base di Fiori di Bach, agopuntura e aromaterapia. Va ribadita tuttavia la potenziale pericolosità, anche per la vita, della malattia e che l'efficacia di questi approcci non è scientificamente provata.

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Alimentazione

Per mantenere livelli di glicemia adeguati vanno consumati cinque piccoli pasti ben bilanciati ogni giorno, stabiliti con l'aiuto di un dietologo. Per migliorare la digestione, è necessario mangiare lentamente e masticare bene ogni boccone. Vanno evitati tutti gli alcolici, la caffeina e lo zucchero.

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Farmaci

Di seguito è riportato l'elenco dei principi attivi maggiormente utilizzati nella cura di questa patologia. E' sempre necessario consultare il proprio medico per la scelta di un farmaco, del principio attivo e della posologia più indicati per il paziente.



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