Una medicina per le catastrofi

05 gennaio 2005
Aggiornamenti e focus

Una medicina per le catastrofi



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Si chiama così, medicina delle catastrofi, quella vera e propria branca specialistica che si occupa del soccorso e dell'assistenza alle vittime delle calamità naturali, ma anche degli incidenti e degli attentati terroristici. Nella medicina delle catastrofi confluiscono sia specifiche conoscenze mediche sia, e sono di enorme importanza, aspetti organizzativi e logistici. Lo scopo della medicina delle catastrofi è assicurare la salvezza al maggior numero di persone, considerando non soltanto gli aspetti fisici, ma anche quelli psicologici del danno subito dalle vittime. Questo significa innanzitutto impedire delle morti ma anche impedire che si aggravino i traumi riportati.Vista l'importanza che il trasporto aereo ha assunto oggi, è chiaro che gli incidenti o gli atti terroristici coinvolgono abbastanza spesso i voli di linea, quindi nell'ambito della medicina delle catastrofi il soccorso alle vittime di queste sciagure è uno degli aspetti centrali.

Come si deve svolgere l'opera di soccorso


Quando si verifica un incidente, di qualsiasi natura, i tecnici distinguono due fasi:
  • il soccorso (Rescue) puro e semplice, che consiste nel trovare e trasportare al sicuro le vittime, affidato a forze dell'ordine e vigili del fuoco
  • il soccorso medico (Medical Rescue), che è invece affidato a personale medico e paramedico.
Il soccorso medico entra in azione dopo che si è esaurita la fase del soccorso, e prevede una serie di passi ben definita. In primo luogo il medico responsabile deve stabilire quali sono le necessità più importanti, dopodiché cominciano i primi accertamenti sulle vittime (triage), nell'attesa che arrivino le attrezzature. Subito dopo, si isolano le persone che non hanno riportato ferite o quelle ferite in modo leggero per evacuarle accompagnate da personale non medico o non direttamente indispensabile ai soccorsi. A questo punto si deve istituire la postazione sanitaria avanzata, dove vanno impartite le prime cure così da stabilizzare i pazienti e inviarli agli ospedali più vicini e/o più attrezzati seguendo la priorità dettata dalle condizioni dei feriti stessi. Soltanto dopo che è stata ultimata l'ospedalizzazione dei feriti gravi si procede al controllo dei feriti leggeri e di chi non ha riportato lesioni, nonché alla dichiarazione di morte delle vittime, così da permettere l'avvio delle procedure medico-legali. In caso di eventi come gli attacchi terroristici o le sciagure più gravi (crolli, grandi esplosioni) il soccorso può partire soltanto dopo che polizia e vigili del fuoco hanno dichiarato che esistono accettabili condizioni di sicurezza.

La dotazione dei soccorritori


Un'unità di soccorso medico deve disporre di apparecchiature per la ventilazione e per l'infusione (flebo) di farmaci, nonché dello strumentario chirurgico che consenta di intubare il paziente o di effettuare interventi come la tracheotomia che consente di ripristinare il passaggio dell'aria ai polmoni in caso di lesione alle prime vie aeree. Sono poi necessari anche i cosiddetti monitor, le apparecchiature per il controllo dei parametri vitali (battito cardiaco, pressione arteriosa, ossigenazione del sangue) e altri mezzi meno tecnologici ma altrettanto fondamentali (sistemi per tenere stabile la temperatura, sistemi di immobilizzazione degli arti per le fratture...).Non basta avere a disposizione i mezzi, bisogna anche che siano facilmente accessibili e riconoscibili. Per questo è da tempo adottato un codice internazionale basato sui colori. Tutte le attrezzature non mediche sono custodite in contenitori o comunque contrassegnate dal colore giallo (una vanga a o una pala, per esempio). Per le apparecchiature di supporto cardiovascolare (un defibrillatore, per esempio) il colore è rosso; per i dispositivi per il supporto respiratorio il colore è blu, mentre per tutte le altre si usa il verde.Tutto questo, però, non basta se il personale non è formato in modo specifico e, soprattutto, non si procede periodicamente alla valutazione delle sue prestazioni, anche attraverso esercitazioni seguite da un gruppo di "giudici". E' poi fondamentale che le unità che intervengono in caso di crisi possano contare su un sistema di collegamenti alle strutture sanitarie. Allo stesso modo si dovrebbero prevedere piani, semplici e flessibili, studiati sia in funzione del luogo in cui potrebbe accedere una disgrazia (un aeroporto, una grande fabbrica...), ma anche del tipo di disgrazia (un incendio, un crollo, una fuga di gas tossici...). Certo poi non è facile prevedere l'orrore.

Maurizio Imperiali



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