Il giorno dopo

05 gennaio 2005
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Quando l'ambiente viene sconvolto si ripresenta la minaccia delle epidemie, e non fa eccezione il caso dei paesi Asiatici scolpiti dallo tsunami (onda anomala). Il cavallo di Troia delle infezioni è l'acqua, come prova il fatto che la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità pone in cima alla liste delle emergenze proprio le infezioni che possono essere trasmesse attraverso l'acqua bevuta o usata per cucinare (a meno che non si proceda alla bollitura, è chiaro). Gli altri aspetti, per esempio la presenza di molti cadaveri, non sono altrettanto importanti ai fini del contagio. Come ha spiegato qualche giorno fa Harsaran Pandey, portavoce dell'Ufficio regionale dell'OMS, con sede a Dehli (India), è improbabile che le salme possano originare epidemie, anche se la persona era affetta in vita da un'infezione, di norma i microbi che l'hanno provocata non sono in grado di sopravvivere a lungo nei corpi. Il pericolo sussiste per coloro che devono trasportare e seppellire questi corpi e il principale pericolo è rappresentato da malattie diverse quali tubercolosi, epatite e HIV. Le grandi epidemie sono dovute principalmente alla distruzione dei sistemi di fognature, da una parte, e degli acquedotti dall'altra, che fa sì che le acque destinate all'uso alimentare siano contaminate dagli scarichi delle fogne.

Infezioni gastrointestinali


Di qui il fatto che le prime malattie a manifestarsi siano quelle gastrointestinali, diarrea in primis, e altre come la leptospirosi o le epatiti A ed E che hanno appunto una trasmissione feco-orale. In ultima analisi, quindi, all'origine delle epidemie vi sono proprio le grandi masse di sopravvissuti sfollati che, vivendo in condizioni igieniche precarie, aumentano ulteriormente la contaminazione delle fonti d'acqua disponibili. Le misure preventive sono semplici quanto, purtroppo, ardue da mettere in pratica sul piano organizzativo, soprattutto in queste aree che non potevano già contare su strutture adeguate prima e dove i soccorsi internazionali hanno mostrato in questa prima fase parecchi affanni. Infatti, secondo i protocolli dell'OMS il primo passo è riuscire ad assicurare almeno 20 litri di acqua potabile al giorno per sopravvissuto. La potabilizzazione, dal canto suo, può essere ottenuta in modo adeguato con la semplice clorazione. Il secondo passo da compiere è cercare di assicurare in ogni insediamento un sistema di latrine, così da arrestare il ciclo.

Insetti e sovraffollamento


Ovviamente, però è fondamentale curare chi già è stato colpito dalle infezioni intestinali. La diarrea, infatti, è una minaccia mortale: soprattutto nei bambini e negli anziani, se non trattata tempestivamente conduce rapidamente alla morte per disidratazione. L'altro aspetto da considerare, comune a tutte le inondazioni, è che quando le acque si ritirano quel che resta è un ambiente più favorevole agli insetti, in particolare le zanzare. Di qui il pericolo della rapida diffusione di malattie che hanno questo vettore, come malaria e dengue (febbre emorragica). Infine anche ammettendo di contenere l'emergenza idrica, quando si radunano grandi masse in ambienti non attrezzati è più che probabile che si creino focolai di infezioni respiratore (come la polmonite) sempre pericolossissime per anziani e bambini. Con 5 milioni di profughi stimati finora, certe probabilità divengono certezze, sempre che l'opera di soccorso non divenga in breve molto più rapida.

Maurizio Imperiali



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