Ospedale Spa

29 febbraio 2008
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Si invecchia di più, si bada di più alla salute, la medicina e la tecnologia fanno passi da gigante, con il risultato che la spesa sanitaria cresce e che i soldi per tutti non ci sono. Così trova sempre più spazio la sanità privata, in crescita anche in Italia a partire dagli anni '90. Ma è la giusta soluzione? Il dubbio viene se si esamina l'andamento della sanità negli Stati Uniti, dove il settore privato domina e rappresenta quasi i due terzi della spesa sanitaria totale. Eppure i risultati sanitari sono tutti peggiori rispetto agli altri paesi e in particolare a quelli europei. E il dubbio è ulteriormente rafforzato da uno studio appena pubblicato sul British Medical Journal, secondo il quale a fronte dei molti soldi spesi dai privati nelle strutture pubbliche mancano le evidenze che il sistema funzioni.


Pubblico o privato?


Il coinvolgimento di capitali privati nel Servizio Sanitario nazionale è motivo di controversia, come sottolinea anche l'editoriale di supporto allo studio. Le fazioni sono note, i fautori del privato ritengono che solo l'interesse commerciale possa portare innovazione ed efficienza, mentre i detrattori credono che la motivazione economica sia incompatibile con la ricerca di eccellenza in campo sanitario. E in Gran Bretagna il dibattito è particolarmente infuocato dopo che la United Health Europe, una "controllata" di una grande compagnia sanitaria americana, ha vinto il contratto per gestire tre ambulatori di medicina generale convenzionati col sistema sanitario. L'ennesima di una lunga serie di acquisizioni simili nel Regno Unito. L'obiettivo è quello di aumentare l'accesso alle cure primarie in aree dove mancano i servizi adeguati. Ma i detrattori sottolineano come la spesa complessiva tenda a crescere, come si rischi la manipolazione del mercato e in particolare che si operi una selezione dei pazienti. In più esiste la possibilità che i medici vadano in conflitto tra che cosa sia meglio per i pazienti e che cosa sia meglio per le casse. Perciò se è innegabile che l'ingresso dei privati nella sanità aumenta i servizi a disposizione, spesso lo fa a costo di una serie di altri aspetti. Ai quali va aggiunta anche la riduzione del personale sanitario. Tutti fatti da non sottovalutare per i loro effetti sul Servizio Sanitario.

Mancano i dati


Alle controversie note si aggiunge lo studio dei ricercatori di Edimburgo, pubblicato sul British Medical Journal, che sottolinea l'assenza di dati a conferma che l'ingresso dei privati valga la spesa o garantisca cure migliori. A lanciare il sasso nello stagno uno scoop della BBC che ha denunciato come molte cliniche ricevano fondi per prestazioni non fornite. Il governo si è prontamente difeso sottolineando il taglio delle liste d'attesa e il guadagno conseguito. Ma l'aspetto controverso è che le cliniche hanno dei contratti garantiti, che secondo la BBC sono stati portati a compimento solo da quattro delle 25 cliniche coinvolte nel progetto. E una volta stipulati i contratti i soldi non tornano più indietro. Secondo i ricercatori quattro anni di programma non hanno fornito elementi concreti a sostegno della politica scelta. Mentre i numeri del Servizio Sanitario pubblico sono sotto gli occhi di tutti. In più il Department of Health ha rifiutato di rendere trasparenti i dati finanziari per questioni di riservatezza. Ci sono molti punti interrogativi perciò, con una progressiva frammentazione e instabilità finanziaria a tutto danno del Servizio Sanitario Nazionale che è costretto a rinunciare a posti letto e a servizi per lasciare spazio all'avanzata dei privati. La controversia rimane, perciò, e l'ambiguità delle cifre e dei dati non aiuta a dirimerla.

Marco Malagutti


Fonti

  • Salisbury C et al. The involvement of private companies in NHS general practice. BMJ 2008;336:400-401
  • Mayor S et al. GPs challenge London PCTs as practice contracts go to private companies. BMJ 2008 336: 412-413.



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