11 giugno 2004
Aggiornamenti e focus
Palloni malati
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È tempo di campionati europei di calcio, quale occasione migliore, perciò, per i medici sociali dei grandi club di tutta Europa per riunirsi? Il primo Congresso Europeo della categoria si è svolto a Viareggio nei giorni scorsi, in occasione del trentennale della nascita della medicina del calcio come disciplina specifica. L'evento, organizzato dalla Lamica, Associazione dei medici del calcio italiani, ha affrontato problemi strettamente scientifici, ma anche le strategie antidoping e i riflessi dell'evoluzione del gioco sugli aspetti tecnici, atletici e sanitari. Il dato medico più importante è l'identificazione della sindrome del 2000: la rottura del tendine rotuleo.
Già una recente indagine aveva identificato i giocatori italiani come quelli più a rischio infortuni. A fare loro compagnia gli atleti di Spagna, Inghilterra e Francia, paesi nei quali il campionato nazionale assorbe molte energie. Le ragioni? Le stagioni agonistiche stressanti, appunto, e il superallenamento. I nemici principali dei calciatori sono tre: trauma distorsivo del ginocchio con lesioni al menisco o del legamento, traumi distorsivi della caviglia sempre con lesioni al legamento e strappi muscolari. Infortuni che minacciano in particolare gli atleti molto "sfruttati". Il professor Enrico Castellacci, presidente della Lamica, ha di recente evidenziato come gli atleti italiani facciano preparazioni border line, cioè ai limiti della soglia. Un'attività che mette sotto pressione tutte le strutture articolari, i tendini e i legamenti. Basta un semplice contatto, così, per provocare un trauma. Ma come evitare il rischio infortuni?
L'ideale sarebbe la prevenzione. Di recente il Milan ha messo a punto uno speciale computer, in grado di riconoscere i segni rivelatori di un prossimo infortunio. Un programma, annunciato trionfalmente, basato su reti neurali, una forma di intelligenza artificiale, per prevedere gli infortuni e personalizzare l'allenamento. Il dispositivo per ora è stato testato solo su alcuni per un periodo di tempo limitato. Ma in attesa che le intelligenze artificiali riescano a prevedere la possibilità di infortuni esistono alcune regole base per tenerli lontani. Innanzitutto evitare di mandare in campo giocatori che non siano in perfette condizioni fisiche, perché avrebbero più probabilità di farsi male. Quindi effettuare preparazioni differenziate, per potenziare le caratteristiche specifiche del giocatore. Infine non sovraccaricare troppo, ma trovare il giusto equilibrio nella preparazione muscolare, evitando lo stress. Non è un caso che la rottura del tendine rotuleo abbia raddoppiato la sua casistica negli ultimi tempi ma è la diretta conseguenza della patologia da over-use o malattia da sovraccarico. Non va molto meglio, comunque, smettendo di giocare. Una recente indagine inglese, pubblicata sul British Journal of Sport Medicine ha evidenziato come, tra le altre patologie, i calciatori professionisti in pensione soffrano in particolare di osteoartrite. Un rischio 10 volte maggiore rispetto al resto della popolazione, anche se durante la loro carriera non hanno avuto particolari incidenti alle gambe. Per i calciatori in pratica non c'è tregua anche terminata la carriera, ci sarebbe da chiedersi se sono davvero così fortunati.
Marco Malagutti
Italiani border line
Già una recente indagine aveva identificato i giocatori italiani come quelli più a rischio infortuni. A fare loro compagnia gli atleti di Spagna, Inghilterra e Francia, paesi nei quali il campionato nazionale assorbe molte energie. Le ragioni? Le stagioni agonistiche stressanti, appunto, e il superallenamento. I nemici principali dei calciatori sono tre: trauma distorsivo del ginocchio con lesioni al menisco o del legamento, traumi distorsivi della caviglia sempre con lesioni al legamento e strappi muscolari. Infortuni che minacciano in particolare gli atleti molto "sfruttati". Il professor Enrico Castellacci, presidente della Lamica, ha di recente evidenziato come gli atleti italiani facciano preparazioni border line, cioè ai limiti della soglia. Un'attività che mette sotto pressione tutte le strutture articolari, i tendini e i legamenti. Basta un semplice contatto, così, per provocare un trauma. Ma come evitare il rischio infortuni?
Come evitare gli infortuni
L'ideale sarebbe la prevenzione. Di recente il Milan ha messo a punto uno speciale computer, in grado di riconoscere i segni rivelatori di un prossimo infortunio. Un programma, annunciato trionfalmente, basato su reti neurali, una forma di intelligenza artificiale, per prevedere gli infortuni e personalizzare l'allenamento. Il dispositivo per ora è stato testato solo su alcuni per un periodo di tempo limitato. Ma in attesa che le intelligenze artificiali riescano a prevedere la possibilità di infortuni esistono alcune regole base per tenerli lontani. Innanzitutto evitare di mandare in campo giocatori che non siano in perfette condizioni fisiche, perché avrebbero più probabilità di farsi male. Quindi effettuare preparazioni differenziate, per potenziare le caratteristiche specifiche del giocatore. Infine non sovraccaricare troppo, ma trovare il giusto equilibrio nella preparazione muscolare, evitando lo stress. Non è un caso che la rottura del tendine rotuleo abbia raddoppiato la sua casistica negli ultimi tempi ma è la diretta conseguenza della patologia da over-use o malattia da sovraccarico. Non va molto meglio, comunque, smettendo di giocare. Una recente indagine inglese, pubblicata sul British Journal of Sport Medicine ha evidenziato come, tra le altre patologie, i calciatori professionisti in pensione soffrano in particolare di osteoartrite. Un rischio 10 volte maggiore rispetto al resto della popolazione, anche se durante la loro carriera non hanno avuto particolari incidenti alle gambe. Per i calciatori in pratica non c'è tregua anche terminata la carriera, ci sarebbe da chiedersi se sono davvero così fortunati.
Marco Malagutti