MaDonna Grimes, tra palco e pedana

14 aprile 2015
Aggiornamenti e focus

MaDonna Grimes, tra palco e pedana



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Per tutti è "the Queen": nell'ambito del fitness, declinazione Dance, in ogni palestra USA MaDonna Grimes è la Regina. Queen of Fitness, Dance, and Hip Hop, la conoscono così: una onorificenza che le viene riconosciuta sia per un curriculum di assoluta autorevolezza, sia per la riconoscibilità del suo volto, presente in un elenco pressoché infinito di copertine (Glamour, Allure, Shape, Fitness Magazine...), nonché per le continue presenze nei vari palinsesti dei maggiori network americani. La chiamano, la invitano, la vogliono. Un successo che parte da lontano, da quando MaDonna era una bambina che sognava il mondo dello spettacolo. Cresce e studia in Ohio, dove studia danza applicata alla Scienza dell'Educazione, per poi far rotta inevitabilmente a Broadway dove consegue un Master in Danza e Coreografia. Paula Julia Abdu - una affermata cantante, ballerina e personaggio televisivo statunitense - la vuole con sé sul palco di un suo concerto a Los Angeles. È una vetrina importante che darà vita a collaborazioni con Jennifer Lopez, Beyoncé, Jamie Foxx e molte altre star. E la palestra in tutto ciò come si inserisce? «Per caso e per un incidente», racconta MaDonna divertita. «Nel 1984 un infortunio al ginocchio mi avvicina ai pesi per la riabilitazione: mi si apre un mondo sui benefìci del weight training, non solo in chiave rieducativa, ma per la salute generale del fisico». Quel ginocchio tremolino darà vita a un'autentica "centrale elettrica": entrata in palestra, MaDonna Grimes non ne uscirà più, diventando una trainer seguitissima. Ma in tutte le belle favole c'è il lupo cattivo: le viene diagnosticato un tumore al colon. «Paradossalmente i medici non volevano nemmeno sottopormi a una colonscopia. Per le statistiche ero troppo giovane, troppo in forma, troppo "fit" per una simile evenienza. Ho dovuto insistere, fino a trovare una dottoressa che - un po' riluttante - mi ha prescritto l'esame». Due mesi di chemio e un commovente fundrising organizzato online dai trainer americani per aiutare The Queen.

Come è nata la tua inclinazione per il mondo dance e hip hop?

Ho sempre provato un'attrazione particolare per le coreografie. È una passione che hai dentro. Da giovane volevo recitare, danzare e cantare. Tre attività che si uniscono perfettamente nei musical. Ho girato il mondo in tournée, partecipando come comparsa in diversi recital (tra cui "Cats" e "Bubbling Brown Sugar") o nelle clip di molti cantanti. Ma palco dei teatri e parquet delle palestre sono molto vicini quando si ha l'anima "dance": tra una prova e l'altra, insegnavo jazz dance e mi tenevo in forma con l'aerobica. Ho vinto i campionati USA di aerobica e ho iniziato a elaborare coreografie mie. Il passo successivo è stato ovviamente insegnarle. Le ho proposte dapprima a poche amiche, che pian piano hanno coinvolto altre persone. Con il tempo, le mie classi di dance fitness sono diventate conosciute e richieste. È una bella soddisfazione.

Ti senti più trainer, dancer o attrice?

Direi proprio le tre categorie insieme. È ciò che ho fatto da sempre, fin da adolescente

La visibilità per un trainer è importante. Ma non c'è il rischio che venga percepito come una star, prima che come un valido istruttore?

Sono d'accordo, è un rischio che può succedere. Ma dipende da come ci si pone: non si deve cercare la visibilità in quanto tale, ma farsi conoscere (o meglio: farsi riconoscere) per mettere a disposizione di chiunque le proprie tecniche e metodologie.

Hai tenuto masterclass anche in molti Paesi europei, tra cui l'Italia con una partecipazione a RiminiWellness...

Ho un ricordo molto vivo di quei giorni. Anzitutto ho ben presente quanto ho lavorato per quattro giorni e come arrivavo a sera stravolta. In America, demo e lezioni sono più diluite; lì, invece, è un vero concentrato di energia, c'è un ritmo che "ti rapisce". L'atmosfera, poi, è molto gioviale: ero insieme a tanti trainer di tutto il mondo che conosco e a molti amici che ho lì, in Italia. Sono stati giorni intensi, ma fantastici. Gente ce ne era davvero tanta, ma questo è positivo: indica che il movimento è in salute. Magari si faceva un po' di fatica nelle coreografie, ma ben venga la gente, quando è appassionata come a RiminiWellness.

Quel è il numero ideale di partecipanti per seguire bene una classe?

Posso insegnare a due come a duecento persone. Per me è uguale, quando c'è lo spirito giusto. Ciò che conta è, appunto, la passione.

Quali sono le caratteristiche che un istruttore deve avere per essere davvero convincente?

È presto detto: deve semplicemente saper insegnare a tutti i livelli. Non è così facile...

Fornisci spesso consigli di nutrizione. Oggi esistono molte diete: non sarebbe forse più utile insegnare a mangiare bene, ad alimentarsi in modo corretto?

Sono d'accordo. Ma si deve essere realisti: non esiste una cultura diffusa della corretta alimentazione e crearla - a partire dalle fasce più giovani della popolazione - non è per nulla semplice. So che in Italia siete più attenti a questo riguardo. Le diete rappresentano un mezzo utile per controllare l'alimentazione, a patto di trovare quella che sia davvero aderente alla propria persona. Deve essere scelta, non imposta. C'è comunque una regola generale che vale sempre: per stare bene, a fine giornata devi aver consumato tate calorie quante ne hai ingerite. O un po' di più, se devi dimagrire.

Guardi mai i siti internet dei tuoi colleghi famosi come te?

No, non lo faccio mai. Per quanto sembri paradossale (in America usiamo Internet per tutto), io preferisco il contatto diretto. Tra trainer ci conosciamo, ci incontriamo negli eventi di settore, ai workshop, ai festival. Se ho bisogno, chiedo personalmente. E tutti sono sempre molto disponibili con me, sia che io abbia bisogno di un semplice consiglio sia che io abbia problemi con il materiale tecnico.

Che cosa andrebbe cambiato nel settore fitness?

Penso che dovremmo riscoprire e valorizzare l'unità tra mente e corpo. Invece siamo tornati agli anni Ottanta, quando "fitness" significava soltanto "forma fisica". Oggi sembra cool scindere allenamento e cervello, ma in realtà il workout è incompleto: bisognerebbe guardare la persona nella sua interezza, non solo al suo corpo.

Domanda delicata: come ti ha segnata l'esperienza sul cancro?

Ha cambiato radicalmente la mia vita. Prima l'ha stravolta, costringendomi a fermarmi per un anno. Ma ora mi sento rinata. Ho imparato molto di me stessa durante questa esperienza. Mi ha reso più forte e adesso voglio più che mai insegnare dance fitness e promuovere la cultura verso uno stile di vita sano.

CARTA D'IDENTITÀ

Nome: MaDonna Grimes

Bio: all'attività più prettamente di spettacolo (con la partecipazione a diversi recital, musical e videomusic), MaDonna Grimes ha sempre affiancato un crescente impegno in ambito fitness, con la partecipazione a numerosissime convention, eventi, concorsi in giro per tutto il mondo. Tra i riconoscimenti vinti spiccano il Cheerleading Championship dell'Ohio State University; il titolo nazionale di Aerobica; un secondo posto ai World Aerobics Champion; il titolo di Miss Fitness America (Los Angeles) e quello di Miss Fitness International (ottenuto in Italia, nel 1999) . Ha fondato e dirige la sua Accademia "MaDonna Grimes Dance Fitness Studio" a Hollywood, ed è autrice di una guida ("Work It Out") di grande successo, oltre che di 22 Dance e/o Fitness video.

Alberto Zampetti



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