Aritmia, un approfondimento

14 luglio 2020
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Aritmia, un approfondimento



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Il "tuffo al cuore" può essere considerato un'aritmia?

Sì, il cosiddetto "tuffo al cuore" è un'aritmia. Infatti, consiste in un battito più intenso e violento del normale, seguito da un battito mancato, come se il cuore si fermasse per pochissimi istanti. Scientificamente, questa variazione del ritmo e della frequenza cardiaca è chiamata battito prematuro. Può essere atriale o ventricolare. I battiti prematuri atriali, in genere, non danno segnali e non vengono avvertiti se non quando si manifestano in forma seria; solo se sono particolarmente frequenti possono dare una sensazione di disagio, lievi malesseri generalizzati e dolori che si spostano da un punto all'altro del torace. I battiti prematuri ventricolari, invece, vengono avvertiti più facilmente anche se isolati. In questo caso, la persona percepisce chiaramente un battito più intenso del normale, seguito da una pausa molto lunga prima del successivo battito. La sensazione è abbastanza forte, quasi fosse uno scuotimento che fa vibrare il torace. Anche i battiti prematuri ventricolari sono accompagnati da dolori al petto, che possono associarsi ad alterazioni del respiro, della vista, dell'equilibrio e dell'umore. Se gli episodi di battiti prematuri accadono con una certa frequenza è meglio consultare immediatamente lo specialista: infatti, se trascurati, quelli atriali potrebbero dare origine a una fibrillazione atriale e quelli ventricolari a una fibrillazione ventricolare.

La cardiomiopatia può causare aritmia?

Circa la metà dei pazienti con cardiomiopatia che interessa anche la parte destra del cuore manifesta aritmie cardiache. Si parla di cardiomiopatia, o più propriamente di "malattia del muscolo cardiaco di origine sconosciuta", per definire una condizione in cui le camere ventricolari del cuore si ingrossano e si dilatano. La più comune è la cardiomiopatia dilatativa, che può essere idiopatica, cioè da causa sconosciuta, di tipo familiare-genetico, di origine virale e/o immune, di tipo alcolico-tossico oppure secondaria, dovuta cioè a malattie cardiovascolari o sistemiche. La cardiomiopatia dilatativa affligge 5-7 persone per 100.000 abitanti ogni anno ed è tre volte più comune tra gli uomini che tra le donne.

Le emozioni modificano il battito cardiaco?

Le emozioni, soprattutto se forti, possono ripercuotersi sulla regolarità del battito cardiaco causando aritmie. Innanzitutto, perché sotto la tensione emotiva le ghiandole surrenali immettono nel sangue l'adrenalina, una sostanza che, fra le altre cose, innalza la frequenza cardiaca. Inoltre, quando una persona si emoziona, aumenta l'azione del sistema simpatico che, insieme al sistema vagale, costituisce il sistema nervoso neurovegetativo, il quale collega il sistema nervoso centrale agli organi periferici. Il sistema vagale e quello simpatico possono essere considerati il sistema "freno/acceleratore" di un'automobile. In situazioni di stress e forte emotività prevale l'azione del sistema simpatico, cioè l'"acceleratore", che provoca aumento della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa, del consumo di ossigeno e dell'eccitabilità cardiaca, con possibile induzione di extrasistoli, cioè di battiti cardiaci anticipati.

Il tipo di alimentazione può influire sul battito del cuore?

Sì: i cibi grassi, pesanti e di origine animale possono causare un aumento della frequenza cardiaca. La digestione rappresenta sempre un impegno per il cuore, che deve assicurare un flusso di sangue adeguato all'apparato gastroenterico. Tuttavia, l'impegno del cuore aumenta quando la persona consuma cibi elaborati, che hanno bisogno di molte ore per essere digeriti e richiamano, quindi, una grande quantità di sangue all'apparato digerente. Ciò significa che il cuore deve pomparne di più, accelerando il proprio battito. Anche un consumo eccessivo di caffè (superiore a 3-4 tazzine al giorno) può indurre un'accelerazione del battito cardiaco nel corso della giornata. La responsabile è la caffeina, una sostanza eccitante contenuta in questa bevanda che può provocare, fra le altre cose, anche un aumento della frequenza cardiaca. Le variazioni sono in genere molto lievi, ma possono aumentare se se ne assumono dosi elevate. Bisogna considerare, tuttavia, che ogni persona ha una soglia di eccitabilità diversa.

Quali altri fattori non patologici possono causare anomalie del battito cardiaco?

Moltissimi fattori esterni all'organismo possono indurre aritmie temporanee, ad esempio gli sforzi fisici troppo intensi: per soddisfare l'aumentato fabbisogno di ossigeno da parte dei muscoli coinvolti nel movimento, il cuore deve inviare in circolo una maggiore quantità di sangue, deve in sostanza "pompare" di più, accelerando il proprio ritmo. Tuttavia, anche la sedentarietà è nociva da questo punto di vista: determina una minore tolleranza allo sforzo per la mancanza di allenamento e l'eccesso di peso che spesso si associa. Il muscolo cardiaco delle persone che fanno poco movimento è come "atrofizzato": si affatica per il minimo sforzo e aumenta rapidamente la frequenza, consumando più ossigeno. Perfino le condizioni meteo possono essere causa di aritmia: quando la temperatura esterna è particolarmente elevata e il tasso di umidità è alto, il ritmo del cuore accelera, soprattutto se si svolgono attività fisiche (queste condizioni, infatti, tendono a provocare un aumento della temperatura corporea). L'organismo risponde allora con una vasodilatazione, in modo da dirottare una maggior quota di sangue verso la superficie cutanea e aumentare così l'emissione di calore in eccesso. La vasodilatazione determina, però, una riduzione della pressione arteriosa: aumenta allora l'attività del sistema nervoso simpatico, che tende a mantenere stabile la pressione arteriosa anche attraverso l'aumento della frequenza cardiaca.



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