Artificiale senza pubblicità

15 aprile 2005
Aggiornamenti e focus

Artificiale senza pubblicità



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E' una delle prime acquisizioni certe della neonatologia, ed è una delle poche che trova continue conferme: la migliore alimentazione del neonato è il latte materno. Si tratti di migliorare le difese immunitarie o di prevenire le allergie, l'allattamento al seno si ripresenta come la soluzione più adeguata. In passato però, il primato dell'allattamento è stato insidiato dall'uso del latte artificiale, per la spinta economica dei produttori, certamente, ma anche per una questione culturale: un certo efficientismo diffuso che privilegiava la praticità rispetto alla tradizione (e alla salute). Va anche detto che il latte artificiale non è il diavolo: vi sono situazioni in cui la madre non è in grado di allattare in misura sufficiente a un corretto accrescimento del bambino, così come vi sono situazioni in cui si deve ricorrere a latti formulati particolari. Negli altri casi, però, non ha senso l'allattamento artificiale. C'è poi la questione del latte in polvere impiegato in paesi in via di sviluppo o in situazioni contingenti (carestie) nelle quali era impossibile contare su acqua potabile, col risultato di trasformare l'allattamento in un veicolo di trasmissione di malattie infettive.

Niente omaggi, niente sconti


Oggi il primato del latte materno viene ribadito sul piano legale. Infatti il 5 aprile 2005 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il 'Regolamento sulla pubblicità dei prodotti sostitutivi del latte materno". Il provvedimento affronta una delle pratiche già censurate da un provvedimento del 1994 ma evidentemente non a sufficienza, ovvero la spinta commerciale all'uso del latte artificiale. E' un provvedimento molto articolato, che prende in considerazione tutti i possibili veicoli di promozione di questi prodotti, presso i genitori ma anche presso i medici. Il decreto, firmato dal ministro della Salute Girolamo Sirchia e dal ministro delle Attività Produttive Antonio Marzano, prevede anche un maggiore impegno delle istituzioni per favorire l'allattamento al seno. I divieti stabiliti sono piuttosto chiari: è vietata ogni "forma pubblicitaria degli alimenti per lattanti comprese quelle su riviste scientifiche, pubblicazioni specializzate in puericultura, in occasione dello svolgimento di convegni e congressi, stand ed esposizioni, negli studi medici, nei punti di vendita o attraverso materiale informativo e didattico". Vietato anche qualsiasi tipo di ''distribuzione di campioni gratuiti o a basso prezzo o di altri omaggi per lattanti alle donne incinte, alle madri e ai membri delle famiglie, direttamente o indirettamente, attraverso il sistema sanitario, i medici e gli infermieri". I divieti riguardano anche le attività rivolte alle strutture, infatti il divieto si estende ''alle donazioni di qualsiasi forma e tipo di forniture gratuite di alimenti per lattanti e attrezzature a istituzioni, figure professionali o altre organizzazione preposte alla nascita e alla cura del lattante".

Sponsorizzazioni? No grazie


Disciplina molto rigida anche per la promozione durante i congressi medici, dove sono vietate tutte le forme di sponsorizzazione che abbiano lo scopo più o meno manifesto di promuovere il consumo dei sostituti del latte materno. Il provvedimento, infine prende in considerazione anche le attività di aggiornamento dei medici e degli operatori sanitari, che si basano su un sistema di crediti ECM che vengono acquisiti partecipando a corsi e attività. Ebbene i crediti ECM per gli operatori che partecipano a eventi organizzati con il contributo, a qualsiasi titolo, delle aziende produttrici di latte artificiale, non saranno considerati validi.Basterà questo? Forse no, visto che molto dipende anche da quanto regioni e province autonome riusciranno a fare per promuovere e favorire l'allattamento al seno. Però, era un passaggio doveroso.

Maurizio Imperiali



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