Esercizio riabilitante

24 febbraio 2007
Aggiornamenti e focus

Esercizio riabilitante



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Fare attività fisica contribuisce a prevenire gran parte o tutte le patologie oggi d'attualità, o aiuta a tenerle sotto controllo. Ma l'esercizio può essere altrettanto utile per la riabilitazione e anche in presenza di terapie debilitanti, ottenendo benefici che sono sia fisici sia psicologici e relativi alla qualità di vita. Caso tipico i tumori: un esempio è quello del cancro della mammella, nel quale si sono raggiunti notevoli progressi grazie alla diagnosi precoce e all'evoluzione dei trattamenti, che hanno però in genere un impatto pesante per la donna. I programmi riabilitativi oncologici spesso sono centrati sulle ripercussioni psicologiche ma le conseguenze dei trattamenti sono anche d'altra natura, come spossatezza, minori capacità funzionali, aumento di peso. Buona parte dei problemi che influiscono sulla qualità di vita può invece giovarsi di adeguati programmi di esercizi: per il cancro della mammella una conferma giunge da un trial britannico su pazienti in stadio precoce di malattia, sottoposte a uno specifico protocollo di esercizi durante il periodo del trattamento.

Attività di gruppo e domiciliare


Molte donne riducono drasticamente il livello di attività fisica una volta ricevuta la diagnosi di tumore mammario ed esso rimane scarso anche dopo che si è completata la terapia: ci sono invece dati che indicano un dimezzamento del rischio di mortalità tra le malate che dopo la diagnosi si mantengono regolarmente attive rispetto alle inattive; altri mostrano benefici rispetto a funzionalità fisica e cardiorespiratoria, astenia, qualità di vita. Per gli ultimi due aspetti una recente review Cochrane non aveva però evidenziato miglioramenti significativi per gli esercizi nel periodo del trattamento: e sono gli effetti in questa fase che hanno voluto ora verificare i ricercatori. Le 203 malate di cancro in stadio 0-III arruolate nel trial sono state divise in gruppo controllo e gruppo con aggiunta per 12 settimane di esercizi sia di gruppo sia eseguiti al domicilio, da camminare a pedalare, da aerobica a bassa intensità a rafforzamento muscolare, con un successivo programma individuale di mantenimento. Gli effetti sono stati monitorati a dodici settimane e a sei mesi (177 hanno completato il follow-up) con questionari di valutazione funzionale della terapia anticancro (FACT), secondo scale che misurano la qualità di vita generale (FACT-G) e nei quattro aspetti fisico, funzionale, sociale ed emotivo, si sono poi usate sottoscale specifiche per il ca mammario (FACT-B), oltre che per l'astenia e altri sintomi.

Effetti sul breve e lungo periodo


Considerati diversi fattori, a 12 settimane le stime degli effetti dell'intervento (interventi meno controlli) sono state di 129 per i metri percorsi in 12 minuti, 182 per i minuti di attività fisica moderata settimanale, 2,6 per la mobilità della spalla, inoltre di 4 per l'umore positivo; non era significativo invece l'effetto per la FACT-G, né per l'astenia o la riduzione della depressione. A sei mesi la maggior parte di questi benefici si sono mantenuti ed è emerso l'effetto per la qualità di vita specificamente nel tumore mammario (FACT-B). In sostanza gli esercizi, eseguiti in gruppo o individualmente, hanno prodotto benefici fisici e psicoemotivi, sia sul breve sia sul lungo periodo. Questo in pratica suggerisce, si conclude, che i medici dovrebbero incoraggiare l'attività fisica per le malate di tumore della mammella. Da un lato opportunità per gli esercizi andrebbero previste nei servizi di riabilitazione oncologica, come per la riabilitazione cardiologica; dall'altro andrebbero valutati programmi eseguibili al domicilio, per le donne che non possono raggiungere i centri per gli esercizi di gruppo.

Elettra Vecchia



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