Mieloma multiplo, belantamab mafodotin: l’esperienza real life del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria

07 febbraio 2024
Aggiornamenti e focus, Speciale Mieloma multiplo

Mieloma multiplo, belantamab mafodotin: l’esperienza real life del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria



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Il mieloma multiplo è una patologia allo stato attuale ancora non guaribile, ma le nuove terapie hanno modificato moltissimo la sopravvivenza, anche alla maggiore comprensione del meccanismo d'azione che sta alla base dell'insorgenza della malattia. Oggi c'è un'attenzione maggiore fin dall'esordio, sia da parte degli specialisti che dei medici di medicina generale, consentendo diagnosi anche in tempi più precoci rispetto a quanto accadeva negli anni passati. Il profilo di efficacia e sicurezza di belantamab mafodotin, farmaco indicato nel trattamento del mieloma multiplo (MM) recidivato-refrattario (MMRR), si arricchisce di dati real world, ottenuti in pochi anni di pratica clinica in vari centri del nostro Paese, integrando le evidenze dello studio registrativo DREAMM-2. 
La dottoressa Iolanda Donatella Vincelli, dirigente di I livello presso la Divisione di Ematologia di Reggio Calabria del Grande Ospedale Metropolitano e responsabile di Struttura semplice del settore Patologie Mieloproliferative croniche e mieloma multiplo, ha spiegato la sua esperienza dell'uso del farmaco, a Dica33

Il trattamento permette di mantenere la qualità di vita


Nell'ambito del reparto di Ematologia dell'ospedale, è stata costituta una Mieloma Unit con una serie di esperti che, con varie competenze, gravitano intorno al percorso diagnostico terapeutico del paziente affetto da mieloma, estremamente complesso. Vi è un oculista, un terapista del dolore, un neurochirurgo, un medico nucleare, un citogenetista. «Grazie al supporto di questo gruppo di lavoro sono stati attentamente monitorati 5 pazienti trattati con belantamab mafodotin» ha spiegato Vincelli. «Tutti hanno ricevuto una visita basale e poi sono stati monitorati all'inizio ogni tre mesi. Tutti e 5 hanno superato l'anno, nessuno ha presentato problemi oculari né neutropenia o piastrinopenia. Sappiamo infatti che il farmaco è ben tollerato e non dà effetti collaterali come nausea o vomito. Per cui il paziente viene in ospedale volentieri, riceve il trattamento mantenendo una buona qualità di vita». Nel complesso, afferma Vincelli, «ritengo in base alla mia esperienza che questo farmaco debba essere somministrato ancora prima di quanto previsto dalle attuali indicazioni, perché è molto maneggevole e potente».



Il mieloma presenta caratteristiche diverse per ogni paziente


Dai dati di letteratura e casistiche real life risulta, però, che non sempre c'è risposta a belantamab mafodotin. «Certo, il mieloma non è una malattia tutta uguale, può avere caratteristiche biologiche diverse, comportandosi in maniera completamente differente di fronte a un tipo di terapia rispetto a un'altra. Quindi non mi meraviglio del fatto che nella mia casistica futura avrò pazienti che saranno resistenti. Fa parte della biologia della malattia; noi non abbiamo ora a disposizione un trattamento terapeutico che sia tanto definitivo, tale da colpire tutti i siti biologici responsabili della resistenza» ha spiegato Vincelli. Proseguendo poi nel raccontare la sua esperienza, la dottoressa ha aggiunto: «Quando arriva un paziente affetto da mieloma è una sfida ed è una guerra, non è una malattia come le altre. In passato avevamo spesso da trattare pazienti anziani, oggi abbiamo pazienti giovani. Ecco perché dobbiamo avere delle armi terapeutiche forti e potenti: in tal senso gli anti-BCMA hanno rivoluzionato la storia di questa malattia e le CarT (che peraltro possono avere problemi di eleggibilità al trattamento e richiedono una gestione estremamente specialistica) danno delle risposte eccezionali».



Un farmaco che offre risposte ai pazienti

L'autotrapianto rimane una terapia di elezione, non ci sono dubbi, precisa Vincelli. «Tuttavia, quando avremo a disposizione risultati con follow-up più lunghi sull'utilizzo di belantamab e maggiori esperienze con le CarT probabilmente verranno modificate le sequenze terapeutiche attualmente vigenti. Di fronte a malattie che possono essere estremamente aggressive, il farmaco che risponde è un farmaco cui porre attenzione e da studiare bene per posizionarlo nel migliore dei modi alla luce delle innovazioni terapeutiche» conclude Vincelli.





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