Asma e BPCO: i consigli del prof. Braido, pneumologo

09 ottobre 2023
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Asma e BPCO: i consigli del prof. Braido, pneumologo



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La salute del respiro è una parte fondamentale della nostra vita, e questo vale ancora di più per chi è interessato da patologie respiratorie, quali ad esempio asma e bronco-pneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), Dica33 ne ha parlato con il professor Fulvio Braido, Professore di Malattie dell'apparato respiratorio all'Università degli Studi di Genova.




Asma: che cos’è?


L'asma è una malattia che può colpire bambini e adulti. È caratterizzata da una infiammazione cronica delle vie respiratorie. Il passaggio dell'aria nei polmoni di chi ne soffre diventa più difficoltoso a causa dell'infiammazione e dell'ispessimento dei muscoli attorno alle piccole vie respiratorie.

I principali sintomi sono: tosse, dispnea (respirazione difficile o senso di affanno), respiro sibilante e senso di costrizione toracica.

Ci sono poi altre cause che possono innescare un attacco d'asma: polvere, polline, fumo di sigaretta, inquinamento, infezioni virali (raffreddori), peli di animali o piume, cambiamenti climatici, profumi.


Bronco-pneumopatia cronica ostruttiva (BPCO): che cos’è?


La Broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) è una malattia polmonare progressiva, non completamente reversibile, caratterizzata da un'ostruzione cronica delle vie aeree che interferisce con la normale respirazione. Tale limitazione al flusso aereo può essere dovuta a bronchite cronica con la produzione di catarro derivante dall'infiammazione delle vie aeree oppure dovuta alla progressiva distruzione degli alveoli polmonari (enfisema).

L'infiammazione cronica provoca cambiamenti strutturali e il restringimento delle piccole vie aeree (che invece nelle persone sane sono aperte), così gli alveoli pieni d'aria non riescono a svuotarsi e quest'ultima, anziché fuoriuscire velocemente, resta intrappolata. I muscoli respiratori, cercando di espellerla, diventano meno efficienti e in tal modo la respirazione diventa più difficoltosa.

La diagnosi di BPCO viene confermata da un test respiratorio chiamato "spirometria", che misura la funzionalità polmonare.


I dispositivi per la somministrazione dei farmaci

La somministrazione dei farmaci attraverso le vie aeree è fondamentale per la cura di questi disturbi respiratori poiché il principio attivo raggiunge direttamente l'organo bersaglio, e, inoltre, le dosi di farmaco sono calibrate in base all'esigenza del paziente. I dispositivi che consentono di veicolare il farmaco sono diversi:

  • sistemi che erogano dosi prestabilite di farmaco attraverso un gas propellente (pMDI - pressurized Metered Dose Inhaler). Questi contengono i farmaci in sospensione o in soluzione con il propellente in un contenitore sigillato e sotto pressione;

  • sistemi che erogano dosi prestabilite di farmaco come polvere secca (DPI - Dry Powder Inhaler). Gli inalatori a polvere secca sono dispositivi portatili, ma non sono costituiti da gas propellenti. Il farmaco, sotto forma di polvere, viene somministrato attraverso lo sforzo inspiratorio rapido e profondo del paziente, che genera l'energia necessaria per l'assunzione del farmaco (sono i cosiddetti dispositivi "respiro-attivati").

  • sistemi che nebulizzano il farmaco (nebulizzatori). Il principale vantaggio del nebulizzatore è dato dal fatto che è sufficiente respirare per dar luogo a una efficiente somministrazione di farmaco. I nebulizzatori richiedono infatti una respirazione a volume corrente a riposo e non necessitano di particolare coordinazione da parte del paziente.


Aderenza alla terapia

Una volta che lo specialista prescrive la terapia più adeguata, un importante fattore da considerare è l'aderenza alla terapia: non si può parlare di cura senza presupporre la partecipazione attiva da parte del paziente. A questo riguardo, oltre a un rapporto attivo e fiducioso tra medico e paziente, è stato notato come i controlli periodici di verifica dello stato di salute dell'assistito agevolino la sua aderenza al trattamento, in quanto il paziente non si sente solo, ma coinvolto nel percorso diagnostico e affiancato dal personale sanitario. È chiaro, comunque, che una parte consistente per il miglioramento delle condizioni croniche è basata, in primis, sulla gestione autonoma della malattia da parte del paziente, sempre affiancata dal sostegno da parte dei medici e dei familiari e dei caregivers.



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