Rischio a domicilio

09 febbraio 2007
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Parlare di inquinamento è più complesso di quanto si possa pensare. Se, infatti, l’immagine che salta agli occhi è quella dell’inquinamento urbano da traffico e smog, la casa non è poi un luogo così sicuro. Tanto è vero che i combustibili solidi utilizzati per cucinare, soprattutto nei paesi poveri, sono un killer responsabile di un milione e mezzo di morti l’anno. Non è un caso che se ne sia occupato un recente rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), intitolato “Carburante per la vita: energia domestica e salute”, che sottolinea la necessità di investire in combustibili più puliti per uso domestico. E non è un problema così marginale visto che cucinare con il legno, lo sterco, il carbone e altri combustibili solidi direttamente sul fuoco o su stufe è una necessità quotidiana per più della metà della popolazione mondiale. Un’abitudine che inquina moltissimo l’aria che si respira in casa, con la conseguenza di polmoniti tra i piccoli e malattie respiratorie croniche fra gli adulti. Le cose non vanno poi molto meglio se si pensa al fumo, altra abitudine malsana, piuttosto diffusa tra le pareti domestiche. Di questi due aspetti si è occupato un recente articolo di Plos Medicine dal quale emerge come fumo, attivo e passivo, e inquinamento domestico da combustibili a biomassa siano fattori di rischio per la tubercolosi. In particolare in quei paesi dove il rischio della malattia è maggiore. Per verificare questa possibilità gli autori hanno condotto una review sistematica di tutti gli studi in cui queste esposizioni vengano associate alla malattia.

Fumo e inquinamento domestico


Il dato è noto da tempo. Le persone con infezione da tubercolosi che fumano hanno molte più possibilità di sviluppare i sintomi della malattia e di avere esiti peggiori se si verifica. Per avere conferme, perciò, i ricercatori hanno cercato di reperire tutte le informazioni disponibili a livello mondiale. In particolare hanno cercato di trovare tutte le ricerche pubblicate con partecipanti umani che prendessero in esame l’associazione tra fumo attivo e passivo, inquinamento domestico e tubercolosi. Dai 1397 studi iniziali si è arrivati a 38 che aderivano ai criteri, di cui 33 sul fumo e cinque sull’inquinamento casalingo. Dopodiché hanno sovrapposto i dati per calcolare il rischio tubercolotico, dove per rischio si intende sia quello di infezione, sia quello di malattia sia quello di morte. E’ stato così riscontrato un raddoppio del rischio infettivo tra i fumatori rispetto ai non fumatori, e anche un link tra la malattia e la mortalità per essa e il fumo, per la differenza profonda tra gli studi, però, è stato difficile combinare i dati. Lo stesso dicasi per il rischio da inquinamento domestico, anche se in questo caso le evidenze disponibili sono meno forti. Le conclusioni sono evidenti e lo sono altrettanto le potenziali soluzioni. Per cominciare è necessario sviluppare strategie per controllare il consumo di tabacco. In più, stando al rapporto Oms, ogni giorno per i prossimi dieci anni 485 mila persone dovrebbero avere accesso a combustibili puliti per dimezzare la popolazione che dipende da sostanze inquinanti per poter cucinare. Solo così si potranno proteggere donne e bambini, i più vulnerabili all’inquinamento domestico.

Marco Malagutti



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