Consumo farmaci: troppi nelle case italiane

17 dicembre 2010
Aggiornamenti e focus

Consumo farmaci: troppi nelle case italiane



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di Simona Zazzetta

Il comparto dei farmaci sembra non conoscere la crisi economica che ha colpito altri settori, stando a quanto dice il Rapporto Osmed sui consumi in Italia che confronta dati dei primi 10 mesi del 2010 con quelli dell'anno precedente. È emerso, infatti, che nel complesso gli italiani hanno consumato, 954 dosi di farmaci ogni mille abitanti, il 20% in più rispetto al 2009. Un dato che riflette una popolazione sempre più medicalizzata, sostiene Achille Caputi, past president della Società italiana di farmacologia (Sif): «Non c'è da stupirsi dal momento che quella italiana è una popolazione che sta invecchiando e nella fascia di età sopra i 65 anni il 100% della popolazione è in cura con farmaci» chiarisce l'esperto.

Un dato interessante per le tasche degli italiani, è quello sulla spesa, in quanto, in controtendenza all'aumento dei consumi, non c'è stato un aumento eccessivo della spesa sia pubblica, generata dai farmaci rimborsati dal Servizio sanitario nazionale, sia privata relativa ai farmaci pagati di tasca propria dai cittadini. «Nonostante l'aumento dei consumi» spiega Caputi «c'è un controllo della spesa grazie a strategie come per esempio l'introduzione di farmaci equivalenti che in virtù del loro prezzo più basso obbligano alla riduzione dal 30 al 50%, del prezzo dei farmaci griffati». Una spiegazione confermata dal Rapporto Osmed, secondo cui i farmaci equivalenti rappresentano ormai il 30% della spesa farmaceutica e il 50% dei farmaci assunti quotidianamente dagli italiani. Ma si tratta di un mercato che offre ancora margini di miglioramento, considerando che negli Stati Uniti, gli equivalenti rappresentano il 70% dei farmaci prescritti: «In Italia ciò che ferma l'uso dei generici è il loro prezzo che è ancora alto rispetto all'estero dove la differenza con il farmaco griffato è molto più marcata» sostiene Caputi «se si ampliasse la richiesta il prezzo diminuirebbe ancora».

A ulteriore conferma dell'effetto dell'invecchiamento della popolazione sul consumo di farmaci, i dati indicano che tra quelli più usati e per i quali si spende di più ci sono le specialità per le patologie a carico dell'apparato cardiovascolare. Seguono quelle per le patologie dell'apparato gastrointestinale, in particolare gli inibitori di pompa protonica, che mantengono saldamente il primo posto nella prescrizione con un incremento rispetto al 2009 del 12,5%. «Mentre il dato sui farmaci cardiovascolari riflette un effetto comune ad altri paesi, poiché la popolazione anziana va curata per questi disturbi» commenta Caputi «è preoccupante l'uso che si fa degli inibitori di pompa protonica usati anche in soggetti giovani, dove la probabilità di ulcera è molto bassa e il bruciore di stomaco si potrebbe risolvere modificando la dieta o con antiacidi di automedicazione». In generale, l'uso di farmaci che si verifica in Italia, testimoniato dai dati Osmed è esagerato, non solo per contenere la spesa ma anche per ridurre la medicalizzazione e proteggere risorse importanti come gli antibiotici. «Il medico deve curare e prescrivere in modo appropriato e tenere presente che nel codice deontologico si richiama all'uso di farmaci, che a parità di efficacia siano meno costosi possibile» conclude Caputi «ma ciò ancora non accade in tutta l'Italia, poiché anche per l'appropriatezza prescrittiva, si delinea Italia divisa in tre: Nord, Centro e Sud».



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