Adriano Borelli, il “re” del body building

15 aprile 2015
Interviste

Adriano Borelli, il “re” del body building



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Non ha bisogno di presentazioni, Adriano Borelli. Nel mondo del fitness lo conoscono tutti: da oltre 50 anni è una delle figure di spicco nel panorama italiano del Body Building oltre che Presidente di ISSA Italia, una delle scuole leader nelle Certificazioni del settore. Borelli è un pioniere, in questo mondo. La sua storia "professionale" ha un inizio curioso. Durante una gita a Roma, da ragazzino, restò "folgorato" dalla bellezza delle statue classiche. Poi, complice una rivista vide le foto di alcuni personaggi in carne ed ossa che avevano le sembianze di quelle statue. E capì che grazie a pesi e bilancieri si poteva migliorare il proprio fisico rendendolo armonico come quello degli ellenici. Negli anni Sessanta aprì la sua prima palestra (lo Sporting Club Leonardo da Vinci di Milano, n.d.r.) e per trent'anni ha portato avanti questa attività in modo diretto, entrando poi in contatto con importanti personaggi americani che avevano realizzato un volume per formare chi lavorava in palestra: un passo importante per colmare quel "buco" strutturale nel quale l'operatore del fitness veniva considerato un semplice appassionato, senza un percorso formativo obbligatorio come invece è naturale e opportuno che sia. Una situazione che continua ad essere presente ancora oggi...

Cosa ha comportato quell'incontro con gli americani?

Che nel 1997 è nata ISSA Italia: tantissimi appassionati e professionisti oggi si formano e si aggiornano attraverso questa scuola. Il Corso di Certificazione di Personal Fitness Trainer, in particolare, propone formazione tecnica a 360° ad appassionati, istruttori, personal trainer, gestori e proprietari di centri fitness. Il confronto con gli esperti americani mi ha dato l'opportunità di intraprendere un percorso formativo e con medici del settore abbiamo cominciato a organizzare degli incontri tecnici. A questo punto il terreno era maturo per portare in Italia in modo ufficiale il modello americano. Portare nel nostro Paese il know- how americano voleva dire fornire informazioni di base all'insegnante di fitness o di cultura fisica per poter meglio rispondere alle esigenze del cliente che frequentava la palestra.

Come è cambiato il panorama del fitness nel corso degli ultimi vent'anni?

È aumentato in maniera costante il numero di donne in palestra, tanto che oggi il 60% degli iscritti ai club è di sesso femminile. Ma non dimentichiamoci che sta aumentando anche l'età media dei frequentatori di palestra. Prima erano per lo più ragazzi con la cultura del bel fisico, per non sfigurare al mare in estate. Adesso le esigenze sono cambiate e la maggior parte della gente si iscrive ai club per una "remise en forme" generale.

Dall'attenzione alla mera estetica ci si è spostati alla cura del proprio corpo e della propria salute...

Corretto. E su questo punto si fonda gran parte del successo della nostra scuola. ISSA Italia promuove infatti, da sempre, la divulgazione della corretta informazione relativamente al benessere fisico, al fitness e alla prevenzione intesi come corretto stile di vita, alimentazione, attività fisica. Un sessantenne che si iscrive in palestra ha esigenze profondamente diverse da un ventenne: non è al top della sua forma fisica e in questo luogo ricerca proprio un maggior benessere. Il trainer deve essere pronto a supportare anche queste "nuove" e specifiche esigenze. Così come quelle del cinquantenne, che al declino delle curve della massima efficienza, ha bisogno di smussare questi angoli con l'attività fisica personalizzata e finalizzata all'ottenimento di uno specifico risultato.

Il trainer deve essere dunque ben preparato a stilare un programma personalizzato per le singole esigenze...

Esattamente. Le faccio un esempio. Una domandina del nostro corso ISSA potrebbe essere la seguente: viene tua mamma in palestra, ha 60 anni, cosa fai? La risposta deve essere molto articolata. Innanzitutto bisogna avere il certificato del medico di base che ci dice che non ha patologie. Ma magari ha tanti piccoli problemini: collo, ginocchio, sovrappeso... Bisogna fare un'anamnesi tecnica e fare delle valutazioni "fitness", analizzare l'indice di massa corporea (Body Mass Index), la si fa pedalare su una cyclette e si vede il suo battito cardiaco sotto sforzo, si controlla la sua mobilità articolare e della schiena per vedere dove è rispettato e dove è carente il suo Range Motion, con un plicometro si misura il tessuto adiposo sul braccio. Poi si analizza l'ultima richiesta dell'American College for Medicine (ente che dà le linee guida in tutto il mondo relativamente all'attività motoria) : ovvero si valuta il suo rischio di caduta. Come si fa? Semplice: si fa mettere la persona in piedi con il piede destro a terra e il sinistro nella cavità poplitea, e si conta quanti secondi resta in posizione monopodalica. E la stessa cosa si fa anche a occhi chiusi: aumenta la difficoltà. Il rischio di caduta cresce man mano che l'età avanza. Tutte queste cose il Personal Trainer le acquisisce con il nostro corso e le metterà in pratica con i suoi clienti, stabilendo così un programma di allenamento ad hoc per ciascun cliente, per migliorare queste funzioni basilari e permettendo al soggetto di restare in forma.

Del resto la palestra non è un lusso ma un alleato per la propria salute. Anche se Vittorio Feltri, qualche tempo fa ha dichiarato "non voglio morire sudato"...

È un articolo molto interessante quello di Feltri. Purtroppo tutti abbiamo il medesimo, inevitabile destino. Bisogna solo vedere come si arriva a quel "particolare" appuntamento. Se ci si arriva in piedi vuol dire che si è vissuto fino alla fine in modo attivo. Trascinarsi invece dal divano alla cucina è un'altra cosa... Morale: l'attività fisica non ci farà allungare la vita nemmeno di un giorno, ma allungherà la nostra efficienza fisica. Questo sì. E non è poco.

È come una medicina...

Giusto. Se pensiamo che la Melandri fece in modo che gli abbonamenti in palestra per gli under 18 fossero deducibili dalla dichiarazione dei redditi si comprende quanto la nostra classe dirigente sia lontana dal considerare il fitness un mezzo che porta effetti positivi sul nostro stato di salute ma lo considera un "divertimento" per ragazzini che vogliono un "bel" fisico. Bisogna incentivare il sessantenne, bisogna fargli prendere meno medicine e farlo muovere di più! E invece...

Che consigli daresti a chi vuole avere successo nel panorama italiano del fitness?

I trainer che lavorano nella nostra palestra propongono gratuitamente il tipo di check up che ho appena descritto. Il cliente ne rimane colpito perché generalmente non si viene valutati così "analiticamente" nelle palestre. E questo fa aumentare il passaparola tra i clienti e dunque la buona fama del club. E come ben sappiamo il passaparola è la pubblicità migliore. Perciò: puntare sulla professionalità è il consiglio che posso dare a chiunque voglia fare del fitness il proprio mestiere, a qualsiasi livello. Perché mettere a disposizione del cliente la propria professionalità per fargli sapere che può ottenere un risultato tangibile è un ottimo biglietto da visita. Bisogna dare qualcosa in più al cliente.

Quanto conta la professionalità dello staff nel successo di un club?

Tanto. Il personal trainer è come lo chef di un ristorante. Se vado in un ristorante voglio mangiare un piatto fatto bene e cucinato in modo impeccabile. È il cuoco che fa il ristorante. Perciò erogare servizi di qualità è imprescindibile per un club. E i trainer fanno la differenza.

Chi non desidera questo tipo di servizio può rivolgersi alle "low cost"...

A questo proposito cito un dato interessante: pare che il 35% delle persone che frequentano una palestra low cost, negli Stati Uniti, si infortunano. Si tratta di uno studio dell'Ospedale Sacco di Milano. Se non c'è assistenza in sala è dunque più facile incorrere in un infortunio. Attenzione...

Come vedi il futuro del fitness?

Da una parte, molte persone saranno inevitabilmente "obbligate" a rivolgersi ai centri low cost perché frenate dai costi dei club. Ma dall'altra parte, esattamente come nei ristoranti, avendo oltre quattro milioni di persone che vanno in palestra è difficile dire dove si orienteranno i "gusti" di questi individui. Ci sarà sempre chi desidera il top e dunque si affida a un personal trainer, chi vuole frequentare un corso di gruppo, chi si approccerà all'attività fisica grazie a un corso della parrocchia. Va tutto bene, purché ci si muova. Ma farlo con l'ausilio di personale qualificato e preparato che ci segue, ci imposta e ci sostiene dà un valore aggiunto, a mio avviso, impagabile. E prendere coscienza che siamo tutti diversi e che ciascuno di noi ha bisogno di un proprio specifico programma di allenamento è uno step in più.

Suggerimenti per un trainer che vuole diventare un "buon" trainer?

Deve svestirsi della propria personalità. Deve ascoltare il doppio rispetto a quello che dice (perché ha due orecchie e una sola bocca...) . Deve incoraggiare: certe cose per lui possono essere banali ma spesso il cliente le affronta per la prima volta. Deve avere umiltà. E studiare. La scienza continua e va avanti.

La prossima frontiera?

I test genomici. E quella sarà un'altra bella sfida per il fitness. Per fortuna in Italia, strano ma vero, siamo quasi pronti...

Simona Recanatini



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