Diamo valore alla musica. Anche in palestra

21 aprile 2015
Aggiornamenti e focus

Diamo valore alla musica. Anche in palestra



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Quando nella primavera 2013 la Guardia di Finanza entrò in alcune palestre (e in altri esercizi commerciali), non voleva certo iscriversi a un corso bensì controllare la regolarità delle licenze per lo sfruttamento economico della musica diffusa nel Centro. Le Fiamme Gialle, infatti, spiegarono quanto prevede la Legge: "Per poter utilizzare all'interno del proprio esercizio commerciale un sottofondo musicale composto da brani tutelati, qualunque sia la sorgente utilizzata (sia essa un compact disc, una radio o un servizio di music in store), occorre infatti acquisire una specifica licenza da parte della SIAE e della Società Consortile Fonografici, per quanto riguarda i relativi diritti connessi". «Ma io non lo sapevo...» è una scusa a cui ormai non crede più nessuno. E, comunque, non ha rilevanza. Se l'ignoranza non è ammessa, è vero però che, in materia di tutela dei diritti d'autore, in palestra ci può essere un po' di confusione. Molti - in buona fede - sono convinti che sia sufficiente onorare gli obblighi verso la SIAE e ignorano del tutto perfino l'esistenza della SCF a cui allude la GdF. Vediamo allora di fare un po' di chiarezza, anche perché le sanzioni pecuniarie previste sono pesanti (nell'ordine delle diverse migliaia di euro) e la Legge 18 agosto 2000 n. 248 prevede l'arresto da sei mesi a tre anni: fare i furbi, insomma, non conviene.

Fuori dalla palestra, un fenomeno diffuso

«Le sanzioni sono molto pesanti perché purtroppo in Italia il fenomeno dell'evasione è piuttosto diffuso e i controlli della Polizia Postale o delle Forze dell'Ordine sono relativamente pochi: così ne punisci uno per educarne cento» spiega Mauro Vai - un passato da dj e ora titolare di BitRecords, etichetta discografica indipendente -, disegnando un quadro generale e non certo riferendosi nello specifico alle palestre. Ma un trainer che voglia fare le cose bene e lavorare in piena regola, che cosa deve fare? Passo indietro: anzitutto la musica deve essere di provenienza legale. Scaricarsi la traccia da YouTube (o simili) è un illecito. Qualsiasi brano va acquistato nei canali ufficiali: generalmente in digitale negli store on line, piuttosto che le catene di elettronica o uno dei ormai rarissimi negozi di cd, finanche il dispenser agli autogrill. Una volta che la musica originale è acquisita, la discriminante è data dall'uso che se ne fa: se la si carica nel proprio device per ascoltarsela mentre si fa jogging, non c'è alcun diritto da onorare, l'uso privato è compreso nel prezzo d'acquisto. Ma se la si riproduce in pubblico, scattano gli obblighi previsti dalla tutela del diritto d'autore. «Se la musica fa parte del proprio lavoro, cioè se genera un indotto, allora si deve essere in regola con i diritti di utilizzo», riprende Vai. «E questo è proprio ciò che succede in palestra. Si pensi a una lezione senza musica: è impossibile. Per non parlare, poi, del sottofondo negli ambienti. E questo vale per tutti: chi suona in pubblico con fini di lucro - dalla piccola palestra alle grandi convention - deve corrispondere i diritti».

Dietro a un brano

Per comprendere meglio la cosa, è opportuno conoscere cosa sta "dietro" a un brano: in parole (molto) povere, qualcuno scrive il testo e qualcun altro la musica, poi la canzone passa alla casa discografica che la registra grazie al lavoro di esecutori che la suonano e di interpreti che la cantano. Queste figure possono anche coincidere, come spesso accade nella musica da intrattenimento con i cantautori o con artisti più o meno famosi. Ma nella musica commerciale, "da lavoro", questa sovrapposizione è meno frequente. La legge che tutela il diritto d'autore prevede espressamente che al produttore discografico venga riconosciuto un equo compenso per la diffusione pubblica dei brani di sua titolarità. La stessa legge conferisce, inoltre, alle case discografiche il diritto esclusivo di autorizzare la duplicazione di tali registrazioni. Ciò significa che solo il produttore discografico può dare il permesso di diffondere o duplicare le registrazioni di sua titolarità. Ecco quindi che, in sintesi, chi utilizza musica nel proprio lavoro (come fa qualsiasi Trainer durante la sua classe) ha l'obbligo di onorare i diritti dei compositori (di musica e testo) e dei produttori (gli interpreti e i discografici) . La Società Italiana Autori ed Editori (SIAE) presidia i compositori; la Società Consortile Fonografici (SCF), i produttori. «Spesso si tende a vedere questi enti come carrozzoni pubblici "mangia- soldi". Invece va detto che funzionano veramente: ciò che introitano - tolti i costi di gestione - viene davvero ripartito tra gli operatori di settore, artisti, autori o editori che siano», assicura Vai.

Due enti distinti

Mentre la prima è nota (è attiva dal 1882), la seconda - la SCF, costituita nel 2000 - è ben familiare agli operatori di settore ma non altrettanto agli utilizzatori finali. Da qui, l'equivoco molto diffuso che sia sufficiente essere in regola con la SIAE per lavorare a norma di legge. Invece corrispondendo il dovuto compenso a SIAE (la quale tutela i diritti di autori ed editori), non decade l'obbligo di riconoscere un corrispettivo a SCF, che tutela i diritti dei produttori discografici e degli artisti interpreti ed esecutori. I diritti SCF, dunque, affiancano il diritto d'autore e con esso coesistono, senza mai sostituirlo né assorbirlo. Le palestre e i Centri Fitness possono concordare tariffe flat, all inclusive, annuali con cui coprire ogni utilizzo (lezioni, corsi, sottofondo nelle sale e negli ambienti comuni eccetera) . Le cifre di solito vengono calcolate sulle dimensioni del centro, il numero di abbonati, la quantità di corsi. Altre attività, invece, risolvono a monte la questione. Illuminante, in tal senso, l'esperienza di Dansyng: si sono rivolti a un "intermediario" - una etichetta discografica, la BitRecords - che assicura i diritti di legge a nome loro per ogni download scaricato dai vari presenter.

E l'accordo?

Dal 2004, peraltro, l'Associazione Nazionale Impianti Fitness&Sport ha negoziato un accordo con la SIAE sfociato in un sistema tariffarioa forfait per lo sfruttamento del repertorio musicale. Una medesima iniziativa era stata avviata, in tempi più recenti, anche con SCF; ma si era arenata in serie di incontri insoddisfacenti per le parti. Le quali, però, a settembre 2014 hanno ripreso a dialogare con spirito fattivo. Al punto che è lecito aspettarsi un accordo che sarebbe utile a tutto il settore. Vediamo.

Alberto Zampetti



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