Massimo Spattini, il guru della nutrizione sportiva

30 aprile 2015
Interviste

Massimo Spattini, il guru della nutrizione sportiva



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Il suo motto è "I practice what I preach". E, aggiungiamo noi, nessuno potrebbe obiettare il contrario. Incontrare Massimo Spattini è un'esperienza che non si dimentica facilmente: fascino, savoir faire, esperienza, professionalità, muscoli. Parecchi muscoli. Del resto, ha iniziato a costruire le basi della sua lunga carriera proprio partendo dal suo fisico scolpito e iperdefinito: siamo di fronte a un ex Campione di body building, pluripremiato, che da trent'anni si divide fra l'Italia e gli Stati Uniti, sempre alla ricerca delle ultime novità nel campo del fitness, della nutrizione e dell'attività fisica. Spattini è medico chirurgo, specialista in Medicina dello Sport e in Scienza dell'Alimentazione, certificato in America in Antiaging e Medicina Funzionale. Ma non solo: è anche un affermato autore di testi all'avanguardia (è appena uscita la versione americana del suo ultimo libro, "La dieta COM e il dimagrimento localizzato", un testo di grande successo sul nostro mercato, incentrato su un tema interessante ovvero l'alimentazione personalizzata, che tiene conto delle prevalenze ormonali) . Insomma: un guru del fitness a tuttotondo, dove per fitness intendiamo la cura del corpo, della salute, della mente, passando per alimentazione e integrazione. Uno di quei personaggi che proprio non capita di incontrare tutti i giorni...

Dottor Spattini, partiamo dal passato. Ci racconta l'inizio e l'evoluzione della sua lunga carriera?

Il mio passato, il mio presente e il mio futuro sono uniti da un denominatore comune: la passione per lo sport (la cultura fisica in particolare) e per la medicina. L'uno al servizio dell'altra e viceversa. L'obiettivo è sempre stato la cura del corpo, della salute e della mente. Perciò, mentre mi allenavo e mi affermavo come atleta, mi sono specializzato in Medicina dello Sport e in Scienza dell'Alimentazione. L'approccio all'allenamento con i pesi è stato casuale ed è avvenuto quando avevo 17 anni, perché, in seguito a un infortunio, ho dovuto sospendere tutti gli sport dinamici che praticavo a livello agonistico (tennis, sci, motocross...) e mi sono dedicato solo ai pesi. I miglioramenti ottenuti in quel periodo mi hanno fatto capire che quella era la mia strada. Infine l'uscita del film "Rocky" ha fatto il resto.

La sua expertise... come lo descriverebbe?

Direi che i miei studi e le mie esperienze sul campo della nutrizione e dell'allenamento, sulle influenze ormonali e le spinte motivazionali, mi hanno portato ad avere un grado di conoscenza che, unito a un intuito naturale, mi permettono quasi sempre di cogliere immediatamente il problema e di trovare la soluzione più idonea, soprattutto quando la difficoltà consiste nel raggiungere la forma fisica migliore e la "peak performance".

Un Italiano in America. Ci parla di "The COM diet & spot reduction"?

Sono sempre stato affascinato dagli USA. Infatti, dal 1984, mi ci reco tutti gli anni, sia per vacanza che per tenermi continuamente aggiornato su tutte le novità che vengono proposte nell'ambito del fitness, dell'alimentazione e dell'integrazione. È proprio lì che ho stabilito rapporti di amicizia, di stima e di collaborazione con vari professionisti nell'ambito medico e del fitness che mi hanno indotto a proporre al mercato statunitense un mio libro che ha avuto già un grande successo in Italia: "La dieta COM e il dimagrimento localizzato". In questo testo affronto un argomento che anche in America è abbastanza misconosciuto ovvero quello del dimagrimento localizzato ottenuto tramite l'attività fisica abbinata a un concetto a me caro che è quello dell'alimentazione personalizzata che tiene conto delle prevalenze ormonali, la cui influenza sulla distribuzione del grasso può essere, in parte, modificata dalla scelta quantitativa e qualitativa degli alimenti favorendo, di conseguenza, un dimagrimento localizzato. Ovviamente, riuscire a imporre un libro che tratta argomenti legati al fitness in America è un po' come "andare a vender il ghiaccio agli eschimesi" ma questa è una sfida che mi stimola perché ritengo che il pubblico americano sia particolarmente sensibile a tutto ciò che è innovativo, soprattutto se accreditato da basi scientifiche e, a maggior ragione, se viene proposto da una persona che ha una credibilità in merito e ritengo che la mia figura, prima di atleta di livello e poi di medico e studioso, mi dia questo credito nella misura in cui "I practice what I preach". Da queste considerazioni è nata la scelta di una copertina che in Italia sarebbe stata ritenuta forse troppo d'impatto perché abbina la mia immagine di medico a quella di atleta, cosa che invece in America può addirittura rappresentare un valore aggiunto.

Una bella sfida...

Sì. Una sfida che mi emoziona e mi stimola e naturalmente la prospettiva è un'apertura sia al mercato americano che a quello internazionale perché è ovvio che produrre cultura in lingua inglese significa creare un'informazione che si può facilmente distribuire a livello mondiale. Questo mi dà la possibilità di far conoscere le mie teorie e le mie conoscenze, nella speranza di ottenere le stesse condivisioni e feed back positivi che ho già avuto in Italia. Non mi dispiacerebbe, fra l'altro, l'idea di creare un mio punto d'appoggio anche negli States per poter essere continuamente a contatto con le novità sul fitness, sull'alimentazione e l'antiaging anche perché, personalmente, apprezzo molto la cultura americana che privilegia la meritocrazia, mentre in Italia l'attaccamento alle tradizioni, a volte, diventa un limite perché impedisce l'apertura mentale nei confronti delle innovazioni.

Proprio in relazione a questo, ci racconta qualcosa dei suoi progetti futuri?

I miei progetti futuri sono tanti e sono soprattutto rivolti a sviluppare la parte del mio lavoro legata alla divulgazione, infatti per quest'anno (2015, n.d.r.) è in programma la pubblicazione di un libro sugli integratori alimentari per lo sport con la casa editrice Edra, oltre all'impegno, sempre maggiore, di promuovere la medicina funzionale in Italia tramite l'AFFWA (Accademia Funzionale del Fitness- Wellness- Antiaging) di cui sono Presidente e con la quale già organizzo corsi per Personal Trainer, Educatore Alimentare e Antiaging Advisor. Il mio progetto, con la collaborazione del dottor Filippo Ongaro (Vicepresidente AFFWA), medico certificato in Medicina Antiaging e autore di numerosi bestseller sull'alimentazione e la salute, consiste nel creare un network dove le varie figure professionali (quindi medici, biologi, dietisti, psicologi, Personal Trainers e coaches) che sono coinvolte nella tutela e nella cura del corpo e della salute, possano collaborare ed avere un linguaggio comune frutto di medesimi percorsi e conoscenze. È logico che poi ognuno lavorerà con le proprie specifiche competenze e qualifiche ma, avendo una conoscenza comune a 360 gradi si riesce a interagire in maniera reciproca e ad approcciarsi alle problematiche del paziente con una visione globale e completa.

Ci racconta una sua giornata tipo dalla colazione al training fino alla "buonanotte", che possa essere d'esempio (e di spunto) per i Trainer che ci leggono...

La mia giornata inizia alle 6. 30 di mattina: mi alzo e prendo un thé caldo con un termogenico, 5 g di BCAA, 5 g di glutammina e 400 mg di fosfatidilserina. Mi sposto in mansarda, nella quale ho allestito una palestra, e pedalo per 30 minuti sulla cyclette orizzontale approfittando di questo tempo per aggiornarmi leggendo e studiando libri e riviste del mio settore. Subito dopo alleno "il core" per circa 20 minuti eseguendo esercizi per il retto addominale, il traverso, gli obliqui e i lombari. Alla fine faccio stretching ed esercizi di yoga o Qi Gong per 20 minuti. Intanto sono sopraggiunte le 8 perciò scendo a fare colazione che, di solito, consiste in 2 uova intere più 4 albumi, 60 grammi di fiocchi d'avena, 30 grammi di pane di segale, 10 grammi di burro di cocco o crema di mandorle, 1 kiwi e 10 grammi di proteine del siero. Alle 9 sono in ufficio e verso le 11 mi concedo uno snack con un frutto più 15 mandorle oppure una barretta proteica. Alle 13 torno a casa per il pranzo che spesso consiste in un'insalatona con tonno o pollo oppure sgombro o tacchino più semi di zucca e 2 o 3 noci e 10 grammi di olio di oliva extravergine e 3- 5 gallette di riso o mais integrale più 1 mela. Dopo pranzo sono solito coricarmi per circa 40 minuti, poi mi alzo e prendo un caffè per tornare in ufficio verso le 15. Alle 17 un altro snack come quello di metà mattino ma, se vado in palestra, raddoppio la dose. Ogni lunedì, martedì, giovedì e venerdì vado in palestra, alle 18. 30, ad allenarmi con i pesi e, dopo l'allenamento, prendo 30 grammi di proteine del siero, 5 grammi di glutammina e 5 di creatina più una bustina di potassio e magnesio. Ogni mercoledì faccio un massaggio rilassante e, più o meno una volta alla settimana, faccio un seduta di shiatsu e un trattamento dal chiropratico in differenti orari. Alle 20 sono a casa per cena che può essere costituita da 60 grammi di riso nero più 150 grammi di salmone, broccoli e cavoli in quantità più un frutto. Dopo cena mi rilasso davanti alla televisione cercando di evitare i notiziari e le trasmissioni politiche. Spesso guardo il "Dottor Oz" oppure dei film in lingua inglese per mantenere il mio orecchio sulla lingua. Alle 22 faccio uno spuntino che può essere composta da uno yogurt greco più qualche pistacchio e una mela. Alle 22. 30, dopo aver preso 1 mg di melatonina e 100 mg di 5HTP, sono finalmente a letto...

Che consigli si sente di dare, dall'alto della sua esperienza, a chi decide di iniziare la professione di Trainer?

Bella domanda. Dunque, alla base ci deve essere un percorso formativo perché non si può prescindere né dall'esperienza né dalla conoscenza perciò occorre trovare un giusto bilanciamento tra pratica e teoria. Un Trainer non può essere semplicemente un "praticante" che ha fatto esperienza su se stesso ma neanche semplicemente uno che esce da una scuola di formazione, come ad esempio Scienze Motorie. La pratica sul campo è necessaria così come la conoscenza teorica, quest'ultima però non ha mai fine ed è quella che richiede un continuo aggiornamento e una continua ricerca perché la conoscenza è potere ed è questa consapevolezza che mi ha spinto, nel 1997, a fondare l'AFFWA e, più recentemente, ad acquisire le certificazioni in Medicina Antiaging e Medicina Funzionale.

CARTA D'IDENTITA'

Nome: Massimo Spattini

Bio: campione di body building, medico chirurgo, specialista in Medicina dello Sport e in Scienza dell'Alimentazione, certificato in America in Antiaging e Medicina Funzionale. Affermato autore di testi all'avanguardia, da trent'anni si divide fra l'Italia e gli Stati Uniti, sempre alla ricerca delle ultime novità. Già docente ai Corsi di Formazione all'Università La Sapienza di Roma. È Presidente dell'Accademia Funzionale del Fitness Wellness e Antiaging (AFFWA), Membro del Comitato Scientifico dell'AMIA (Associazione Medici Italiani Anti- aging) . È socio fondatore della SINE (Società Italiana di Nutrigenomica ed Epigenetica) .

Simona Recanatini



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