Personal trainer in acqua: le competenze

26 giugno 2015
Aggiornamenti e focus

Personal trainer in acqua: le competenze



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Sebbene si presenti come una delle attività tradizionali del mondo delle piscine, la lezione individuale di personal training in acqua non è da confondersi con le sedute personalizzate finalizzate all'apprendimento di una tecnica natatoria di base o di perfezionamento del proprio modo di nuotare. Chi scrive, pur avendo avuto la fortuna di ideare e codificare moltissimi dei programmi internazionali di ginnastica, fitness e aerobica in acqua degli ultimi venti anni, segnala che il passaggio vissuto da personal trainer in ambiente acquatico è stato forse la scintilla primaria per poter realizzare programmi specifici per l'acqua e adatti in ogni tipo di ambiente. La condivisione con il proprio cliente dello stesso spazio operativo permette all'insegnante attento di studiare movimenti che si confacciano alle differenti esigenze delle persone con cui si relaziona e, soprattutto, di comprendere i limiti e le potenzialità del proprio intervento. Da più parti si vedono inesperti "factotum" del fitness che si improvvisano rieducatori funzionali in acqua semplicemente immaginando di far eseguire gli stessi esercizi terrestri in acqua ma più lentamente, o anche di peggio. Sicuramente, la loro inesperienza e presunzione potrebbe condurli fatalmente a errori che sarebbero in prima persona i loro clienti a pagare.

Le competenze del Trainer

Vediamo quali sono le necessarie competenze che chiunque si appresti a lavorare in piscina deve obbligatoriamente acquisire per poter operare professionalmente. La prima e più importante è che, in mancanza di apposito personale preposto, il trainer dovrebbe avere il brevetto di Assistente Bagnanti, al fine di garantire una certa sicurezza al proprio cliente. Molte piscine dei fitness center non ne sono fornite viste le dimensioni ridotte delle stesse, ma non bisogna dimenticare che del cliente è comunque responsabile il trainer in mancanza di altre persone dedicate alla sicurezza dell'ambiente acquatico.

In secondo luogo, ma probabilmente ancora più importante, il trainer di attività in acqua deve conoscere l'ambiente acqua. Non deve essere un ex nuotatore olimpico, ovviamente, ma non può non conoscere le peculiarità dell'elemento in cui opera. La resistenza che l'acqua offre, rispetto all'aria, è più elevata e consente di eseguire movimenti mai troppo veloci, ma non per questo tale elemento è scevro di pericoli. Infatti, lavorando contro resistenza diviene fondamentale scoprire dove il lavoro si scarica a livello di punto di appoggio. Per essere espliciti, possiamo fare un esempio. Quando ci si trova immersi nell'acqua e si esegue con i piedi in appoggio per terra un movimento di apertura e chiusura con le braccia tese di fronte al corpo, l'azione motoria è sicuramente a carico della muscolatura pettorale, dorsale e delle braccia, ovviamente diversificata nelle azioni di andata e ritorno del movimento, ma è sulla zona addominale e lombare che tale effetto si ripercuote, perché per restare fermi sul posto è necessario che il tronco resti "bloccato". In caso di deficit di forza in questi distretti la persona impegnata nel movimento potrebbe procurarsi lesioni che inficerebbero l'efficacia delle proposte.

Le aree di intervento del PT in acqua

La principale fonte di conoscenza è la realizzazione in prima persona dei gesti che si vogliono proporre ai propri clienti. Acquisire la sensibilità della velocità massima di esecuzione o dove applicare maggiore o minore forza risulterà essere una strategia vincente nel realizzare programmi specifici per esigenze diverse. Le possibili aree di intervento del PT in acqua sono quella rieducativa, quella estetica e quella di preparazione atletica.

Cominciamo dall'ultima in quanto probabilmente è quella che ha uno sbocco commerciale maggiore. Non è più una novità quella di vedere squadre di alto livello professionistico sportivo eseguire parte della propria preparazione in ambito acquatico.

Questa "moda" ha permesso di far conoscere a tutti i livelli l'importanza del fattore acqua. Che cosa deve conoscere il trainer per poter realizzare un valido intervento in questo ambito?

Per prima cosa le metodologie di lavoro legate alla resistenza cardio vascolare, in quanto l'acqua, con l'azione microgravitaria naturale, permette reiterazioni di gesti anche elevati senza incorrere in problemi di infiammazioni o "similari", quali corsa (anche ad alta intensità), balzi, ecc.

In secondo luogo dovrà conoscere i requisiti necessari per eseguire alcuni lavori in sospensione, e cioè comprendere quali gruppi muscolari lavorano nella realizzazione dei gesti richiesti in modo da saper distinguere lavori aerobici da lavori muscolari. Ad esempio: per restare semplicemente a galla adoperiamo simultaneamente gambe e braccia. Se escludessimo una di queste componenti, modificheremmo l'intervento fisiologico. Se dove non tocchiamo, portassimo le braccia fuori dall'acqua, il lavoro per restare a galla sarebbe a carico delle gambe e si risolverebbe in un elevatissimo contributo energetico di tipo resistente- aerobico. Se limitassimo le gambe (tenendole ferme o raccogliendole come se si fosse seduti in acqua) il lavoro di galleggiamento sarebbe di tipo muscolare a carico ovviamente degli arti superiori. Ciò che sembra banale in realtà permette di comprendere che a seconda delle esigenze, semplici accorgimenti modificano completamente i meccanismi energetici coinvolti.

Parametri importanti

La preparazione atletica in acqua è un futuro del trainer acquatico, ma dovrà sempre tenere in alta considerazione almeno altri due parametri: la profondità dell'acqua in cui si lavora e la scivolosità del fondo vasca. Infatti, pur differenziando convenzionalmente l'acqua in bassa (dove si tocca) e alta (dove non si tocca), è pur vero che può essere più o meno bassa a seconda della statura dell'individuo e della piscina stessa. È fondamentale capire che quanto più si alza il livello dell'acqua sempre meno agisce la forza di gravità, consentendo quindi lavori in scarico più consistenti con una velocità di esecuzione però sempre più lenta perché sarà maggiore la quantità d'acqua da spostare. Più l'acqua sarà bassa, sempre maggiori saranno le velocità di esecuzione dei gesti, ma gli impatti al suolo diverranno maggiori con un rischio di sovraccarico maggiore.

Di fondamentale importanza è poi il tipo di pavimentazione di cui è dotata la piscina.

Non si può e non si deve immaginare che in piscina si possa correre veloci come sulla terra. Oltre alla maggiore resistenza dell'acqua, ovviamente, anche il tipo di appoggio diverrà instabile, in quanto i motivi igienici tendono sicuramente a prediligere nell'edificazione degli impianti, materiale non poroso per ciò che resta immerso in acqua, ma la scivolosità andrà a scapito della presa che il piede potrà avere sul fondo (vale anche al mare sulla sabbia, in quanto lo sprofondare crea una perdita di forza e uno spostamento del baricentro di appoggio) . A seconda dei casi si potrà lavorare molto bene sul posto per lavori di resistenza e "dimagrimento" senza incorrere in particolari rischi per articolazioni e distretti muscolari.

Questione di estetica

Nel campo estetico - ginnico, si potrebbe valutare in maniera fondamentale la realizzazione di mini classi di ginnastica in acqua radunando persone con caratteristiche tecniche simili in modo da realizzare programmi più adatti alle esigenze. Il fitness in acqua (con le sue varie diramazioni...) essendo ormai uno dei fenomeni ancora maggiormente in espansione riesce con difficoltà a realizzare lezioni che soddisfino le esigenze di un pubblico che varia dai 20 ai 70 anni e anche oltre.

La realizzazione di lezioni individuali di ginnastica in acqua (questo è parte della mia fortuna per avere realizzato programmi in acqua realmente eseguibili nel corso di questi anni, sia a livello universitario che commerciale con il pubblico, n.d.r.) è difficile ma dà grandi garanzie di continuità da parte dei clienti soddisfatti, in quanto trovano nell'elemento acqua gli esercizi studiati apposta per loro.

Un consiglio importante

Conoscere tutti gli esercizi per i vari distretti muscolari in acqua non è sufficiente! Questo è nozionismo studiato per vendere poca roba... È importante capire come la persona di fronte a voi è in grado di realizzare l'esercizio che si propone. Si dovranno valutare in maniera efficace: postura di partenza, grado di acquaticità di chi si ha di fronte, tipo di appoggio che riesce a mantenere quando effettua l'esercizio, controllo del corpo durante l'esecuzione e posizione finale che riesce a raggiungere. Il personal training acquatico attento non "fa fare solo esercizi", ma accompagna in acqua il cliente, si immerge anche sott'acqua per verificare l'esecuzione del gesto richiesto, studia la velocità di base e valuta progressi o in resistenza, o in velocità o in ampiezza del gesto stesso. È un mestiere ancora inespresso, perché ci si limita sovente alla "superficie" di pochi movimenti, mentre può essere un elemento importante affinché il cliente si affezioni al proprio trainer che è in grado di muoversi su più piani nella diversificazione delle proprie proposte.

Rieducazione funzionale in acqua

Da ultimo resta da analizzare il discorso di rieducazione funzionale in acqua. Avendone i requisiti che la legge richiede per operare in ambito riabilitativo, la lezione individuale risulta essere assolutamente l'unica forma per realizzare un programma adeguato. Ogni patologia fa storia a sé, ovviamente, ma il messaggio importante che vorrei lasciare è che, probabilmente, un buon trattamento in ambito rieducativo in acqua può stimolare il cliente ad essere seguito da una persona competente anche dopo il recupero per poter lavorare efficacemente sia in acqua che fuori. In questo caso, alle competenze necessarie a tutti della conoscenza del movimento in acqua risulterà obbligatoria la competenza relative alle patologie da affrontare che è molto impegnativa ma non escludibile in alcun modo.

L'attività di personal trainer in acqua risulta quindi importante in un futuro di sempre maggiori necessità individuali. Certo è, che se il trainer sa anche insegnare il nuoto, le sue frontiere si allargano!

Paolo Michieletto
(Docente universitario presso la Facoltà di Scienze Motorie di Torino della materia Fitness in acqua)



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