Come diventare un coach pro-attivo

01 luglio 2015
Aggiornamenti e focus

Come diventare un coach "pro-attivo"



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Se mi chiedessero oggi qual è la caratteristica principale che ricerco in un istruttore, risponderei senza dubbio la capacità di influenzare, ovvero di farsi seguire dalle persone.

Anni fa, alla stessa domanda, avrei risposto in maniera completamente diversa, privilegiando infatti le conoscenze tecniche, tanto che la mia libreria è invasa da manuali di ogni tipo, dai testi di biomeccanica a quelli di fisiologia, in pratica tutto quello che avrebbe potuto fare di me un "super tecnico". Investivo gran parte del mio tempo a pianificare scientificamente schede di allenamento tanto perfette quanto noiose, e demandavo tutta la parte motivazionale alla volontà intrinseca del cliente di raggiungere il proprio obiettivo dichiarato. Ero talmente concentrato nell'esercitare il mio ruolo di tecnico che ho rischiato di non accorgermi che le uniche persone che mi stavano seguendo con interesse erano i super palestrati e i maniaci del fitness. Niente di male, in effetti è riconosciuto da più parti che è necessario segmentare il mercato e avere un target ben identificato, se non fosse che la mia "mission" è sempre stata quella di promuovere la salute generale, attraverso la divulgazione di uno stile di vita più attivo.

DIVENTARE COACH

Non fa parte delle mie ambizioni essere un istruttore che scrive solo dei numeri nelle tabelle, sogno invece di cambiare la vita delle persone e per fare questo non basta essere trainer, bisogna diventare coach.

Il termine "coach", in inglese, significa anche carro, carrozza o vettura. Un coach è letteralmente un mezzo che trasporta una o più persone da un luogo di partenza a un luogo d'arrivo desiderato.

Questo articolo è rivolto quindi a chi desidera essere quel "mezzo" che affianca chi vuole, o deve, modificare il proprio stile di vita, definendo gli obiettivi e pianificando un percorso personalizzato, che risulti anche piacevole.

Non ho la presunzione di riuscire a sintetizzare il percorso per diventare coach, anche perché la materia è vastissima ed esistono diverse linee di pensiero (tra le quali troverete la più adatta alle vostre caratteristiche), spero soltanto, attraverso qualche consiglio, di solleticare la vostra curiosità per intraprendere un cammino, o semplicemente approfondire le conoscenze sull'argomento.

Il coach, più che dedicarsi all'insegnamento, dovrebbe porsi l'obiettivo di aiutare le persone a imparare a educare se stesse; la capacità più importante che un Coach deve riuscire a sviluppare è sicuramente la capacità di ascolto, tenendo a mente le parole dello psicologo statunitense Carl Rogers, famoso per i suoi studi sul counseling: "le persone che non sanno ascoltare difficilmente vengono ascoltate".

ASCOLTARE "ATTIVAMENTE"

Tutti conosciamo la differenza tra sentire e ascoltare, un po' più complessa è quella tra ascolto e ascolto attivo. Ascoltare attivamente è quell'arte che ci permette di rendere efficace il nostro modo di comunicare e di entrare in una relazione autentica con l'altra persona.

Solitamente chi si pone in una posizione di ascolto assume uno dei due opposti atteggiamenti:
  • rimane in silenzio per dare modo all'interlocutore di esprimersi
  • comincia fin da subito a elaborare risposte per poi proporre soluzioni.
In entrambi i casi non possiamo parlare di ascolto attivo.

L'ascolto attivo ha delle caratteristiche particolari che richiedono di mettere in campo tutta la sensibilità, l'attenzione, la comprensione, l'intelligenza e l'empatia di cui siamo capaci.

L'ascolto attivo è un processo a due vie: ascoltare e comunicare l'ascolto.

Nell'ascolto attivo si distinguono 5 tappe fondamentali:
  1. Ascoltare il contenuto e fare domande di chiarimento
  2. Capire la finalità della comunicazione senza interpretare
  3. Valutare la comunicazione non verbale dell'interlocutore
  4. Controllare la propria comunicazione non verbale e i propri filtri (per filtri si intendono i nostri preconcetti, le idee che possono portarci a considerazioni o atteggiamenti quantomeno affrettati)
  5. Ascoltare con partecipazione senza giudicare
Al termine della fase di ascolto, se abbiamo fatto un buon lavoro, dovremmo essere in grado di parafrasare con parole nostre quanto ci è stato appena detto. Questo passaggio, oltre a creare empatia, aiuta a chiarire il contenuto e a evitare spiacevoli incomprensioni.

Grazie all'ascolto attivo sarà più facile definire i reali obiettivi del nostro cliente e definire insieme il percorso da intraprendere.

È proprio in questa fase che si evidenzia un'altra fondamentale differenza tra coach e istruttore. Mentre il trainer fornisce il metodo scientificamente più giusto per raggiungere l'obiettivo, il coach aiuta il cliente a identificare il percorso più idoneo per lui, in modo da creare un cammino piacevole, senza rischiare inutili maratone che rimandano il piacere solo alla fine del percorso, ovvero al raggiungimento dell'obiettivo.

PERCORSO E POTENZIALE UMANO

Ribadisco un concetto per me fondamentale: il percorso verso la meta deve essere piacevole quanto il raggiungimento della meta stessa, a maggior ragione nel nostro settore, dove l'obiettivo, ovvero il benessere, non solo deve essere raggiunto, ma mantenuto con passione e impegno.

Abbiamo già detto e ribadito che il ruolo di un Coach è quello di "tirar fuori il meglio di una persona". L'efficacia di un Coach dipende in gran parte dalle convinzioni sul potenziale umano. Se il Coach non crede che le persone abbiano più capacità di quelle che stanno dimostrando in quel momento, non sarà in grado di aiutarle a esprimerle. Perché le persone possano esprimere il meglio di sé, bisogna essere convinti che dentro di loro questo "meglio" ci sia; per utilizzare il coaching con successo dobbiamo adottare una visione molto più ottimistica della norma riguardo alle capacità latenti delle persone.

Ricordiamoci però che fingere di essere ottimisti non è sufficiente, perché come insegna Paul Ekman, lo psicologo statunitense al quale si ispira la celebre saga "Lie to me", le nostre convinzioni vengono trasmesse in modi diversi, anche molto sottili, di cui non siamo sempre consapevoli.

Come anticipato, questi sono solamente alcuni consigli. Avrete compreso che il percorso per diventare Coach è lungo e complesso, ma posso assicurarvi che è anche pieno di soddisfazioni. Sono convinto che sviluppare queste capacità psicologiche, in parallelo alle competenze tecniche che non devono mai mancare, possa permettere a noi e al nostro settore di crescere, coinvolgendo proprio quelle persone che fino ad ora non si sentivano pronte per intraprendere il loro percorso fitness o wellness.

Il futuro del settore Fitness & Wellness è nelle nostre mani: auguro a tutti di trovare sempre il tempo da dedicare a sane letture e corsi di formazione, per poterci migliorare sempre, ogni giorno.

Giacomo Rosi
(Direttore tecnico e istruttore presso Ego Wellness Resort)



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