Botox: ben oltre le rughe

08 giugno 2015
Aggiornamenti e focus

Botox: ben oltre le rughe



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Molto più che un trucco per sembrare più giovani. Le iniezioni di botox potrebbero rivelarsi utili anche nel trattamento di problemi importanti come l'incontinenza urinaria grave o la fibrillazione atriale che si presenta spesso dopo un intervento chirurgico. Ma non bisogna dimenticare che quello che siamo abituati a considerare solo un trattamento estetico è in realtà una pericolosa tossina prodotta dal batterio Clostridium botulinum e potenzialmente mortale poiché capace di paralizzare i muscoli, anche quelli respiratori.

E proprio per questa capacità di paralizzare i muscoli viene utilizzata in genere la tossina. Iniettata in dose e in modalità strettamente controllata, la tossina riesce infatti a bloccare i muscoli del viso e a "spianare" in un certo senso le rughe. Una volta passato l'effetto però, normalmente dopo qualche mese, tutto torna come prima. Ma stando a quanto si legge dalle pagine della rivista Jama facial plastic surgery, l'iniezione della tossina botulinica aiuta la pelle a ringiovanire davvero, aumentando la produzione di elastina e collagene, che in genere si riduce con il passare degli anni. Per arrivare a questi risultati, James Bonaparte, dell'Università di Ottawa in Canada ha valutato assieme ai suoi colleghi 48 donne di 55 anni di età che si erano sottoposte alla loro prima iniezione di botox al volto. «Dopo l'iniezione, la pelle guadagnava elasticità e flessibilità che non è spiegabile solo con la paralisi del muscolo» dice l'autore che sottolinea come i risultati ottenuti siano simile a quelli della radiofrequenza che si usa per stimolare la produzione di collagene. I meccanismi alla base di questo ringiovanimento non sono ancora del tutto noti, ma comprenderli potrebbe servire per sviluppare nuove strategie anti-età.

Di botulino si è parlato anche a New Orleans, nel corso del congresso annuale dell'Associazione americana di urologia. Tre studi hanno infatti valutato i risultati ottenuti iniettando la tossina in pazienti con vescica iperattiva che soffrivano quindi di incontinenza urinaria e sono giunti alla conclusione che il trattamento è utile ed efficace per ridurre il problema e migliorare la qualità di vita di chi ne soffre. Nel primo studio, che ha coinvolto 227 pazienti trattati con meno di due iniezioni l'anno di botox, è emerso che nove pazienti su dieci avevano ottenuto una riduzione almeno del 50 per cento dell'incontinenza urinaria giornaliera e circa la metà dei pazienti aveva dimenticato completamente il problema.

Il secondo studio, condotto su oltre 250 persone ha dato risultati simili. «I pazienti hanno continuato con altre sei iniezioni di botox in tre anni dopo aver già preso parte a una precedente ricerca» dice Victor Nitti coinvolto in due dei tre studi sull'argomento presentati a New Orleans, ricordando che le iniezioni producono una riduzione stabile della incontinenza giornaliera.

Un po' meno promettenti i dati ottenuti dal terzo studio, condotto su circa 300 pazienti con incontinenza urinaria senza una causa nota, ma come sostengono gli esperti, l'uso della tossina botulinica in questo disturbo resta comunque interessante e degno di approfondimento.

«La tossina botulinica è un veleno e può essere pericolosa, ma nel nostro studio abbiamo osservato che potrebbe essere utile per prevenire la fibrillazione atriale post-operatoria» dice Evgeny Pokushalov, professore di medicina a Novosibirsk, in Russia e autore di uno studio pilota presentato al congresso annuale della Heart's rhytm society a Boston.

Nella ricerca, Pokushalove colleghi hanno valutato 60 pazienti coinvolti in interventi di chirurgia cardiaca e con alle spalle una storia di fibrillazione atriale: a 30 di loro è stata somministrata la tossina botulinica direttamente nel tessuto cardiaco nel corso dell'intervento chirurgico, mentre negli altri la tossina non è stata iniettata. «La fibrillazione atriale si è presentata solo nel 7 per cento dei pazienti trattati con la tossina contro il 30 per cento del gruppo controllo» commenta l'autore, ricordando l'importanza di continuare a valutare il trattamento in studi più ampi e su diversi gruppi di pazienti dato che la fibrillazione atriale post-operatoria è una complicazione piuttosto comune.



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