Speranze pagate care

13 luglio 2007
Aggiornamenti e focus

Speranze pagate care



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I farmaci oncologici biologici sono al centro dell'interesse di tutti: di chi li produce, perché garantiscono elevati margini di guadagno, di chi li acquista, perché costituiscono un capitolo di spesa importante, e di chi li dovrebbe (vorrebbe) assumere perché assai spesso vengono presentati come "la cura" del cancro.
Nel caso dell'Italia, questi medicinali assorbono il 30% delle spesa farmaceutica ospedaliera, cioè 1,2 miliardi di euro su 4 miliardi di spesa complessiva della farmaceutica ospedaliera (anno 2006). Questi dati sono stati presentati da Nello Martini, direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA), durante il Convegno nazionale "Nuovi farmaci oncologici", organizzato a Roma, il 12 luglio 2007. Martini ha elogiato il primato dell'Italia, che "ha la copertura più alta in Europa" nell'uso di questo tipo di medicinali. Attualmente sono "15.569 le persone trattate" con questi farmaci innovativi. Ovvero pazienti che non hanno avuto benefici "dalle cure tradizionali, e tentano dunque la strada delle molecole intelligenti". Per evitare sprechi e ottimizzare le risorse, è stato introdotto un Registro nazionale finalizzato alla "verifica dell'efficacia di queste molecole per i pazienti in cura. Qualora non dovessero dare i risultati sperati - ha concluso Martini - è l'azienda farmaceutica produttrice, e non il Servizio sanitario nazionale, ad accollarsene la spesa". Un sistema, secondo Francesco Cognetti, direttore dell'Oncologia medica A dell'Istituto tumori Regina Elena di Roma, "brillante, di cui va riconosciuto il merito anche alle industrie del settore, che hanno dato la loro piena disponibilità sul fronte della spesa". Resta il fatto che acquisire queste terapie è molto oneroso, e anche se può esserci il rimborso in caso di inefficacia, nell'anno dell'acquisto sono state sottratte risorse ad altri capitoli di spesa.
Insomma non è facile gestire questo aspetto e non solo per l'Italia: per mesi il New York Times ha dedicato a questi temi articoli e inchieste. Anche perché lì non c'era sempre la disponibilità delle compagne di assicurazione a garantire questi trattamenti.

Ostruzionismo aziendale


Secondo Umberto Veronesi, invece, per affrontare l'aspetto economico delle nuove terapie "occorrerebbe istituire un'agenzia europea ad hoc che unisca le forze di tutti i Paesi del vecchio continente, visto che una Nazione da sola non può provvedere a risolvere il problema". Lo ha proposto, sempre il 12 luglio a Roma Roma, durante la presentazione della nuova Commissione oncologica nazionale, di cui è stato nominato presidente dal ministro della Salute, Livia Turco. "La questione dei prezzi troppo elevati dei prodotti antitumorali innovativi - ha proseguito Veronesi - investe soprattutto le piccole realtà, cioè chi lavora in trincea. Il fatto è che soffriamo ancora di un ricordo storico sfavorevole nei confronti dell'oncologia: ogni specialista in passato si occupava del suo organo e mancava del tutto l'approccio globale al cancro che oggi invece possiamo offrire. E il problema del costo deriva dal fatto che ogni nuovo farmaco è sempre più preciso e 'mirato', e ha dunque indicazioni molto rigide, anche se in realtà c'è molta similarità fra i diversi tumori e questi medicinali potrebbero essere impiegati anche per altri usi". In altre parole, i nuovi biofarmaci agiscono su meccanismi molto fini, che non è detto che siano presenti soltanto in un tipo di tumore: anzi, sono spesso trasversali, si fa per dire, al tumore mammario, a quello del colon e altri. "Ma le aziende farmaceutiche si ostinano a voler restringere le indicazioni" ha proseguito Veronesi "impedendo ai prezzi di scendere. E' per questo che i paesi europei dovrebbero unirsi e creare un'agenzia che renda più accessibili le nuove terapie contro i tumori, facendo sì che non siano solo i ricchi a potersi curare".

Ma i benefici ci sono?


Ma c'è anche chi contesta che valga davvero la pena di investire somme così ingenti negli attuali trattamenti biologici. A cominciare dal direttore dell'Istituto Mario Negri di Milano, Silvio Garattini: "Per alcune nuove molecole, i benefici in termini di aumento della sopravvivenza non giustificano certo la spesa", ha detto a margine del convegno romano. "Non è una cosa pensabile - ha detto - che queste molecole assorbano quasi un terzo della spesa farmaceutica ospedaliera". In futuro, ha proseguito Garattini ci troveremo a garantire solo a pochi questi medicinali - afferma il farmacologo - o davvero il sistema non reggerà". Ma Garattini non ne fa solo una questione di costi. Per il direttore del Mario Negri, la stessa efficacia di questi farmaci rischia di essere sovrastimata. E, a sostegno della sua tesi, nel corso del convegno mostra diverse analisi condotte su alcuni di questi farmaci. Studi che non evidenziano risultati propriamente brillanti. "Esiste una componente emotiva - sostiene - che, sull'onda dell'entusiasmo iniziale, spinge a sovrastimare i risultati scientifici". E va detto che queste osservazioni si ascoltano sempre più spesso.

Maurizio Imperiali



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