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24 febbraio 2006
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La scoperta di una molecola per curare una patologia non è solo un punto di arrivo ma, a volte, anche di partenza: per quanto specifica possa essere la sua azione, non si fermerà mai all'organo bersaglio per la quale è stata inizialmente studiata. E se da una parte questo significa, tra le altre cose, effetti collaterali più o meno avversi, dall'altra può essere un'opportunità per scoprirne altri impieghi. E' quello che è avvenuto per le molecole usate per curare la disfunzione erettile: sildenafil, tadalafil e vardenafil. La loro azione inibitoria è altamente specifica su un enzima, 5-fosfodiesterasi, presente nei corpi cavernosi, e provoca una vasodilatazione persistente che è alla base del meccanismo dell'erezione. Specifica sull'enzima, ma non sull'organo, e la 5-fosfodiesterasi è presente in altri distretti, per esempio nel midollo osseo.

Staminali in soccorso


Su questo aspetto del meccanismo d'azione dei farmaci per la disfunzione erettile, lavorano da tempo i ricercatori dell'Università di Padova, guidati dal professor Carlo Foresta, Cattedra di Patologia Clinica, con risultati che si confermano di anno in anno. Nella fattispecie, è stato studiato il processo di alterazione delle arterie, che può evolvere in aterosclerosi e quindi in altre patologie cardiovascolari. Il danno ha inizio a livello dell'endotelio, il tessuto che riveste la parete interna dei vasi, che quindi è a diretto contatto col sangue. Per contrastare il peggioramento e sanare la lesione, l'organismo risponde attivando un processo di differenziamento delle cellule staminali, presenti nel midollo osseo, in cellule dell'endotelio, più precisamente in cellule progenitrici di endotelio. Rilevare in laboratorio che questo processo è in corso, è uno dei fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, in quanto indica l'esistenza del danno. Le cellule endoteliali che si andranno a formare hanno il compito di sostituire quelle lese e tentare di ripristinare il tessuto laddove, e quando, è possibile.

Altre applicazioni


Ebbene, i ricercatori hanno osservato che durante la somministrazione dei suddetti farmaci, si verificava un rilevante rilascio di cellule progenitrici da parte del midollo, orientate al differenziamento in cellule endoteliali. Sostanzialmente l'inibizione dell'enzima, da parte dei farmaci per curare la disfunzione erettile, sortisce un effetto di attivazione delle cellule staminali del midollo in cellule progenitrici e il loro rilascio nel circolo sanguigno. Il differenziamento delle cellule si manteneva anche prelevandole dal paziente e mantenendole in coltura in vitro.L'ipotesi portata avanti dall'equipe veneta è la possibilità di utilizzare sildenafil, tadalafil e vardenafil, per intervenire su pazienti a rischio cardiovascolare ed eventualmente immaginarne l'uso nel momento in cui diventa necessario isolare cellule staminali, per esempio per un trapianto autologo. In attesa si poter parlare di veri e propri riscontri clinici, gli autori della ricerca hanno comunque chiesto il brevetto per questo tipo di applicazione, diversa dalle indicazioni finora approvate.

Simona Zazzetta



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