Sugli OTC ci vuole cautela

02 aprile 2008
Aggiornamenti e focus

Sugli OTC ci vuole cautela



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Quella di incoraggiare il ricorso all'automedicazione al fine di ridurre la spesa sanitaria è ormai una tendenza europea. Succede così sempre più di frequente che le autorità sanitarie concedano autorizzazioni per la vendita dei farmaci come prodotti da banco. Una tendenza naturalmente "benedetta" dalle aziende farmaceutiche che hanno solo da guadagnarci se è maggiore l'accessibilità dei farmaci. Ma si tratta di un fenomeno privo di rischi? Esistono studi sull'argomento che hanno segnalato un aumento del rischio di reazioni avverse. Il fatto è che i farmaci da banco vengono assunti in assenza di controlli medici con i rischi che questo comporta: dalla posologia sbagliata alle dosi eccessive fino all'assunzione prolungata. Della questione si è occupato un editoriale del British Medical Journal valutando rischi e benefici di un maggior ricorso all'automedicazione. La legislazione britannica in materia risale a quaranta anni fa. Sull'onda del caso della talidomide e dei suoi effetti teratogeni sulle donne in gravidanza, infatti, si è giunti allo UK Medicines Act del 1968 che divide i medicinali in due categorie: con e senza prescrizione. Non che la vendita con prescrizione sia garanzia di sicurezza, sottolineano i due analisti sul Bmj. Basti pensare all'utilizzo di antibiotici spesso fuori controllo. Ma quello che è certo è che si tratta di farmaci sottoposti a parecchi controlli, che sarebbero allentati inevitabilmente, una volta che i farmaci divenissero da banco. Ecco perché le autorità regolatorie prima di prendere decisioni in questa direzione dovrebbero valutare attentamente pro e contro.

A favore di una maggiore disponibilità


Che i pazienti possano beneficiare di una maggiore disponibilità di farmaci OTC è un dato di fatto. E' un fatto, innanzitutto, di rapidità nell'accesso. Un conto è trovare il principio attivo su richiesta in farmacia, un altro dover "passare" al vaglio del medico. E questo vale naturalmente per le condizioni più diffuse e per le quali si può far ricorso all'automedicazione, come le allergie per esempio. Ma anche, suggeriscono gli autori, come la contraccezione d'emergenza. A beneficiarne sarebbero anche i medici, non più costretti a scrivere ricette per disagi minori e i farmacisti che acquisirebbero un ruolo professionalmente più gratificante, non dovendo solo dispensare farmaci ma anche suggerimenti terapeutici. Infine un ultimo vantaggio starebbe nel risparmio per i sistemi sanitari, visto che sono i pazienti direttamente a pagare per i farmaci. Ci sono però altri aspetti da non trascurare. Quali?

Da non sottovalutare


Per cominciare l'uso inappropriato di medicinali che espone a danno il paziente senza alcun beneficio. In Gran Bretagna è addirittura autorizzato l'uso di simvastatina a basso dosaggio senza prescrizione. Esiste poi il rischio che un paziente si faccia la diagnosi sbagliata con potenziali danni collaterali. In una simile situazione viene meno il ruolo del medico e quello del farmacista può non essere così semplice, difficile, infatti, fare da supervisore nel contesto di una farmacia privata particolarmente impegnativa. In più gli eventuali effetti avversi possono manifestarsi anche parecchio tempo dopo che il farmaco è stato assunto. Si pensi all'associazione tra aspirina e sindrome di Reye riscontrata solo a 80 anni dall'uso del farmaco. Diventa così centrale il ruolo delle agenzie regolatorie, nel definire concentrazione, dose o dimensione della confezione che un farmacista può vendere senza prescrizione. L'imposizione di un dosaggio più basso, invece, come nel caso delle statine può ridurre l'efficienza del farmaco. L'ideale, perciò, sarebbe aumentare la disponibilità dei farmaci, ma con tutta le cautele del caso. Anche perché si deve fronteggiare la concorrenza di Internet dove tutto è sempre più accessibile e senza alcun controllo. Quello che non funziona o non sempre, osservano gli autori, è il sistema di vigilanza dei farmaci una volta commercializzati. La sicurezza degli OTC andrebbe, perciò, monitorata costantemente, anche se non sempre è così semplice. E anche il ruolo dei pazienti, nel denunciare effetti avversi diventa indispensabile.

Marco Malagutti



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