E' presto per parlare di farmatruffa

30 maggio 2008
Aggiornamenti e focus

E' presto per parlare di farmatruffa



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Qualcuno ha già parlato di farmatruffa, rievocando i tempi del primo grande scandalo del sistema farmaceutico italiano, quello degli inizi anni novanta che vide protagonisti, tra gli altri l'allora direttore dei Servizio farmaceutico del Ministero, Duilio Poggiolini, e travolse anche un ministro, Francesco De Lorenzo, e la CUF, Commissione unica del farmaco. Il tutto, grazie a un altro ministro Maria Pia Garavaglia, si tradusse in una revisione del prontuario, cioè l'elenco dei farmaci erogati dal SSN, un nuovo sistema di determinazione dei prezzi agganciato alla media europea e la nascita, dopo un certo tempo, dell'AIFA (Agenzia italiana del farmaco). E proprio l'AIFA è oggi al centro della nuova inchiesta, partita da Torino, dal procuratore Raffaele Guariniello, e approdata a Roma. Difficile dire oggi quali siano le ipotesi di reato. Si parla ovviamente di corruzione o concussione, ma per che cosa? L'indagine è nata, pare, dal dossier di un farmaco generico nel quale si presentava tra le prove di equivalenza, anche il dosaggio di una sostanza nel sangue che non può essere dosata. Quindi un dossier falso e, quindi, un problema di generici? Non proprio, perché poi si è parlato anche di una corsia preferenziale per un farmaco contro la disfunzione erettile, vardenafil della Bayer: i giornali hanno riportato una motivazione bizzarra, cioè che sarebbe stato favorito per restare in Classe C, a prezzo non contrattato, ma con un'indicazione "a carico dello Stato". Insomma c'è confusione e questo può anche essere il segno che le indagini sono effettivamente coperte dalla necessaria riservatezza.

Esiste un problema generici?


Ciò non toglie che giustamente chi si è sentito chiamato in causa abbia detto ciò che pensava. A cominciare dal produttori dei farmaci generici. Giorgio Foresti, presidente di Assogenerici, ha sottolineato il coinvolgimento nell'inchiesta di sei procuratori rappresentanti di "tutte o quasi", le aziende produttrici di farmaci a marchio, sposta l'asse dell'indagine inizialmente partita da verifiche sul generico. "Qualsiasi iniziativa della magistratura o della stessa AIFA - ha detto Foresti - è utile a dissipare dubbi e per noi benvenuta. Sul generico sono stati creati troppi sospetti e senza alcuna ragione, perché, come dimostra il mercato mondiale l'equivalente è un farmaco come tutti gli altri e non ha problemi di qualità". Foresti si dice convinto che "dal nostro punto di vista non esiste un problema generico. C'è piuttosto - continua Foresti - da analizzare tutto ciò che è stato fatto negli anni per screditare questo settore". Il presidente delle aziende produttrici di generico ricorda che l'Italia è "l'ultimo Paese europeo in cui arrivano questi farmaci. E' difficile che le aziende che immettono nel nostro mercato questi prodotti decidano di fare farmaci diversi da quelli già utilizzati e a lungo testati per la Spagna, per la Germania o per gli Stati Uniti. Nel resto del mondo si usano da 30 anni, mi chiedo perché solo in Italia si ponga in maniera così forte il problema della qualità". Tutte le aziende, ha concluso, che producono e commercializzano farmaci equivalenti "sono più che disponibili ad essere sottoposte a controlli e verifiche, come avviene regolarmente e con costanza, da parte degli organismi preposti".

L'AIFA ha fatto un buon lavoro?


Anche i vertici di Farmindustria, che raggruppa tutte le aziende del settore, si sono detti fiduciosi nella magistratura, che deve fare il suo lavoro, e hanno anche riconosciuto che l'AIFA in questi anni ha svolto egregiamente le sue funzioni.
Un concetto che è stato espresso con ben altra forza dalla Società italiana di farmacologia. In un comunicato ufficiale, la SIF sottolinea che l'AIFA si pone oggi, "nel panorama internazionale, come una delle autorità nazionali regolatorie sul farmaco più accreditate". Per i farmacologi - che elencano del dettaglio i risultati positivi raggiunti dall'Agenzia - è stato svolto bene il compito specifico "di autorizzare la commercializzazione del farmaco, dopo averne valutato il potenziale beneficio e l'eventuale rischio per i pazienti, e di contrattarne anche il prezzo di vendita". Ben gestita anche l'informazione - secondo la SIF - che si è allineata ad altri paesi culturalmente avanzati anche mettendo gratuitamente a disposizione degli operatori sanitari pubblicazioni in italiano di eccellente livello scientifico".
Comunque, se i comportamenti di singoli sono da sanzionare, ci penserà la magistratura e se questi singoli fossero parecchi, probabilmente si dovrà andare a un rimpasto, come si dice in politichese. Però, non è azzardato dire che difficilmente può essere un affaire del tipo di quello degli anni novanta. Per prima cosa, oggi la registrazione di nuovi farmaci è quasi esclusivamente fatta con procedura europea, quindi se l'EMEA, e la Commissione europea dicono di sì, prima o poi per il mutuo riconoscimento il farmaco arriva in tutti i paesi. In precedenza, ognuno faceva per sé, e quindi nel prontuario italiano comparivano farmaci che nel resto d'Europa nessuno usava, e tantomeno rimborsava, e poi si è saputo perché. Il meccanismo di determinazione del prezzo, poi, è molto cristallino e, comunque, ora è cambiato ulteriormente, al punto che non si parla più di prezzo della singola specialità ma del volume d'affari dell'azienda. Il sistema, quindi, è meno libero, da un certo punto di vista, e più libero da un altro, ragion per cui è difficile che il singolo funzionario faccia la differenza. Molti obiettano anche che l'Agenzia del farmaco europea risente del fatto di dipendere dalla Commissione industria e non da quella Salute, ma è un altro discorso.
Poi, che tra controllori e controllati non ci siano troppe famigliarità è sempre un bene, che si tratti di farmaci o di partite di calcio.

Maurizio Imperiali



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