Anziani ma innovativi

09 giugno 2005
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Anziani ma innovativi



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Generico ma non vecchio, né superato, né meno efficace. Il farmaco generico è semplicemente un principio attivo che brevettato diversi anni prima da un'azienda farmaceutica, perde la copertura brevettuale e quindi può essere usato da altre aziende per produrre farmaci che lo contengano. Rispetto all'originale, mantengono esattamente le stesse indicazioni, stessi dosaggi; sostanzialmente viene cambiato il nome commerciale ma il farmaco resta lo stesso. Ma con una marcia in più, e lo dicono gli esperti del settore che si sono incontrati in una conferenza stampa a Milano: Terapia delle principali patologie cardiovascolari e farmaci generici.

Non è solo meno caro


Il farmaco generico ha infatti dalla sua un importante alleato che è il tempo: il tempo in cui è stato usato. La necessità di dover aspettare un certo periodo, che varia a seconda delle leggi vigenti in materia nei diversi paesi, per poter diventare generico, non è altro che una conferma dell'efficacia e della sicurezza. In alcuni casi si ha un campione di milioni di pazienti/anno che hanno continuato ad assumere il farmaco a conferma di un elevato profilo di sicurezza che si mantiene tale nel tempo. Contrariamente a quanto la terminologia evoca nella parola generico, si tratta di prodotti che sono l'espressione di un largo successo terapeutico. Non è un caso che in quasi tutti i protocolli internazionale il gold standard della terapia sia un farmaco esistente anche come generico, in quanto caratterizzato dalla maggiore attività nell'ambito della classe terapeutica in cui si colloca. Purtroppo in Italia, a differenza di altri paesi europei, il generico non ha trovato ampi spazi nel mercato: a fronte di un 22% in Olanda, del 19% in Germania e del 15% in Inghilterra, il generico rappresenta solo il 10% (dati OsMed 2004). Questa condizione, dicono gli esperti è paradossalmente il prodotto di una politica orientata solo al risparmio e alle logiche commerciali. Sostanzialmente è passata la cultura che il farmaco generico costa meno, e basta. Mentre sono numerosissime le conferme di validità di questi prodotti, testimoniate anche dai numerosi studi clinici condotti nel corso degli anni.

Conferme cliniche


La metanalisi presentata da Carlo Schweiger, direttore della divisione di cardiolgia riabilitativa dell'ospedale di Garbagnate, e ristretta all'ambito cardiovascolare, ha confermato la validità di tali principi. Nel 2003 il British Medical Journal ha pubblicato un articolo che, sulla base di una rigorosa analisi dei trial, proponeva la cosiddetta polypill come strumento teoricamente capace di ridurre di circa l'80% l'incidenza di eventi cardiovascolari, se somministrata a tutti i soggetti di età superiore ai 55 anni. Ebbene, quasi tutti i farmaci che dovrebbero entrare a comporre la polypill sono farmaci generici: aspirina, betabloccanti, diuretici tiazidici, ace-inibitori, statine e acido folico. Nel 2002 Lancet ha pubblicato un editoriale in cui si sosteneva la seguente ipotesi: se a tutti i post-infartuati venissero somministrati farmaci di provata efficacia, i rischi di successivi eventi potrebbero essere ridotti del 75%. I farmaci in questione sono aspirina, betabloccanti, ace-inibitori e statine. Anche in questo caso tutte le molecole sono disponibili anche come generici (salvo le statine). Nel 2004 il New England Journal of Medicine ha pubblicato uno studio di confronto tra enalapril e telmisartan nel ridurre la progressione dell'insufficienza renale in soggetti diabetici. Le conclusioni sono che il telmisartan non è inferiore all'enalapril, una terminologia di tipo statistico per dire che i due farmaci hanno lo stesso effetto. L'enalapril è un ace-inibitore a basso costo mentre il telmisartan è un bloccante dei recettori dell'angiotensina, di recente introduzione e con un costo nettamente superiore. Quindi anche nel confronto diretto i farmaci "antichi" in molti casi mostrano di non essere da meno rispetto alle innovazioni successive.

La farmacia in ospedale

Il generico rappresenta un vantaggio che interessa anche l'ambito ospedaliero, come spiegato da Giovanna Monina, segretaria nazionale della Società Italiana di Farmacia Ospedaliera (SIFO), che rappresenta i farmacisti che si occupano dell'approvvigionamento dei farmaci per i ricoverati. In questo caso il generico è l'opportunità per ridurre i costi di acquisto e, quindi, rendere disponibili risorse utili per far fronte a quelle patologie che richiedono farmaci innovativi ad alto costo. In ospedale, i medicinali vengono acquistati in seguito a gare per le quali esistono capitolati tecnici che indicano i principi attivi richiesti: si acquista quello offerto al prezzo più vantaggioso. Parrebbe quindi l'occasione ideale per il generico. Nella realtà, però, si osserva spesso un fenomeno per cui le aziende offrono medicinali "di marca" con sconti superiori al minimo previsto, così da essere più vantaggiosi dei corrispondenti generici. Le aziende dal canto loro hanno tutto l'interesse che il loro marchio sia presente nell'ospedale, in vista della prescrizione dopo la dimissione. I farmacisti ospedalieri di solito si impegnano nel sollecitare gli specialisti a indicare al momento delle dimissioni il principio attivo o la classe terapeutica anziché il farmaco, proprio per non condizionare la prescrizione. Questo perchè è importante far crescere la consapevolezza dei vantaggi che questi prodotti comportano, e non soltanto sul bilancio familiare, e cercare di promuovere una cultura del generico che potenzialmente potrebbe portare a considerare le medicine non dei marchi commerciali registrati, ma molecole in grado di guarire, se a un costo più basso tanto meglio.

Simona Zazzetta



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