Se neonatale fa risparmiare

13 aprile 2007
Aggiornamenti e focus

Se neonatale fa risparmiare



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La salute non dovrebbe avere un prezzo ma quando i conti li fa un servizio sanitario e li deve far quadrare, ogni opportunità viene valutata in base a un bilancio di costi benefici. E a volte sono proprio (e tristemente) i numeri a dettare gli orientamenti di investimenti e distribuzione di risorse e i risultati della ricerca scientifica sono il criterio di scelta, in particolare quando si tratta di patologie relativamente rare. E la fibrosi cistica è una di queste.

Evidenze non condivise


E’ una patologia che si può diagnosticare precocemente, in età neonatale, con test immunologici o analisi genetiche. Lo screening neonatale favorisce la diagnosi entro i due mesi di vita nel 90% dei pazienti. Senza tale screening l’età di manifestazione clinica (e quindi diagnosi) è variabile: se alcuni pazienti presentano sintomi nei primi instanti di vita, dopo qualche settimana e in casi moderati durante l’età adulta.
Il tempismo di una diagnosi neonatale apporta un importante vantaggio rispetto a una diagnosi clinica, a malattia manifesta, tra uno e nove anni di età. Motivo per cui alcuni stati europei, tra cui l’Italia, l’Australia e 23 stati degli Stati Uniti hanno voluto implementare un programma di screening neonatale per la fibrosi cistica. Tuttavia la discrezionalità da parte dei governi sulla scelta, presuppone un non riconoscimento condiviso globalmente. Ciò che è assodato è che sia una malattia che condiziona l’aspettativa di vita ma che dispone di trattamenti efficaci e la prospettiva per i pazienti è migliorata in modo sostanziale negli ultimi 25 anni. Non si comprende quindi, commentano gli autori di alcuni studi, perchè lo screening sui neonati fatichi ancora a ottenere popolarità, e ritenendo l’aspetto economico, forse più di quello clinico, appetibile per le autorità competenti proseguono studi che ne dimostrano la validità.

Si conferma il risparmio


Uno dei più recenti è stato pubblicato dalla rivista The Lancet e conferma un risparmio in termini di cure con terapie a lungo termine e antibiotici endovena, stimato sulla base di dati estratti dal Cystic Fibrosis Database inglese relativi a due tipi di popolazione di pazienti. Da una parte un campione di 184 soggetti che avevano ricevuto la diagnosi in uno screening neonatale dall’altra 950 soggetti con diagnosi avvenuta tra uno e nove anni. Ebbene la differenza dei costi calcolati solo come terapie ricevute, era di diversi ordini di grandezza: con una diagnosi clinica alla comparsa dei sintomi i costi salivano di una quota che oscillava tra il 60 e il 400% in più rispetto alla gestione terapeutica dei casi diagnosticati durante lo screening. Tali stime, per altro, non hanno preso in considerazione altri aspetti come i benefici sociali e scolastici che ne trarrebbero le famiglie grazie a un esito migliore della patologia. E, infine, come concludono gli autori della ricerca, anche se il risparmio non controbilancia i costi totali di un programma di screening, rimanendo in un margine accettabile, il giovamento che ottiene la salute ne giustificherebbe comunque l’implementazione.

Simona Zazzetta



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