Dalla Cina con furore

17 novembre 2004
Aggiornamenti e focus

Dalla Cina con furore



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Ha attività sedativa, diminuisce la peristalsi intestinale, ha azione antibatterica e citotossica, antimicrobica, induce bradicardia, è rilassante e antinfiammatorio, ha una azione antitumorale, riduce il ritmo cardiaco, è disinfettante del dotto biliare, abbassa la pressione. Questo portentoso composto è, secondo la sua definizione enciclopedica, la berberina, un alcaloide contenuto nella radice del biancospino ma anche in varie altre piante. A oggi è indicata nella gastrite, nelle coliti spastiche, negli spasmi viscerali di origine psicosomatica, nella psoriasi, nell'orticaria e nel prurito. Ma una nuova ricerca, pubblicata su Nature Medicine, la indica come una possibile alternativa alle statine contro il colesterolo alto.

Lo studio di Nature


Lo studio cino-statunitense è stato condotto su pazienti con iperlipidemia, ma anche in vitro e nei criceti. I dati raccolti dimostrano che la sostanza riduce i livelli di colesterolo ma con un meccanismo diverso da quello osservato con le statine. Ecco perché gli autori della ricerca ipotizzano un ruolo del principio attivo da solo ma anche in combinazione con le statine, per combattere l'eccesso di trigliceridi e di colesterolo. Ma come si è svolto lo studio? I ricercatori hanno esaminato 700 differenti rimedi cinesi su cellule epatiche umane in provetta e da questa osservazione hanno dedotto che la berberina aumenta l'attività del gene per il recettore del colesterolo e, di conseguenza, ne facilita il riassorbimento dal sangue. Quindi hanno seguito 60 pazienti affetti da iperlipidemia, 32 trattati con 0,5 grammi di berberina due volte al giorno e 28 con placebo. Le analisi hanno rivelato che, dopo tre mesi, le condizioni dei pazienti controllo erano rimaste stabili o erano peggiorate. Invece nei pazienti che avevano assunto il rimedio cinese le concentrazioni ematiche di colesterolo erano diminuite del 29% e quelle dei trigliceridi del 35%. In un'altra fase dello studio i ricercatori hanno somministrato la berberina a criceti per verificarne il meccanismo di attività, e hanno osservato che la riduzione dei livelli di colesterolo si associava a un aumento del recettore nelle cellule epatiche. L'ipotesi è, perciò, che il composto aumenti la capacità del fegato di catturare e metabolizzare il colesterolo. Il prossimo passo - concludono i ricercatori - sarà quello di effettuare ulteriori studi clinici per trovare il dosaggio ideale ma anche per vederne l'effetto in associazione alle statine. Finora, infatti, sono state sperimentate solo dosi moderate ma, avendo evidenziato un effetto dose-dipendente sui criceti, dosaggi più alti dovrebbero dare risultati maggiori. Oltretutto la berberina costa solo 70 cents al giorno. Efficace ed economica, perciò.

Marco Malagutti



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