Complementari ma non per tutti

28 maggio 2004
Aggiornamenti e focus

Complementari ma non per tutti



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Il campo delle medicine complementari e alternative si modifica di anno in anno, e comunque tende a estendersi sempre più. Per avere un'idea di come si muovono i pazienti, ricercatori americani hanno condotto un'indagine che traccia i confini e i caratteri di un consumo che sempre più si integra con quello tradizionale di farmaci.
Già il National Institute of Health ha classificato in cinque categorie le medicine complementari distinguendo le medicine alternative (omeopatia, ayurvedica), interventi mente-corpo (preghiera), terapie manipolative (osteopatia, chiropratica), terapie energetiche (reiki, Qi gong), terapie a base biologica (diete, integratori). In generale, il fruitore di tali tecniche, per lo meno in America, è una persona adulta, con educazione scolastica alta, con malattie croniche.

Poche domande per capire


Per l'indagine, i cui risultati sono stati pubblicati sugli Archives of Internal Medicine, gli autori hanno ritagliato una fetta di popolazione cittadina, meno abbiente, che si rivolgeva agli ambulatori dell'assistenza pubblica per problemi di salute.
Il questionario si risolveva in una decina di domande che permettevano di stabilire quali farmaci erano stati prescritti dal medico di medicina generale e da altri medici. Nello specifico veniva chiesto se il paziente stava assumendo vitamine, prodotti fitoterapici o omeopatici, rimedi "della nonna", o se avevano usato amuleti, pietre o cristalli a scopo terapeutico. Si chiedeva anche se c'erano diete alimentari in corso e se erano state raccomandate dal medico o dal dietista. Infine veniva loro chiesto se pregavano a scopo terapeutico e se facevano attività fisica.

I costi frenano


Il quadro emerso dalle risposte non si discosta molto da quanto già si sapeva sui consumi, se non che essendo la popolazione selezionata a basso reddito, i metodi più costosi erano quelli meno adottati. Dei 370 pazienti selezionati quasi metà usa supplementi vitaminici ma più del 70% lo fa di propria iniziativa, solo il 17% sotto prescrizione medica. Il 36% segue una dieta che nella maggior parte dei casi gli è stata raccomandata da un medico. Indipendentemente dal grado di educazione, il 60%, in prevalenza donne, prega per guarire. Infine un terzo del campione aveva consultato almeno una volta un esperto di medicina alternativa, che nella maggior parte dei casi (78%) era un chiropratico.
In generale, comunque, ne emerge una fascia di popolazione, che, per quanto socio-economicamente sfavorita, si rivolge alla medicina complementare, anche se con meno libertà di scelta. Ricorre quindi a opzioni meno costose come la preghiera, l'attività fisica e la dieta. Il resto forse è ancora roba da ricchi.

Simona Zazzetta



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