Accidia/rischiose pigrizie

20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

Accidia/rischiose pigrizie



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Se fosse uno dei sette nani sarebbe sicuramente pisolo e se fosse un vizio capitale sarebbe l'incarnazione dell'accidia: è l'eterno svogliato, quello che benedice la scoperta delle scale mobili ed è contrario al "chi dorme non piglia pesci". La scusa è sempre quella: "sono troppo stanco", ma per quanto possa sembrare strano, meno si fa e meno si vorrebbe fare. Per uscire da questo insano circolo vizioso, la soluzione è una sola: iniziare a muoversi; tutto l'organismo (compresa la psiche) ne trarrà ampio beneficio. La conferma arriva dal mondo medico-scientifico, dove l'attenzione al ruolo dell'attività fisica nel raggiungimento del benessere continua a dare conferma che lo sport migliora l'organismo e allontana il rischio di malattia. Più precisamente, lo sport ...

...riduce il rischio di depressione


Tra tutte le varie terapie contro le sindromi depressive non dovrebbe mai mancare una corretta attività fisica: è questa l'affermazione di un gruppo di ricercatori della Duke University di Durham (North Carolina), che ha condotto uno studio su un gruppo di pazienti colpiti da depressione. In particolare, dai risultati dell'indagine sembra che fare sport moderato 3 volte alla settimana (per un totale di almeno 45 minuti) aiuti ad allontanare il malumore. Non solo, con l'esercizio fisico si riduce anche il rischio di ricadute: dopo 6 mesi di regolare attività fisica solo il 10% dei pazienti ha avuto delle recidive, mentre nel gruppo di controllo (trattati solo con i farmaci) ciò si è verificato nel 40% dei casi.

Psychosomatic Medicine 2000; 62:633-638

L'associazione tra ridotta attività motoria e rischio di depressione è stata confermata anche da un altro grande lavoro statistico, condotto su oltre 20.000 soggetti seguiti per 20 anni da ricercatori americani del Laboratorio di Sociologia Umana di Berkeley. Lo studio è iniziato nel 1965 con l'attenta analisi di 8.023 adulti, di 20 anni e più, selezionati nella contea di Alameda in California ai quali è stato chiesto di rispondere ad un questionario riguardante il loro stile di vita (soprattutto sui loro eventuali problemi del sonno, dell'alimentazione e dell'umore) e la loro salute fisica (grado dell'attività fisica e numero di ore dedicate allo sport durante la settimana). Dieci anni più tardi (1974) le stesse persone (6.235, tenendo conto dei decessi e di particolari malattie) sono state nuovamente interrogate sui medesimi argomenti. Infine, lo stesso iter di domande è stato effettuato nuovamente dopo 9 anni (1983). Dai risultati delle indagini è emersa una chiara correlazione tra depressione e attività fisica. In particolare, le persone che hanno sempre mantenuto una buona attività fisica hanno evidenziato un minor rischio di depressione, rispetto ai soggetti più sedentari e a chi, da un'attività moderata, ha poi ridotto il tempo dedicato al movimento.

American Journal of Epidemiology, 1991, 134, n.2

...allontana il rischio di calcoli


I soggetti obesi possono ridurre il rischio di calcoli biliari praticando una regolare attività fisica: ad affermarlo è un gruppo di ricercatori della Louisiana State University Health Sciences Center di New Orleans. Lo studio ha coinvolto 53 adulti in attesa di trapianto chirurgico per il trattamento dell'obesità severa; dalle analisi dei pazienti è emersa una minore incidenza di calcoli biliari nei pazienti abituati a fare esercizio fisico nel tempo libero, rispetto ai pazienti più sedentari. I ricercatori non hanno ancora chiarito il perché del ruolo benefico dello sport contro il rischio di calcoli biliari. L'ipotesi più accreditata è che l'attività fisica, riducendo i livelli di colesterolo nel sangue, possa così ridurre anche il rischio di calcoli, piccoli sassolini originati, appunto, da accumuli di colesterolo, bile, sali di calcio e altre sostanze.

American Journal of Gastroenterology 2001; 96:1860-1865

...previene il diabete

Sono molte le ricerche che hanno segnalato un possibile effetto protettivo dello sport contro il rischio di diabete. Un interessante studio epidemiologico sull'argomento è quello condotto da J. E. Manson della Harvard Medical School and Brigham and Women's Hospital di Boston, pubblicato sulla rivista Jama nel luglio 1992. Gli autori hanno analizzato 21.271 medici di sesso maschile dai 40 agli 84 anni d'età (compresi i medici senza alcun precedente di diabete, infarto, cancro e insufficienza vascolare cerebrale), i quali sono stati seguiti per 5 anni. In totale sono stati diagnosticati 258 nuovi casi di diabete. Dall'indagine è emerso che l'attività fisica diminuisce, in media, il rischio di diabete di tipo 2 (non-insulino dipendente) del 36% circa. Più precisamente, maggiore è la frequenza dell'esercizio fisico, maggiore è la protezione contro il diabete: con attività mono-settimanali il rischio si riduce del 23% circa, con attività bi-settimanali del 38% e con un'attività praticata per più di 5 volte alla settimana cala del 42%. "Ciò significa che in America, dove oltre il 60% degli abitanti non pratica attività sportive regolari" affermano i ricercatori "almeno il 25% dei casi di diabete non-insulino dipendente può essere associato ad uno stile di vita sedentario".

JAMA. 1992; 01 Luglio

... "allena" le arterie

Sì, lo sport fa bene anche alle arterie: questa la conclusione di uno studio realizzato da ricercatori dell'Università di Kuopio (Finlandia) e condotto su 854 uomini di mezza età, seguiti per un periodo di circa 4 anni. Tutti i soggetti mostravano un lento procedere dell'aterosclerosi della carotide (cioè, una lenta formazione di placche all'interno dell'arteria del collo). Dopo aver suddiviso i pazienti in base alla gravità iniziale della malattia, i ricercatori hanno evidenziato un ulteriore rallentamento dell'aterosclerosi in quelli che facevano regolare attività aerobica. Secondo gli esperti, infatti, l'esercizio fisico di tipo aerobico è in grado di ostacolare l'avanzare della formazione di placche nelle arterie, riducendo, così, anche il rischio di infarto cardiaco e cerebrale.

Annals of Internal Medicine 2001; 134:12-20

...rafforza la schiena

Esercizi mirati al rafforzamento dei muscoli del tronco permettono di migliorare notevolmente la situazione dei pazienti affetti da lombalgia cronica, anche superati i fatidici 40 anni d'età. Ad affermarlo è un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Chirurgia Ortopedica della facoltà di Medicina di Kochi (Giappone). Lo studio ha coinvolto 52 pazienti affetti dalla malattia e un gruppo di controllo di 60 soggetti sani. I primi sono stati suddivisi in 3 gruppi a seconda del disturbo e del trattamento seguito: il primo gruppo era composto da soggetti con spondilosi; il secondo da soggetti con ernia del disco e spondilosi riferita all'età; infine, il terzo comprendeva soggetti con lombalgia, che (a differenza dei pazienti degli altri 2 gruppi) non avevano seguito alcuna terapia riabilitativa volta al rafforzamento dei muscoli del tronco. Al termine dello studio, i pazienti dei primi 2 gruppi (sottoposti a terapie riabilitative del tronco) hanno evidenziato un aumento della forza muscolare della schiena e una netta riduzione dei sintomi di lombalgia; i pazienti del terzo gruppo, invece, non hanno mostrato alcun miglioramento. Secondo gli esperti, quindi, l'esercizio fisico (se correttamente seguito da un fisioterapista) può migliorare notevolmente la situazione dei pazienti affetti da forme di artriti o di artrosi.

Journal Orthop Sci 2000; 5(3):210-216

... ostacola il cancro

Fare sport 2 o più volte alla settimana sembra essere un'ottima arma per ridurre il rischio di cancro nei soggetti di mezza età. E' quanto affermato da un gruppo di ricercatori della University College Medical School di Londra. In particolare, un'attività fisica regolare sembra ridurre il rischio di cancro alla prostata, allo stomaco e all'intestino. L'indagine è stata condotta su 7.588 uomini dai 40 ai 59 anni d'età, seguiti per un periodo di 19 anni. Durante lo studio, a 969 soggetti è stato diagnosticato un tipo di tumore. Dopo aver allineato i pazienti in base ad altri fattori di rischio di tumore (come l'abitudine al fumo, il peso corporeo, il vizio dell'alcol e l'età), i ricercatori hanno rilevato una significativa riduzione del rischio di cancro negli uomini abituati a fare una moderata e regolare attività fisica, mentre non è emersa alcuna protezione nei soggetti abituati a fare attività fisica lieve e sporadica. Tra le attività svolte dai pazienti con un ridotto rischio di cancro, le più seguite erano: il golf, la corsa, il nuoto, il tennis e la vela. In particolare, tra gli uomini abituati a fare sport per più di 2 volte alla settimana il rischio di cancro generale era ridotto del 24% e il rischio di cancro della parte alta del tratto digestivo era ridotto del 62% circa.

British Journal of Cancer 2001; 85:1311-1316

A conferma dei benefici dell'attività fisica ci sono anche i risultati di un altro studio, condotto all'Università di Harvard su oltre 17.000 uomini dai 30 ai 79 anni d'età. Secondo i ricercatori, fare 40 minuti di marcia 4-5 volte alla settimana basterebbe a ridurre del 50% il rischio di cancro al colon, rispetto alla popolazione sedentaria. E la protezione dalla malattia sembra aumentare quanto più a lungo si mantiene l'abitudine al movimento fisico. Da qui l'importanza di restare attivi anche dopo i 60-70 anni d'età. Il movimento, invece, non sembra aver alcun effetto protettivo nei confronti del cancro del retto.

Journal of the National Cancer Institute, 18 settembre 1991

...è un elisir di giovinezza

Lo sport ti fa bello e...più giovane: è quanto emerso da un'indagine di un'équipe della Tufts University di Boston, condotta su un gruppo di pensionati (63 donne e 37 uomini) di età media di 87 anni (da 72 a 98 anni d'età). Il 38% erano soggetti depressi e la maggior parte utilizzava dei deambulatori per muoversi. I ricercatori hanno sottoposto gli anziani a diversi programmi, tutti per un periodo di 10 settimane. Un gruppo è stato sottoposto ad un allenamento fisico progressivo associato a supplementi nutrizionali, un gruppo al solo allenamento fisico, un altro alla sola assunzione di supplementi dietetici e un quarto gruppo è stato sottoposto ad attività fisica associata ad assunzioni di placebo (sostanza inattiva). Al termine dello studio, nei soggetti sottoposti ad allenamento fisico progressivo la forza muscolare è aumentata del 113% (contro il 3% degli anziani sedentari), la velocità di marcia del 12% (contro un declino progressivo dell'1%) e la capacità di salire le scale del 28% (contro il 3,6%). Inoltre, negli anziani "allenati" è stato registrato un aumento del diametro delle cosce, in media, del 2,7%, mentre nei pazienti sedentari è stata evidenziata una riduzione della massa muscolare, in media, dell'1,8%. A giovare dell'attività fisica è stato anche lo stato mentale, con una riduzione della depressione e un maggior interesse alle attività sociali. Il programma di allenamento prevedeva 3 sedute alla settimana di 45 minuti l'una, in cui gli anziani dovevano fare 2 esercizi, spingendo dei pesi sempre più pesanti, volti a stimolare i muscoli estensori (glutei e quadricipiti).

New England Journal of Medicine 1994; 330, n.25, 23, giugno, pp.1769-1819

Annapaola Medina



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