L'uragano non è finito

14 settembre 2005
Aggiornamenti e focus

L'uragano non è finito



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L'emergenza non è ancora finita. Come riporta, infatti, il sito dell'Istituto superiore di sanità, eventi climatici estremi come un uragano o una forte perturbazione, associati a condizioni strutturali, come argini indeboliti dal tempo o un territorio degradato e incapace di assorbire grandi masse d'acqua, possono determinare conseguenze disastrose per le popolazioni colpite. E Katrina, l'uragano che ha devastato e inondato la città di New Orleans a fine agosto 2005, ne è l'ennesima conferma. Tre sono i principali elementi di criticità: infezioni, avvelenamenti da acque contaminate e stress post-traumatico. A ciò si aggiunga un sistema di allerta e prevenzione non proprio efficientissimo e un fatto venuto alla luce in modo eclatante: l'uragano ha mostrato come a soffrire e a morire fossero in prima linea i poveri e i neri. Si può ben capire, perciò, perché un editoriale pubblicato sulla Stampa parli di "catastrofe della natura che è al tempo stesso catastrofe dello Stato, delle leggi che tengono insieme la società, delle regole che impongono la protezione dei più deboli e indifesi nell'ora dei flagelli". Di tutti questi aspetti si è occupato anche un editoriale pubblicato sulla rivista scientifica Lancet. Il quadro non è proprio confortante.

Il pericolo presente


Mentre ancora si cercano i sopravvissuti e si contano i morti, esordisce l'articolo di Lancet, l'aspetto più scioccante del dopo Katrina è rappresentato dalla scarsa risposta all'emergenza. Ma è davvero una sorpresa? Si tratta di un disastro di proporzioni bibliche, ma la colpa non è soltanto di madre natura, ma anche delle azioni, o meglio delle inazioni, degli uomini e delle istituzioni. Salta agli occhi, infatti, la mancanza di un piano per affrontare l'emergenza oltre al fatto che a essere stati colpiti sono stati i poveri e i neri in particolare. Del resto al quarto giorno dall'uragano, Michael Brown, il responsabile della Federal Emergency Management Agency (Fema), ha dichiarato alla Cnn che aveva appena appreso che migliaia di persone si trovavano assiepate in rifugi di fortuna senza cibo ne acqua e che nessuno poteva prevedere la rottura degli argini. Per la cronaca Brown è stato provvisoriamente (e si può ben capire perché! ndr) rimosso dall'incarico. Quanto al fatto che siano stati gli "svantaggiati" più colpiti, Lancet osserva come la vulnerabilità di certe classi sociali preesistesse alla tragedia: "Si tratta del riflesso di un sistema sanitario ed economico che ha lasciato molte persone ai margini". Un esempio può servire a rendere l'idea. Mentre i pazienti del Charity Hospital, il principale ospedale pubblico della Louisiana, sono rimasti senza soccorsi nei quattro giorni dopo Katrina, dall'altra parte della strada il Tulane University Medical Center, una struttura privata, ha disposto di venti elicotteri per evacuare i suoi 1400 pazienti. Può bastare? Ma a ribadire le inefficienze del sistema di emergenza sono i continui annunci degli ultimi anni su una eventualità di questo tipo.

Le denunce passate


Non più di due anni fa era stata segnalata la probabilità di un evento simile e importanti istituzioni statunitensi, come i CDC e l'EPA, avevano denunciato il rischio di isolamento degli ospedali e il rischio di fallimento delle procedure di evacuazione nelle aree povere. Denuncie evidentemente inascoltate. Ora, perciò, ci si trova a dover affrontare emergenze sanitarie che vanno dagli stress post-traumatici alle infezioni virali e alla disidratazione. Problemi rafforzati dalla grandezza dell'area interessata dalla catastrofe, che rende il sistema sanitario inadeguato a fronteggiarla. E il problema delle infezioni è uno dei più allarmanti visto la decomposizione di centinaia di cadaveri nelle acque di tracimazione. Va detto che i CDC precisano come l'insorgenza di epidemie a seguito degli uragani non è un fenomeno comune negli Stati Uniti. Ecco perché malattie come il colera e il tifo non dovrebbero diffondersi in un paese dove le malattie non sono endemiche. Ciò precisato il problema posto dall'infezione delle acque è davvero rilevante, qualsiasi cosa ci fosse nella rete fognaria, infatti, ora è anche nell'acqua. E gia sono stati segnalati i primi cinque casi fatali provocati dal batterio Vibrio vulnificus, cui sono particolarmente suscettibili i soggetti con un sistema immunitario debole. Il vero disastro potrebbe cominciare ora.

Marco Malagutti



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