Alternative da standardizzare

19 gennaio 2005
Aggiornamenti e focus

Alternative da standardizzare



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La storia è sempre la stessa. Le medicine alternative funzionano? Danno garanzie? Le risposte a loro volta si ripetono: mancano criteri oggettivi simili a quelli della medicina "ufficiale" per garantirne innocuità e efficacia. Così se da una parte il ministro Sirchia ha recentemente dichiarato di rispettare quello che i cittadini chiedono ma di avere il dovere di dire che si tratta di medicina non efficace, dall'altra un numero crescente di persone si rivolge a queste discipline mediche senza consultare uno specialista e basandosi solo sul passaparola o sulle notizie apprese dai giornali, dalla televisione o da internet. Un altro capitolo all'annosa questione viene da un rapporto dell'Institute of Medicine statunitense (IOM). I passi avanti non sembrano moltissimi, arriva però un'ulteriore conferma: occorre fare ricerca e possibilmente sempre più mirata.

Quali trial per le alternative?


Il discorso si riferisce in particolare ad agopuntura e fitoterapia, le discipline più accreditate. Un terzo degli americani vi ricorrono ed è così sempre più importante - dicono allo IOM - standardizzare questi trattamenti ed evidenziare se e come agiscono. Per arrivare a risposte univoche occorre che le istituzioni lavorino con l'industria, con i ricercatori ma anche con i consumatori per trovare la maniera di testare le medicine alternative. Bisogna così identificare quali sono le barriere per una migliore ricerca su queste discipline. "Riteniamo infatti" dicono gli esperti "che gli stessi principi nella ricerca e gli standard per mostrare l'efficacia si dovrebbero applicare sia alla medicina convenzionale sia a quella complementare". La difficile applicazione su queste terapie dei classici trial randomizzati non deve rappresentare un freno, esistono altre modalità di valutazione, ugualmente efficaci, come gli studi osservazionali o quelli caso-controllo o ancora quelli che misurano le attese dei pazienti. Alcuni trattamenti convenzionali come la psicoterapia, del resto, che non possono avvalersi dei trial randomizzati, si avvalgono da tempo e con buoni risultati degli altri metodi.

Servono nuove regole


Il dito dello IOM è puntato, in particolare verso gli integratori dietetici e la loro disciplina negli Stati Uniti, che attualmente limiterebbe la ricerca, visto che sono considerati alla stregua di alimenti piuttosto che di farmaci. E' chiaro, infatti, che se ai produttori non è richiesto di condurre test e non sono in grado di brevettare molti integratori, non esiste un grande incentivo a investire nella ricerca sull'efficacia di questi prodotti. Il report, poi, si sofferma sui numeri. Da un'indagine dell'Harvard Medical School si evidenzia come il 35% degli americani ha fatto ricorso alle medicine complementari nel 2002. Un numero complessivamente invariato ma con un ragguardevole aumento per quel che concerne il ricorso a fitoterapici o per pratiche come lo yoga che vanta 10 milioni di praticanti negli Usa. Molto resta ancora da spiegare, comunque, sul perché si faccia ricorso a queste terapie con o senza l'aggiunta di quelle convenzionali. Lo IOM spera di dare un'ulteriore spinta all'integrazione delle discipline mediche, un'integrazione che avvantaggi davvero i pazienti.

Marco Malagutti



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