Parmodalin

26 aprile 2024

Parmodalin


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Nota: Per informazioni su farmaci e confezioni ritirate dal commercio accedi al portale AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco).


Cos'è Parmodalin (tranilcipromina + trifluoperazina)


Parmodalin è un farmaco a base di tranilcipromina + trifluoperazina, appartenente al gruppo terapeutico Antidepressivi triciclici + antipsicotici fenotiazinici.

A cosa serve Parmodalin e perchè si usa


Trattamento sintomatico delle forme depressive gravi. Depressioni reattive nelle quali non è indicata o è risultata inefficace l'elettroshock terapia.


Indicazioni: come usare Parmodalin, posologia, dosi e modo d'uso


L'impiego di PARMODALIN è consigliato nei soli casi di grave depressione mentale nei quali non è indicata l'elettroshock terapia o nei quali quest'ultima, applicata, è risultata inefficace e dopo il fallimento di tutti gli altri trattamenti provati in precedenza.

Posologia

La posologia media consigliabile è di una compressa rivestita 1-2 volte al giorno per una settimana. Ottenuta una risposta soddisfacente attenersi ad una dose di mantenimento di una compressa rivestita al mattino.

In ogni caso la dose massima giornaliera non deve superare le 3 compresse rivestite (corrispondenti a 30 mg di tranilcipromina).

Pazienti anziani

Nel trattamento di pazienti anziani la posologia deve essere attentamente stabilita dal medico che dovrà valutare una eventuale riduzione dei dosaggi sopraindicati.


Controindicazioni: quando non dev'essere usato Parmodalin


Ipersensibilità ai principi attivi o ad uno qualsiasi degli eccipienti.

PARMODALIN non deve essere somministrato a pazienti affetti da vasculopatie cerebrali accertate o sospette, da malattie cardiovascolari, da feocromocitoma, da ipertensione arteriosa o con un'anamnesi di cefalee.

PARMODALIN inoltre è controindicato in pazienti di età superiore ai 60 anni perchè a questa età sono statisticamente frequenti alterazioni cerebrovascolari.

PARMODALIN non deve essere usato nei pazienti epatopatici o con anamnesi di epatopatia pregressa o con prove funzionali epatologiche alterate. Non deve pure essere somministrato in presenza di alterazioni della crasi ematica con segni di depressione midollare.

Parmodalin può essere usato durante la gravidanza e l'allattamento?


L'uso di ogni farmaco durante la gravidanza, l'allattamento e nelle donne in età feconda deve essere condizionato dall'attenta considerazione del rapporto fra il beneficio che ci si attende dalla somministrazione del farmaco stesso ed il possibile rischio per la madre e per il bambino.

I neonati esposti agli antipsicotici convenzionali o atipici incluso PARMODALIN durante il terzo trimestre di gravidanza sono a rischio di effetti indesiderati inclusi sintomi extrapiramidali o di astinenza che possono variare per gravità e durata dopo la nascita. Ci sono state segnalazioni di agitazione, ipertonia, ipotonia, tremore, sonnolenza, stress respiratorio, disturbi dell'assunzione di cibo. Pertanto i neonati dovrebbero essere attentamente monitorati.

Gli studi sulla riproduzione degli animali hanno dimostrato che la tranilcipromina passa nel feto di ratta attraverso la barriera placentare ed inoltre si ritrova nel latte della cagna nutrice. Non è stata finora dimostrata l'assenza di effetti nocivi della tranilcipromina e della trifluoperazina somministrate durante i periodi della gravidanza e della lattazione, sulla fertilità e sullo sviluppo post-natale degli animali trattati.


Quali sono gli effetti indesiderati di Parmodalin


Le più importanti reazioni al trattamento con tranilcipromina sono rappresentate dalle crisi ipertensive con esito a volte mortale. Queste crisi sono caratterizzate dalla seguente sintomatologia: cefalea occipitale con irradiazione frontale, palpitazioni, rigidità e dolorabilità del collo, nausea, vomito, sudorazione (talora con febbre, brivido, sudorazione fredda) e fotofobia. Possono essere presenti bradicardia o tachicardia, extrasistolia, dolore costrittivo del torace e midriasi. Sono stati descritti casi di emorragia intracranica con emiparesi ed emiplegia eccezionalmente a decorso mortale, associate con aumento della pressione arteriosa.

Per questo motivo in corso di trattamento con PARMODALIN la pressione arteriosa deve essere attentamente controllata per poterne valutare qualsiasi variazione.

Il trattamento deve essere interrotto immediatamente se compaiono palpitazioni o cefalee insistenti poichè questi sintomi possono rappresentare i prodromi di una crisi ipertensiva. Nel caso essa compaia, si deve sospendere il trattamento con PARMODALIN.

Occorre inoltre istituire immediatamente una terapia ipotensiva evitando l'uso di reserpina per via parenterale.

Durante il trattamento con PARMODALIN si può anche avere ipotensione arteriosa. I sintomi dell'ipotensione ortostatica sono stati osservati più comunemente, ma non esclusivamente, in pazienti con pre-esistente ipertensione. Con l'interruzione del trattamento i valori pressori ritornano, in genere, ai livelli di partenza. Con dosi di tranilcipromina superiori a 30 mg pro die il più frequente effetto secondario è l'ipotensione che può dar luogo a sincope.

L'aumento del dosaggio giornaliero di PARMODALIN deve quindi essere più graduale nei pazienti che, fin dall'inizio della terapia, mostrino tendenza all'ipotensione. Quando la tranilcipromina, come nel caso di PARMODALIN, è somministrata contemporaneamente a derivati della fenotiazina o ad altri farmaci che possano causare ipotensione, deve essere presa in considerazione l'eventualità di un potenziamento dell'effetto ipotensivo.

In corso di trattamento con tranilcipromina sono stati talora descritti: irrequietezza, insonnia, debolezza, secchezza delle fauci, nausea, diarrea, dolori addominali, stipsi, tachicardia, anoressia, edemi, disturbi della vista, impotenza e, più raramente, epatopatie, eruzioni cutanee. Acufeni, spasmi e tremori muscolari, parestesia, ritenzione urinaria sono stati descritti così eccezionalmente per cui non è stato possibile attribuirne la comparsa alla tranilcipromina.

Anche in questi casi, la riduzione del dosaggio giornaliero di PARMODALIN determina, in genere, la regressione della sintomatologia collaterale, la quale si presenta più raramente in considerazione della combinazione della tranilcipromina con la trifluoperazina.

In pazienti trattati con trifluoperazina sono stati descritti casi di agranulocitosi, trombocitopenia, pancitopenia, anemia, ittero di tipo colestatico, altre alterazioni a carico dell'epatocita.

Altri effetti indesiderati connessi con l'uso di trifluoperazina possono essere sonnolenza, vertigini, reazioni ed eruzioni cutanee, secchezza delle fauci, insonnia, amenorrea, affaticabilità, debolezza muscolare, anoressia, galattorrea, alterazioni della vista, reazioni neuromuscolari extrapiramidali. Questi ultimi sintomi sono stati riferiti con frequenza significativa negli psicopazienti ospedalizzati. Essi possono essere caratterizzati da “rigidità motoria“ od essere di tipo “distonico o parkinsoniano“. Secondo la loro gravità, si rende necessario ridurre il dosaggio giornaliero del medicamento o sospendere la somministrazione; nel caso di una ripresa del trattamento si deve prescrivere un dosaggio ridotto. Se i sintomi extrapiramidali si verificano in bambini ed in gestanti, la terapia deve essere interrotta definitivamente.

Nei casi più gravi occorre istituire un trattamento adeguato ed adottare tutte le altre misure necessarie quali quelle di sorvegliare attentamente lo stato della ventilazione polmonare e lo stato d'idratazione.

In molti casi per la risoluzione dei sintomi sono sufficienti dei barbiturici somministrati per idonea via d'introduzione. Nei casi più gravi può farsi luogo alla somministrazione di farmaci antiparkinsoniani, eccettuato il levodopa, che producono di norma la risoluzione rapida della sintomatologia. Devono essere adottate tutte le altre misure del caso, quali quelle di sorvegliare adeguatamente lo stato delle vie aeree e lo stato d'idratazione.

In alcuni pazienti, specialmente anziani e di sesso femminile, a seguito di trattamenti prolungati, può manifestarsi, come con altri farmaci antipsicotici e talora dopo l'interruzione della terapia, una “discinesia tardiva persistente“ a volte irreversibile.

La sindrome è caratterizzata da movimenti ritmici involontari della lingua, del volto, della bocca, delle guance che talora possono accompagnarsi ad analoghi movimenti delle estremità.

Non si conosce alcun trattamento efficace per questa sindrome; i farmaci antiparkinsoniani in genere non ne risolvono la sintomatologia.

È stato quindi suggerito di interrompere ogni trattamento antipsicotico non appena si presentino inconvenienti del genere e, particolarmente, ove compaia uno speciale movimento vermicolare della lingua che si ritiene possa rappresentare il primo sintomo della discinesia.

Sono stati osservati con PARMODALIN o altri farmaci della stessa classe casi rari di prolungamento del QT, aritmie ventricolari come torsione di punta, tachicardia ventricolare, fibrillazione ventricolare ed arresto cardiaco.

Casi molto rari di morte improvvisa.

Rari: ideazione/comportamento suicidario (vedere paragrafo 4.4).

Casi di tromboembolismo venoso, compresi casi di embolia polmonare e casi di trombosi venosa profonda sono stati riportati con l'uso di medicinali antipsicotici. Frequenza sconosciuta.

Gravidanza, puerperio e condizioni perinatali: sindrome da astinenza neonatale, frequenza non nota, sintomi extrapiramidali (vedere paragrafo 4.6).

Segnalazione delle reazioni avverse sospette

La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l'autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all'indirizzo: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/responsabili.


Nota: Nel contenuto della scheda possono essere presenti dei riferimenti a paragrafi non riportati.

Fonte: CODIFA - L'informatore farmaceutico



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