Una cultura smoke-free

22 giugno 2009
Aggiornamenti e focus

Una cultura smoke-free



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La lotta al fumo, attivo o passivo, necessita di azioni su più fronti sostenute da provvedimenti con ricadute immediate e sul lungo termine. Normative come quella voluta dall'ex ministro Girolamo Sirchia hanno un effetto immediato sui non fumatori non più costretti a subire il fumo passivo e nel tempo anche sui fumatori che hanno colto l'occasione per smettere, o comunque sono stati costretti a fumare meno. Ma esiste ancora un ampio margine di azione per le istituzioni per proporre nuove norme atte a limitare il tabagismo e a diffondere una cultura smoke-free, senza perdere di vista l'educazione e l'informazione.

La presentazione della mostra multisensoriale, No Smoking Be Happy, curata dalla Fondazione Umberto Veronesi e dalla Fondazione Pfizer, è stata l'occasione di incontro tra il mondo politico e il mondo scientifico per andare verso un obiettivo comune: ridurre l'abitudine al fumo nei cittadini. Sul fronte istituzionale, l'assessore del Comune di Milano, Giampaolo Landi Chiavenna e il direttore dell'Osservatorio fumo, alcol e droga dell'Istituto superiore di sanità hanno dato indicazioni condivise sulle possibili norme da introdurre. In primo luogo, c'è l'intenzione di creare sempre più aree senza fumo, anche all'aperto, per esempio vietando il fumo nei parchi pubblici per non esporre i bambini a modelli di stili di vita scorretti, ma anche in tutte le aree di pertinenza di edifici pubblici in cui è già vietato fumare, vale a dire cortili, terrazzi e spazi all'aperto di scuole e ospedali. Per disincentivare i giovani si potrebbe aumentare il prezzo del pacchetto di sigarette stabilendone però uno medio europeo così da evitare contrabbando dai paesi in cui costa meno, alzare a 21 anni l'età per l'acquisto, eliminare i distributori automatici o in caso fornirli di un sistema di riconoscimento con tessera solo per maggiorenni e infine eliminare la pezzatura da 10 pezzi dei pacchetti in vendita. A queste misure preventive andrebbe aggiunto un ampliamento dei livelli essenziali di assistenza (LEA) che dovrebbero includere i percorsi nei centri antifumo e i farmaci necessari per smettere: "Sono farmaci che si assumono per tre mesi - spiega Zuccaro - un bilancio costo-benefici molto vantaggioso per il Servizio sanitario nazionale, anche per le aziende che dovrebbero sostenere i lavoratori che vogliono smettere andando presso i centri antifumo in orario di lavoro: un lavoratore che non fuma si ammala di meno".

Per costruire una cultura senza fumo, la regolamentazione deve continuare a essere affiancata da educazione e informazione coerente e rinforzante: campagne sempre più efficaci dal punto di vista della comunicazione e ben mirate sui target, in particolari i giovanissimi e le donne. E il percorso multisensoriale pensato per la Giornata Mondiale senza Tabacco, che ricorrerà il 31 maggio, ha proprio questo obiettivo. "La mostra - afferma Paolo Veronesi presidente della Fondazione Umberto Veronesi - nasce con l'obiettivo di far sperimentare direttamente quello che accade dentro il nostro corpo quando si aspira una sigaretta". I visitatori, accompagnati da giovani coordinatori scientifici, entrano in un tunnel a forma di sigaretta percorrendo le vie aeree del fumo, e iniziano a vedere, sentire, annusare e toccare quello che la sigaretta provoca dalle gengive fino alle coronarie. Dopo aver attraversato l'ingresso dell'installazione (il filtro della sigaretta), inizierà un percorso esplorativo durante il quale le sensazioni visive, olfattive e uditive sono incisive: catrame, nicotina, piombo, benzene, monossido di carbonio, ammoniaca sono solo alcune delle cinquemila sostanze nocive che il fumo contiene e che vengono evocate durante il percorso. Camminando dalla bocca attraverso la gola, dalla trachea fino ai polmoni e al cuore, si troverà immerso in un susseguirsi di grandi immagini delle parti del corpo colpite dalle patologie causate dal fumo. Sensori termici a contatto attivano i dispositivi acustici, visivi o olfattivi al passaggio delle persone. Il percorso termina in un'area che rappresenta un polmone sano dove vengono consegnati opuscoli e materiali informativi, per smettere o per non iniziare proprio a fumare, anche perché dopo aver sperimentato direttamente gli effetti del fumo, la voglia di smettere viene. O, meglio ancora, di non iniziare.

Per costruire una cultura senza fumo, la regolamentazione deve continuare a essere affiancata da educazione e informazione coerente e rinforzante: campagne sempre più efficaci dal punto di vista della comunicazione e ben mirate sui target, in particolari i giovanissimi e le donne. E il percorso multisensoriale pensato per la Giornata Mondiale senza Tabacco, che ricorrerà il 31 maggio, ha proprio questo obiettivo. "La mostra - afferma Paolo Veronesi presidente della Fondazione Umberto Veronesi - nasce con l'obiettivo di far sperimentare direttamente quello che accade dentro il nostro corpo quando si aspira una sigaretta". I visitatori, accompagnati da giovani coordinatori scientifici, entrano in un tunnel a forma di sigaretta percorrendo le vie aeree del fumo, e iniziano a vedere, sentire, annusare e toccare quello che la sigaretta provoca dalle gengive fino alle coronarie. Dopo aver attraversato l'ingresso dell'installazione (il filtro della sigaretta), inizierà un percorso esplorativo durante il quale le sensazioni visive, olfattive e uditive sono incisive: catrame, nicotina, piombo, benzene, monossido di carbonio, ammoniaca sono solo alcune delle cinquemila sostanze nocive che il fumo contiene e che vengono evocate durante il percorso. Camminando dalla bocca attraverso la gola, dalla trachea fino ai polmoni e al cuore, si troverà immerso in un susseguirsi di grandi immagini delle parti del corpo colpite dalle patologie causate dal fumo. Sensori termici a contatto attivano i dispositivi acustici, visivi o olfattivi al passaggio delle persone. Il percorso termina in un'area che rappresenta un polmone sano dove vengono consegnati opuscoli e materiali informativi, per smettere o per non iniziare proprio a fumare, anche perché dopo aver sperimentato direttamente gli effetti del fumo, la voglia di smettere viene. O, meglio ancora, di non iniziare.

Simona Zazzetta

Conferenza stampa: Presentazione della mostra multisensoriale No Smoking Be Happy. Milano, 19 maggio 2009



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