Amianto, salute ancora esposta a rischi

14 febbraio 2012
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Amianto, salute ancora esposta a rischi



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Si è concluso il processo Eternit, la multinazionale dell'amianto, con la condanna a 16 anni e l'interdizione dai pubblici uffici dei due ex vertici dell'azienda, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis de Cartier. Ma nonostante la sentenza, i rischi per la salute dei cittadini rimangono, come segnalato dagli esperti in oncologia che, proprio nel novembre 2011, si sono incontrati a Torino, per la 2° Consensus conference sul mesotelioma, tumore che colpisce la pleura polmonare e il peritoneo causato dall'esposizione al minerale.

Una condanna - per disastro ambientale doloso e omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche in un periodo di diversi decenni a partire dal '52 - che ha ridimensionato le richieste dell'accusa (20 anni di reclusione) ed è arrivata per gli stabilimenti di Casale Monferrato e Cavagnolo (mentre per quelli di Rubiera e Bagnoli l'esito è di non doversi procedere perché i reati sono estinti). Alle parti civili sono stati riconosciuti risarcimenti milionari: 25 milioni di euro al comune di Casale Monferrato, uno dei più colpiti dai tumori legati all'amianto, 20 milioni alla Regione Piemonte 15 all'Inail e 4 al comune di Cavagnolo, mentre ammonta a 30mila euro il risarcimento per i famigliari. Una sentenza «storica», secondo il ministro della Salute, Renato Balduzzi «ma la battaglia contro l'amianto non si chiude con una sentenza, sia pure esemplare, ma continua nell'attività amministrativa e nell'impegno delle istituzioni e dei cittadini, soprattutto nella consapevolezza da parte di ognuno che non si tratta di una battaglia locale, ma nazionale, anzi mondiale». Il problema, infatti, è che si può nascondere ovunque, dalle tubature, alle rotaie ai rivestimenti di tetti e garage, e per quanto sia vietato da 20 anni in Italia, ne restano nell'ambiente 5 quintali per ogni cittadino, 32 milioni di tonnellate. Il problema dello smaltimento è uno dei più attuali e preoccupa gli oncologi. «Va assolutamente evitata la manipolazione di questo minerale, che deve essere rimosso da personale specializzato. Purtroppo il livello di rischio è ancora sotto percepito dalla popolazione mentre è scientificamente dimostrata la sua pericolosità e il suo potenziale cancerogeno, pari a quello del fumo» fa sapere l'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom).

«Siamo tutti esposti al rischio, ma certamente gli ex lavoratori degli stabilimenti che producevano o trattavano amianto rappresentano la fascia più vulnerabile. Oggi i nostri sforzi sono tesi a capire quale sia la miglior sorveglianza possibile per queste persone» spiegano gli esperti dell'Aiom «il periodo di latenza del mesotelioma è di circa 20-40 anni, e per questo ci attendiamo un aumento dell'incidenza fino al 2015». Ma oltre al mesotelioma, l'amianto può causare anche tumori a polmone, laringe, ovaio, peritoneo, pericardio, tunica vaginale del testicolo, colon-retto, stomaco e faringe. «Ora si riscontrano i casi anche nella popolazione generale» aggiunge Carmine Pinto, segretario nazionale dell'associazione «Per questo è indispensabile migliorare il livello di consapevolezza fra la popolazione e sensibilizzarla alla rimozione delle fonti inquinanti, secondo criteri certificati e con procedure rigorose. Chi sospetti di essere a contatto con amianto può rivolgersi all'Asl o all'Arpa che dispongono di registri di aziende specializzate, iscritte all'albo e quindi autorizzate allo smaltimento». È fra le neoplasie più aggressive, colpisce più gli uomini delle donne e presenta un picco massimo intorno ai 70 anni. La chirurgia ha dato al momento risultati limitati e il suo ruolo va meglio definito. Recentemente invece si sono avuti progressi sul fronte della chemioterapia, con buoni risultati anche nel controllo degli effetti collaterali.

Simona Zazzetta



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