Cure palliative contro il “dolore totale”

30 maggio 2014
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Cure palliative contro il “dolore totale”



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Contro la sofferenza inutile, per il rispetto della vita. Queste poche e semplici parole riassumono bene gli obiettivi delle cure palliative, protagoniste dell'incontro svoltosi a Roma il 29 maggio e promosso dalla Fondazione Hospice Seragnoli, che si occupa proprio di assistere i malati terminali e i loro familiari. Ma di cosa si tratta veramente? Nonostante i continui progressi della medicina, che hanno reso curabili malattie un tempo fatali, ci sono ancora oggi malattie dalle quali non è possibile guarire ed è proprio qui che entrano in gioco le cure palliative, definite dall'Organizzazione mondiale della sanità come un approccio capace di migliorare «la qualità della vita dei malati e delle loro famiglie che si trovano ad affrontare le problematiche associate a malattie inguaribili, attraverso la prevenzione e il sollievo della sofferenza per mezzo di una identificazione precoce e di un ottimale trattamento del dolore e delle altre problematiche di natura fisica, psicosociale e spirituale».

E da questa definizione è chiaro che i farmaci da soli non bastano. Se si parla di cure palliative si parla infatti di curare il dolore fisico con medicinali appropriati, ma anche di scegliere e poi utilizzare gli strumenti più adatti per curare in modo attivo e soprattutto totale il paziente e i suoi familiari, prestando enorme attenzione anche agli aspetti psicologici, sociali e spirituali.
Attenzione però. Spesso si corre il rischio di intendere le cure palliative come cure "inutili", come una sorta di placebo per persone che "tanto ormai non possono più sperare nella guarigione". Niente di più sbagliato. Le cure palliative sono nate per curare quello che venne definito negli anni '60 del secolo scorso come "dolore totale", l'insieme di dolore fisico, psicosociale e spirituale al quale devono far fronte i malati terminali. E per un dolore totale serve un approccio che si prenda cura a 360 gradi del paziente, senza limitarsi a curare l'organo malato o il sintomo fisico.

Come si legge nel comunicato stampa della Fondazione Hospice Seragnoli «Le cure palliative sono soprattutto un modo diverso di fare le cose, di assistere il paziente e la sua famiglia, di metterlo al centro dell'attenzione». E per raggiungere questo ambizioso traguardo sono attivi in Italia una serie di Hospice, strutture specializzate per l'accoglienza di questi malati e dei loro familiari ed è anche possibile richiedere assistenza specializzata a domicilio.

Chi sceglie questa seconda forma di assistenza avrà a disposizione un'équipe composta da medico palliativista, infermiere, operatore socio-sanitario, psicologo e volontari che effettuano visite periodiche e sono a disposizione e reperibili telefonicamente per tutto l'arco delle 24 ore.
Le cure palliative domiciliari nel nostro Paese hanno preso il via alla fine degli anni '70 del secolo scorso, mentre per il primo Hospice abbiamo dovuto aspettare altri 10 anni. Oggi diversi ospedali hanno unità di terapia del dolore e servizi di cure palliative e sono molti gli Hospice e le associazioni che offrono assistenza domiciliare su tutto il territorio, ma resta ancora tanto da fare. Soprattutto per aumentare nella gente comune e nelle istituzioni la consapevolezza dell'importanza di questo tipo di cure.



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