06 dicembre 2005
Aggiornamenti e focus
Oltre il cerchio alla testa
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Troppo facile dire ''ho mal di testa'', troppo facile rispondere ''prenditi un cachet''; il problema si presenta, infatti, con molte sfumature. Certo l'elemento comune è il dolore che colpisce la testa (cefalea), ma arriva in modi diversi, per motivi diversi e con conseguenze diverse. E quindi anche le cure non possono che essere diverse. Nel giugno del 2005 l'attenzione degli esperti si è soffermata su un particolare tipo di cefalea, l'emicrania. Specialisti dei centri di riferimento, neurologi, medici di base e associazioni di pazienti si sono incontrati a Roma, in occasione del MetaForum, proprio per prendere atto dei comportamenti di chi cura e di chi è curato.
Vite tutt'altro che serene
La patologia, perchè come tale viene indicata l'emicrania dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, colpisce 50 milioni di persone in Europa, e sono quasi due milioni le persone che ogni giorno hanno un attacco, con un impatto sulle attività quotidiane tale da determinare un costo economico di 10 miliardi di euro. Non a caso, sempre l'OMS la riconosce come 12° causa maggiore di disabilità nelle donne (19°in entrambi i sessi) e come tale viene vissuta, anche se l'impatto sulla vita di chi ne soffre è ancora molto sottovalutato. Anche dagli stessi pazienti, che troppo spesso non esprimono al medico la propria condizione. E queste sono solo alcune delle considerazioni emerse da un'indagine di misura dell'impatto negativo dell'emicrania su relazioni sociali, vita quotidiana e approccio terapeutico (MINERVA) condotta a livello internazionale su 1810 donne, tra i 18 e i 35 anni, con diagnosi di emicrania. Nel campione italiano il 22% lamenta che la disabilità viene sminuita da amici e parenti e, nonostante l'88% di esse sia andato dal medico negli ultimi 12 mesi, solo il 43% ha esposto il problema, e il 59% di coloro che lo hanno fatto hanno avuto la sensazione che anche il medico sottovalutasse il problema. Anche la gestione della quotidianità sembra risentirne: il 38% delle donne emicraniche italiane fa fatica ad affrontare scadenze importanti, riunioni, impegni scolastici, e nel 42% dei casi si creano tensioni nelle relazioni familiari. E il classico ''stasera no, ho il mal di testa'' non è solo una battuta da cabaret, ma una realtà che interessa il 23% delle intervistate italiane, accompagnato da un calo del 16% della frequenza dei rapporti sessuali. Infine, anche il tempo libero è pregiudicato, almeno per il 59% delle italiane: il 37% teme di avere un attacco durante le vacanze e il 13% non parte affatto.
Buoni propositi
Emerge quindi, da una parte, una minaccia alla serenità delle donne colpite e, dall'altra, un'inadeguatezza dei sistemi sanitari a offrire trattamenti efficaci e informazione opportuna. Lacune alle quali gli esperti riunitisi in giugno a Roma hanno voluto rispondere con una consensus su azioni concordate e impegni da portare a termine. Innanzitutto, aumentare la percentuale di pazienti emicranici assistiti, che dal 30% dovrebbero almeno arrivare al 50%, come pure quella dei pazienti curati efficacemente, portandola al 70% dal 40% attuale. Nel loro programma rientra anche la formazione dei medici per migliorare la loro capacita di diagnosticare e tratta l'emicrania.Nel frattempo però qualcosa si può già fare. Fermo restando che il fai-da-te non deve diventare un miscuglio di medicinali, che di solito deriva da un'autodiagnosi non sempre corretta, esistono farmaci in grado di migliorare la qualità della vita delle persone colpite. Oltre ai classici antidolorifici della classe dei FANS (antinfiammatori non steroidei), esiste una classe di farmaci specifici per l'emicrania, i triptani (eletriptan, zolmitriptan, rizatriptan...) introdotta in Italia nel 1992. Specifici perchè agiscono proprio a livello nervoso, quindi non sul dolore in generale (cioè non servono per eliminare altri tipi di dolore). Hanno un'azione agonista sui recettori della serotonina, combinata con la capacità di costrizione dei vasi sanguigni intracranici dilatati. Oltre alla terapia acuta, necessaria per affrontare l'attacco, esiste anche una strategia preventiva che può ridurre la frequenza e la gravità degli attacchi nel lungo termine. In questo settore non sono state progettate nuove molecole, ma dallo studio di altre note, come i calcio-antagonisti, i beta-bloccanti e gli antiepilettici, vengono delle speranze. Preziose soprattutto per coloro che hanno un'elevata frequenza mensile di crisi e che, anche con il farmaco giusto in tasca, non si sentono al sicuro.
Simona Zazzetta
Fonte
Conferenza stampa. Emicrania. Obiettivo: riprendersi al vita. Milano, 30 novembre 2005
Vite tutt'altro che serene
La patologia, perchè come tale viene indicata l'emicrania dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, colpisce 50 milioni di persone in Europa, e sono quasi due milioni le persone che ogni giorno hanno un attacco, con un impatto sulle attività quotidiane tale da determinare un costo economico di 10 miliardi di euro. Non a caso, sempre l'OMS la riconosce come 12° causa maggiore di disabilità nelle donne (19°in entrambi i sessi) e come tale viene vissuta, anche se l'impatto sulla vita di chi ne soffre è ancora molto sottovalutato. Anche dagli stessi pazienti, che troppo spesso non esprimono al medico la propria condizione. E queste sono solo alcune delle considerazioni emerse da un'indagine di misura dell'impatto negativo dell'emicrania su relazioni sociali, vita quotidiana e approccio terapeutico (MINERVA) condotta a livello internazionale su 1810 donne, tra i 18 e i 35 anni, con diagnosi di emicrania. Nel campione italiano il 22% lamenta che la disabilità viene sminuita da amici e parenti e, nonostante l'88% di esse sia andato dal medico negli ultimi 12 mesi, solo il 43% ha esposto il problema, e il 59% di coloro che lo hanno fatto hanno avuto la sensazione che anche il medico sottovalutasse il problema. Anche la gestione della quotidianità sembra risentirne: il 38% delle donne emicraniche italiane fa fatica ad affrontare scadenze importanti, riunioni, impegni scolastici, e nel 42% dei casi si creano tensioni nelle relazioni familiari. E il classico ''stasera no, ho il mal di testa'' non è solo una battuta da cabaret, ma una realtà che interessa il 23% delle intervistate italiane, accompagnato da un calo del 16% della frequenza dei rapporti sessuali. Infine, anche il tempo libero è pregiudicato, almeno per il 59% delle italiane: il 37% teme di avere un attacco durante le vacanze e il 13% non parte affatto.
Buoni propositi
Emerge quindi, da una parte, una minaccia alla serenità delle donne colpite e, dall'altra, un'inadeguatezza dei sistemi sanitari a offrire trattamenti efficaci e informazione opportuna. Lacune alle quali gli esperti riunitisi in giugno a Roma hanno voluto rispondere con una consensus su azioni concordate e impegni da portare a termine. Innanzitutto, aumentare la percentuale di pazienti emicranici assistiti, che dal 30% dovrebbero almeno arrivare al 50%, come pure quella dei pazienti curati efficacemente, portandola al 70% dal 40% attuale. Nel loro programma rientra anche la formazione dei medici per migliorare la loro capacita di diagnosticare e tratta l'emicrania.Nel frattempo però qualcosa si può già fare. Fermo restando che il fai-da-te non deve diventare un miscuglio di medicinali, che di solito deriva da un'autodiagnosi non sempre corretta, esistono farmaci in grado di migliorare la qualità della vita delle persone colpite. Oltre ai classici antidolorifici della classe dei FANS (antinfiammatori non steroidei), esiste una classe di farmaci specifici per l'emicrania, i triptani (eletriptan, zolmitriptan, rizatriptan...) introdotta in Italia nel 1992. Specifici perchè agiscono proprio a livello nervoso, quindi non sul dolore in generale (cioè non servono per eliminare altri tipi di dolore). Hanno un'azione agonista sui recettori della serotonina, combinata con la capacità di costrizione dei vasi sanguigni intracranici dilatati. Oltre alla terapia acuta, necessaria per affrontare l'attacco, esiste anche una strategia preventiva che può ridurre la frequenza e la gravità degli attacchi nel lungo termine. In questo settore non sono state progettate nuove molecole, ma dallo studio di altre note, come i calcio-antagonisti, i beta-bloccanti e gli antiepilettici, vengono delle speranze. Preziose soprattutto per coloro che hanno un'elevata frequenza mensile di crisi e che, anche con il farmaco giusto in tasca, non si sentono al sicuro.
Simona Zazzetta
Fonte
Conferenza stampa. Emicrania. Obiettivo: riprendersi al vita. Milano, 30 novembre 2005