I medici di famiglia chiedono maggiore informazione sui sistemi alternativi alla sigaretta

02 dicembre 2019
Aggiornamenti e focus

I medici di famiglia chiedono maggiore informazione sui sistemi alternativi alla sigaretta



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"La gestione del paziente fumatore" vede in prima linea i medici di medicina generale, anche a livello di formazione e aggiornamento. Quindi non poteva mancare al 36esimo Congresso nazionale della SIMG (la società scientifica dei medici di medicina generale), a Firenze, un simposio sul tema moderato da Damiano Parretti e Mauro Ruggeri dove sono stati presentati da Letizia Rossi i primi risultati di una Survey, avviata alcuni mesi fa, sull'approccio al paziente fumatore. E sulle strategie di counselling applicabili alla medicina generale.

"Il primo approccio è arrivare alla cessazione del fumo, ma occorre anche considerare che poi solo una minoranza dei pazienti fumatori smette. E le nostre domande per forza diventano altre. Ce ne dobbiamo occupare? Dobbiamo perseverare in atteggiamenti drastici o cerchiamo di arrivare, sempre con l'ottica di arrivare alla cessazione, a ridurre la tossicità del fumo, proporre soluzioni con il minor numero possibile di sostanze tossiche per la salute del fumatore?", dice Damiano Parretti, responsabile nazionale Simg dell'Alta scuola e della macro-area Cronicità.

I medici di medicina generale non sembrano essere ancora molto informati sulle alternative alle 'bionde', ma sono possibilisti sul loro utilizzo. A dirlo è la ricerca che la Simg sta conducendo fra i propri associati, presentata durante il Congresso nazionale della Società italiana di medicina generale e che, ad oggi, ha coinvolto 400 medici.

"Dalla Survey emerge una scarsa conoscenza da parte dei medici di medicina generale dei prodotti alternativi alla sigaretta tradizionale. Il 46% ha risposto di non conoscere né sigarette elettroniche né device a tabacco riscaldato", ha osservato Letizia Rossi, mmg di Perugia, presentando i dati parziali della ricerca. Tuttavia i medici intervistati non sembrano mostrare avversione verso tali dispositivi visto che il 57% si è mostrato possibilista nel consigliarli in un'ottica di riduzione del danno e di un percorso finalizzato alla cessazione del fumo. Solo il 31% ritiene totalmente negativo il loro utilizzo. "Emerge - ha aggiunto Rossi - il bisogno di una maggiore conoscenza e informazione, oltre che di una formazione ad hoc" e da questo punto di vista la stragrande maggioranza del campione (il 91%) ritiene giusto l'interessamento delle società scientifiche a questa nuova metodica.

Il Simposio è stata l'occasione per fare chiarezza circa le notizie di cronaca provenienti da Oltreoceano sui recenti decessi legati al vaping. "Negli Stati Uniti ci sono state delle persone che si sono ammalate di una polmonite lipoidea provocata dall'introduzione nell'organismo di vitamina E acetato, un addensante di cannabinoidi che erano stati inseriti nei sistemi aperti" ha detto Damiano Parretti. "Ci sono stati 42 morti e fa riflettere il fatto che si tratti solo di persone giovani. È stato visto che la presenza di vitamina E acetato nei polmoni ha determinato l'insorgenza della polmonite lipoidea con insufficienza respiratoria. La sicurezza, quindi, è utilizzare sistemi chiusi che non possono essere manipolabili, in essi non si possono inserire sostanze. Per cui anche l'Fda (Food and Drug Administration) si è pronunciata a favore dell'utilizzo di strumenti che abbiano nel tabacco riscaldato il loro funzionamento, ma che al tempo stesso garantiscano la sicurezza attraverso la non possibilità di introduzione di altro nel sistema", ha concluso Parretti. "Bisogna fare molta attenzione nel non dare false informazioni", ha aggiunto Mauro Ruggeri, responsabile sede nazionale Simg e segretario regionale Simg Toscana. "Non tutti i dispositivi sono stati al centro di questa segnalazione, quindi credo che già siano in atto tutti i controlli necessari per renderli più sicuri possibile".



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