Donatori fin dalla nascita

20 febbraio 2009
Aggiornamenti e focus

Donatori fin dalla nascita



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A distanza di 16 anni dalla prima istituzione di una banca per il deposito di cellule del sangue del cordone ombelicale (o sangue placentare) con sede a New York, oggi si contano circa 100 banche in tutto il mondo, e circa 20 in Italia, per un totale di 500mila campioni disponibili, di cui 10mila già utilizzati per trapianto. Eppure non sono abbastanza: "Per poter garantire a tutti i pazienti, un livello di compatibilità e una dose cellulare ottimale - spiega il dottor Paolo Rebulla, Direttore del Centro di Risorse Biologiche della Fondazione Policlinico di Milano - è però necessario triplicare questo inventario". Ed è stato proprio Rebulla a illustrare quanto si può ancora fare non solo per incrementare le donazioni, ma per diffondere una cultura della donazione.

Staminali solidali


Si fanno promotori di questo progetto i due centri lombardi accreditati dalla Regione che hanno sede a Milano presso il Policlinico e a Pavia presso l'ospedale San Matteo, con una campagna informativa, presentata a Milano alla stampa, che porterà locandine e opuscoli informativi negli ospedali, nei consultori, negli ambulatori dei medici di famiglia e dei pediatri, nelle scuole e università della regione. L'obiettivo è informare e rendere consapevoli i cittadini, genitori e aspiranti tali, del valore di questo gesto, ma anche per sciogliere equivoci sul destino del materiale donato e su eventuali benefici di ritorno. In Italia è attualmente autorizzata la donazione di sangue placentare per uso allogenico solidaristico o per uso dedicato. Nel primo caso le cellule staminali emopoietiche saranno rese disponibili affinché ne possano usufruire altri in caso di bisogno di trapianto. Va, inoltre, precisato che non tutte le donazioni possono essere utilizzate a fini di trapianto. Solo un terzo dei campioni, che contengono un numero di cellule staminali sufficienti per eseguire il trapianto in condizioni di sicurezza, viene conservato nella banca. I restanti due terzi, previo consenso informato della madre, vengono utilizzati per la ricerca scientifica.

Autologa senza evidenze


La seconda possibilità consentita dalla legislazione italiana prevede la possibilità di depositare il sangue placentare qualora vi fosse la necessità di curare il proprio bambino o un suo consanguineo affetto da una malattia per la quale risulti scientificamente fondato e clinicamente appropriato l'uso di cellule staminali da sangue cordonale. O, ancora, per curare un membro del nucleo familiare nel caso in cui vi sia un alto rischio di avere figli affetti da malattie geneticamente determinate. Le due modalità sono fortemente raccomandate dagli esperti, mentre quella che tuttora, oltre a essere vietata in Italia, è anche non raccomandata dalle evidenze scientifiche è la donazione a uso privato o "autologa", cioè il deposito di cellule del sangue placentare per poterle fare un uso personale in caso di necessità. La comunità scientifica internazionale ribadisce che non ci sono oggi, programmi di cura, di comprovata efficacia, per questo tipo di trapianto. Questo tipo di conservazione è consentito all'estero, a pagamento presso strutture private di natura commerciale, e previa autorizzazione del Ministero della Salute. La sanità pubblica nega questo tipo di servizio, per mancanza di evidenze scientifiche che provino i vantaggi nel curare patologie diverse da leucemia, talassemia e altre malattie del sangue. Inoltre, la procedura si esegue da non molti anni quindi non si può stabilire se dopo 15 o più anni di congelamento, le cellule staminali cordonali mantengano la stessa attività. Infine, le cellule staminali di un soggetto con malattia genetica presentano alterazione del patrimonio genetico e quindi difficilmente sarebbero adatte alla cura del proprio disturbo.

Simona Zazzetta



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