Sempre più donatori

24 aprile 2008
Aggiornamenti e focus

Sempre più donatori



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Sono oltre tremila i trapianti effettuati nel 2007 in Italia, un trend in crescita ormai da una decina di anni. Il merito? Gli aspetti in gioco sono molti e vanno dall'efficienza dell'organizzazione ospedaliera alla specifica attenzione alla filiera prelievo-trapianto fino al diffondersi di una cultura sociale della donazione. L'Italia si colloca al terzo posto in Europa con 21,6 donatori per milioni di residenti, dopo la Spagna e la Francia. E tra le regioni è la Toscana a essere in testa alla graduatoria. In particolare la qualità del sistema organizzativo è sempre maggiore. A questo proposito un aspetto ricordato nel corso di un convegno svoltosi a Varese sul tema dei trapianti è quello della selezione dei donatori, oggi i criteri di idoneità sono meno restrittivi e a beneficiarne è l'efficienza del sistema di donazioni. Un documento pubblicato sul sito del Centro Nazionale Trapianti spiega come.

Consensus sui trapianti


Gli esperti hanno spiegato come l'assenza di procedure standard per la valutazione della sicurezza dei donatori abbia portato allo sviluppo di linee guida pratiche e oggi un panel di esperti del Centro Nazionale Trapianti è disponibile 24 ore al giorno per dare supporto nelle decisioni difficili. Le linee guida identificano cinque livelli di rischio e danno raccomandazioni per l'utilizzo di donatori con epatite B o C (HBV e HBC) o con neoplasie maligne con rischio di trasmissione trascurabile. La scarsa disponibilità di organi rappresenta una delle principali limitazioni all'attività di trapianto in Italia. Una delle strategie potenziali per aumentare il numero di donatori è quella di utilizzare nuove categorie. E' ormai universalmente accettato che si possono utilizzare organi di soggetti anziani così come di persone con malattie trasmissibili, purché siano soddisfatte una serie di condizioni. Ma il principale obiettivo che ha mosso gli esperti nazionali è stato quello di raggiungere un documento di consenso che uniformasse le procedure in tutte le regioni italiane. In particolare in riferimento agli organi potenzialmente a rischio per infezioni o malattie neoplastiche.

Cinque livelli di rischio


Le conclusioni? Ciascuna regione italiana ha identificato una struttura di coordinamento a cui tutte le unità di cura intensiva fanno riferimento e coordinatori locali. Gli operatori di cura intensiva devono riferire alla struttura regionale di tutti gli individui sottoposti alla diagnosi di morte cerebrale. La disponibilità del potenziale donatore viene poi valutata dalle unità di cura intensiva e dai coordinatori locali seguendo le linee guida. In particolare le linee identificano cinque livelli di rischio: rischio inaccettabile, rischio aumentato ma accettabile, rischio calcolato, rischio non definibile e rischio standard. Qualora ci fossero dubbi, esperti del Centro Nazionale Trapianti possono essere consultati per la cosiddetta second opinion. In particolare le raccomandazioni riguardano il ricorso a donatori con HBV e HCV o con neoplasie a basso rischio di trasmissione. Per esempio nel caso dell'infezione da HCV si raccomanda l'uso di organi solo per recipienti (cioè coloro che ricevono la donazione) con la stessa infezione, mentre su pazienti negativi l'uso è raccomandato solo in caso di estrema emergenza e dopo un consenso informato e mai nel caso di trapianto renale. Quanto ai tumori quelli a rischio, seppur molto basso, sono quelli per i quali la trasmissione non può essere del tutto esclusa, mail rischio rimane comunque più basso del potenziale beneficio derivante dal trapianto, come l'adenocarcinoma asintomatico della prostata o il carcinoma follicolare della tiroide. Anche in questi casi il trapianto è considerabile a fronte di un consenso informato e di un accurato follow-up.

Marco Malagutti



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