Verso palliative a domicilio

05 dicembre 2008
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Verso palliative a domicilio



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E' l'altra faccia del problema cure palliative, non in contrapposizione ma in complementarietà alle strutture dedicate o hospice. Soltanto il 20% dei 300.000 italiani che necessitano di questi trattamenti usufruisce di assistenza domiciliare qualificata e i restanti dispongono di hospice (pochi) o reparti ospedalieri o di un generico accudimento a casa. Una tendenza da invertire. "A fronte dell' aumento, auspicato, dei circa 150 hospice attuali" precisa il presidente della Società italiana cure palliative (SICP) Giovanni Zaninetta "il progetto può essere completato solo con cure domiciliari efficaci, per migliorare l'assistenza e nel rispetto della libertà di scelta del paziente terminale che voglia e possa trascorrere a casa questa fase. Le cure palliative al domicilio sono invece poco sviluppate e poco integrate con gli hospice (a fine 2006 solo il 60% ne era dotato). L'assistenza a casa è penalizzata anche da difficoltà logistiche, come quelle per famiglie oggi più ristrette e "mobili" per lavoro di accudire i propri cari, o quelle per la continuità assistenziale nelle 24 ore. Occorrono organizzazione e collaborazione tra operatori, alla quale i medici di famiglia sono disposti". Questi ultimi infatti mostrano una grande attenzione alla tematica delle cure palliative domiciliari e si dicono pronti a fare la loro parte: risulta dalla prima indagine a rappresentatività nazionale condotta dalla SIMG (Società italiana di medicina generale). Una soluzione vantaggiosa anche economicamente per il SSN, indicano i dati.

Gestione da condividere in équipe

La prima evidenza della ricerca, condotta tra circa 1500 medici di famiglia, è l'altissimo tasso di risposta: 88%. "Questo attesta l'interesse per la problematica" dice alla presentazione a Milano Pierangelo Lora Aprile, responsabile SIMG area cure palliative e medicina del dolore. "I riscontri più salienti: il 40% identifica esattamente le cure palliative come miglioramento della qualità di vita del malato (dato da migliorare con la formazione), il 92% dice in accordo con l'OMS che non c'è una dose massima di morfina, ma quella che risulta sufficiente, il 95% è pronto alla gestione domiciliare di questi malati ma in condivisione con un'équipe, comprensiva di un palliativista e un infermiere professionale. Sono considerate prioritarie l'empatia con il paziente e il distacco emotivo, ma anche la disponibilità nell'arco della giornata o delle 24 ore e nei giorni festivi, e la possibilità d'interrompere trattamenti ormai inutili a fine vita". Dalla ricerca e dalla sinergia tra SIMG e SICP nascerà il primo Libro bianco sulle cure palliative domiciliari; da gennaio 2009 inizierà una ricerca capillare in tutte le 197 ASL italiane con operatori delle due Società come rilevatori. "La ricerca è come una legittimazione all'integrazione del medico di famiglia in un complesso organizzato di cure territoriali" conclude Lora Aprile. "La maturazione della cultura medica rispetto alle cure palliative c'è stata" aggiunge Zaninetta "e una ulteriore dovrebbe riguardare la somministrazione di morfina il cui inizio in Italia spesso è impropriamente ritardato".

Vantaggi anche economico-sanitari

Ma, oltre a soddisfare le necessità dei malati, e delle loro famiglie, una buona organizzazione di cure palliative domiciliari è anche conveniente. Positivo l'esempio della ASL di Lecco dopo l'istituzione provinciale del Dipartimento della Fragilità che si occupa di pazienti complessi, cure di fine vita e palliative per casi inguaribili. "Abbiamo allestito una rete per curare il malato fino all'ultimo giorno di vita; su 650 che seguiamo ogni anno 550 muoiono al domicilio, circa il 70% di chi muore per tumore nella nostra provincia è seguito dalla rete di cure palliative" spiega il direttore del Dipartimento e consigliere SICP Gianlorenzo Scaccabarozzi. "In due anni si sono raggiunti gli standard previsti dal D.M. 43 del 2007 che misurano lo sviluppo quali-quantitativo della rete di cure palliative domiciliari. Questa non è una "medicina povera" ma una medicina che risponde ad altre esigenze. Ed è attuabile anche con un buon rapporto qualità/costo: la spesa è quantificabile in 60-80 euro al giorno per paziente (costi sanitari diretti e indiretti, esclusi quelli sociali sostenuti dalla famiglia per l'accudimento), a fronte di 200-250 di un hospice e di circa 350 dell'ospedale".

Elettra Vecchia

Fonti:
  • Conferenza stampa "Ancora troppo poche le cure palliative a casa", Milano, 3 dicembre 2008.



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