17 febbraio 2010
Aggiornamenti e focus
Il tumore del seno
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Il carcinoma della mammella colpisce circa una donna su 10 ed è il tumore più frequente nel sesso femminile. Le stime per l'Italia al 2008 indicano un totale di circa 38.000 nuovi casi diagnosticati e oltre 7.700 decessi.
Il rischio di avere una diagnosi di tumore della mammella femminile nel corso della vita (fra 0 e 74 anni) è di 90,2‰ (1 caso ogni 11 donne), mentre il rischio di morire è di 19,8‰ (1 decesso ogni 50 donne). Un dato confortante è che in Italia negli ultimi 5 anni, la mortalità per cancro della mammella nelle donne al di sotto dei 49 anni è diminuita addirittura dell'11,2%: un risultato mai raggiunto nella storia della medicina in un periodo così breve e per una malattia letale. Tale successo è dovuto in parte alle campagne di screening che consentono di individuare la presenza di tumori di piccole dimensioni in parte alle terapie. In effetti, se la neoplasia viene diagnosticata quando è inferiore al centimetro, le probabilità di guarigione raggiungono il 95% e se i linfonodi ascellari sono negativi, la percentuale si attesta all'85%. Al contrario, se la massa tumorale supera i 5 cm e ha coinvolto i linfonodi, il tasso di sopravvivenza è inferiore al 40% e scende al 25% se sono stati intaccati più di 3 linfonodi. La chirurgia nel tumore della mammella ha compiuto notevoli progressi soprattutto nel rispetto e nella preservazione dei tessuti rimasti integri e quindi nella ricostruzione del seno già nel corso della mastectomia. Alcuni tumori maligni sono definitivamente guaribili con la chemioterapia (da sola o in associazione con la chirurgia e/o la radioterapia); mentre in molti altri è possibile ottenere un efficace effetto palliativo e un prolungamento della sopravvivenza globale. Attualmente sono oltre 40 i farmaci disponibili. La scelta della terapia più opportuna dipende da numerosi fattori, tra i quali il tipo e le caratteristiche specifiche della neoplasia (compresa la sede di origine e l'estensione), l'età della donna, le sue condizioni generali e l'eventuale presenza di malattie concomitanti. Oltre ai farmaci citotossici, che bloccano la replicazione delle cellule maligne, vanno ricordate l'ormonoterapia e le terapie biologiche. L'espressione del recettore per gli estrogeni nel tumore è un importante criterio per la scelta della terapia ormonale:è stato infatti ampiamente dimostrato che più è elevato il contenuto di recettori nel tumore, maggiori sono le probabilità di un effetto terapeutico con il vantaggio di effetti collaterali limitati. In alcuni casi l'ormonoterapia è in grado addirittura di ridurre alcuni sintomi correlati a neoplasie diffusamente metastatizzate, tra cui anoressia, dolore e nausea. Le nuove terapie biologiche mirate, costituite da anticorpi monoclonali in grado di colpire e distruggere le cellule tumorali senza arrecare danni a quelle sane, presentano un meccanismo d'azione completamente diverso da quello dei farmaci chemioterapici, ai quali possono essere associate per aumentare la percentuale di successo terapeutico.
Piercarlo Salari
Il rischio di avere una diagnosi di tumore della mammella femminile nel corso della vita (fra 0 e 74 anni) è di 90,2‰ (1 caso ogni 11 donne), mentre il rischio di morire è di 19,8‰ (1 decesso ogni 50 donne). Un dato confortante è che in Italia negli ultimi 5 anni, la mortalità per cancro della mammella nelle donne al di sotto dei 49 anni è diminuita addirittura dell'11,2%: un risultato mai raggiunto nella storia della medicina in un periodo così breve e per una malattia letale. Tale successo è dovuto in parte alle campagne di screening che consentono di individuare la presenza di tumori di piccole dimensioni in parte alle terapie. In effetti, se la neoplasia viene diagnosticata quando è inferiore al centimetro, le probabilità di guarigione raggiungono il 95% e se i linfonodi ascellari sono negativi, la percentuale si attesta all'85%. Al contrario, se la massa tumorale supera i 5 cm e ha coinvolto i linfonodi, il tasso di sopravvivenza è inferiore al 40% e scende al 25% se sono stati intaccati più di 3 linfonodi. La chirurgia nel tumore della mammella ha compiuto notevoli progressi soprattutto nel rispetto e nella preservazione dei tessuti rimasti integri e quindi nella ricostruzione del seno già nel corso della mastectomia. Alcuni tumori maligni sono definitivamente guaribili con la chemioterapia (da sola o in associazione con la chirurgia e/o la radioterapia); mentre in molti altri è possibile ottenere un efficace effetto palliativo e un prolungamento della sopravvivenza globale. Attualmente sono oltre 40 i farmaci disponibili. La scelta della terapia più opportuna dipende da numerosi fattori, tra i quali il tipo e le caratteristiche specifiche della neoplasia (compresa la sede di origine e l'estensione), l'età della donna, le sue condizioni generali e l'eventuale presenza di malattie concomitanti. Oltre ai farmaci citotossici, che bloccano la replicazione delle cellule maligne, vanno ricordate l'ormonoterapia e le terapie biologiche. L'espressione del recettore per gli estrogeni nel tumore è un importante criterio per la scelta della terapia ormonale:è stato infatti ampiamente dimostrato che più è elevato il contenuto di recettori nel tumore, maggiori sono le probabilità di un effetto terapeutico con il vantaggio di effetti collaterali limitati. In alcuni casi l'ormonoterapia è in grado addirittura di ridurre alcuni sintomi correlati a neoplasie diffusamente metastatizzate, tra cui anoressia, dolore e nausea. Le nuove terapie biologiche mirate, costituite da anticorpi monoclonali in grado di colpire e distruggere le cellule tumorali senza arrecare danni a quelle sane, presentano un meccanismo d'azione completamente diverso da quello dei farmaci chemioterapici, ai quali possono essere associate per aumentare la percentuale di successo terapeutico.
Piercarlo Salari