Storia delle vaccinazioni: dalle origini ai giorni nostri

20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

Storia delle vaccinazioni: dalle origini ai giorni nostri



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Dalla vaiolizzazione ...


Era la fine del 17° secolo quando le grandi epidemie della storia (come la peste e il tifo) cominciavano a non fare più paura; al contrario, un'altra malattia infettiva si stava diffondendo sempre di più: il vaiolo, un'infezione, spesso letale, che comporta la comparsa di pustole deturpanti. La virulenza del vaiolo si manifestava soprattutto nei grandi agglomerati urbani e colpiva prevalentemente i giovani prima della pubertà. Le crisi si manifestavano a intervalli di 5-10 anni e causavano la morte del 20-40% dei casi colpiti. Già a quei tempi, per evitare di contrarre la forma letale della malattia, si era diffusa la pratica (si pensa importata dalla Cina, intorno al 1.000 d.C.) della violazione o variolizzazione: si inoculavano nel soggetto sano le polveri essiccate di croste o altre sostanze prelevate da un malato in forma lieve. Anche se a volte risultava efficace, questa tecnica, utilizzando il virus umano vivo, spesso risultava molto pericolosa. Secondo gli storici, sembra che questa tecnica sia stata importata per la prima volta in Inghilterra nel 1712 da Lady Mary Wortley Montagu, una letterata di idee progressiste, il cui salotto era spesso frequentato da intellettuali inglesi.

... al vaccino


Le più importanti scoperte sulla profilassi nei confronti del vaiolo risalgono alla fine del 1700, grazie al medico britannico Edward Jenner (Berkeley, 1749 - 1823), che continuò ad utilizzare la variolizzazione sino a che non scoprì che gli uomini che si ammalavano di vaiolo vaccino (malattia contratta dalle mucche, che sull'uomo ha sempre un esito benigno), non contraevano la forma umana, molto più pericolosa. In pratica, gli uomini contagiati dalla forma vaccina risultavano immunizzati dalla forma umana, proprio come chi aveva contratto il virus in forma leggera e ne era guarito. Da qui, l'ipotesi che il virus umano e quello vaccino si dovevano coprire immunologicamente e, quindi, l'idea di dare il nome "vaccino" alla profilassi anti-vaiolo (più avanti allargato a tutte le forme di immunizzazioni virali e batteriche).

Lo studio

Jenner aveva sentito dire che una contadina non avrebbe contratto la malattia perché aveva già contratto il vaiolo vaccino (detta anche "febbre vaccina"): era questa, infatti, la "leggenda" che girava nelle campagne inglesi. Nel 1796 Edward Jenner decise, così, di mettere in pratica le sue conoscenze sull'immunizzazione e di verificare, quindi, se la diceria era tale o se di leggenda, in realtà, non si trattava. Prelevò, così, da una mungitrice malata del virus vaccino il siero prodotto dalle pustole della donna e lo inoculò in un bambino di otto anni. Come previsto, il bambino contrasse subito la malattia e dopo circa due mesi guarì completamente. Iniettando un'ulteriore dose di materia presa da una pustola di vaiolo umano, il bambino risultò perfettamente immunizzato nei confronti della malattia.

Dal singolo caso alla legge

La scoperta fu talmente importante, che in Inghilterra, a partire dal 1840, la vaccinazione divenne obbligatoria per tutti. La prima nazione a dare l'esempio di vaccinazione di massa, però, fu la Francia per opera di Napoleone, che nel 1805 prescrisse che fossero regolarmente vaccinati tutti i soldati che non avevano già contratto il vaiolo. Nel 1834 fecero lo stesso l'esercito di Prussia e quello del Regno di Sardegna, dove la vaccinazione avveniva con il metodo "da braccio a braccio" e l'esito era riportato sul libretto di ciascun soldato. La prima legge per la popolazione civile, invece, risale al 1806, grazie ad un editto del Principato di Piombino e Lucca, che stabilì l'obbligo di vaccinare tutti i neonati nei primi 2 mesi di vita e tutti gli abitanti del Principato che non erano già stati ammalati di vaiolo. Analogo provvedimento fu preso in Baviera nel 1807 e successivamente da tutti gli altri Paesi d'Europa. In Italia, in particolare, l'obbligo fu sancito con la legge Crispi-Pagliani del 22 dicembre 1888. Negli Stati Uniti la prima legge al riguardo risale, invece, al 1855.
Nonostante tutto, però, per tutta la durata del 1800 erano ancora molte le voci contrarie a questa pratica, soprattutto in Inghilterra. In particolare, erano ostili alla vaccinazione Emmanuel Kant (filosofo tedesco) e Herbert Spencer (filosofo), che ne negavano l'efficacia. Prima favorevole e, poi, anch'egli contrario, invece, era Alfred Russel Wallace,co-ideatore della teoria della selezione naturale insieme a Darwin. Secondo Wallace, infatti, la vaccinazione, oltre ad essere inutile e dannosa, era una violazione della libertà personale che lo stato non aveva il diritto di imporre ed era paragonabile ad un crimine intollerabile. Il movimento oppositore fu talmente forte, che nel 1863 a Londra fu fondata un'associazione internazionale contro la vaccinazione: la "Societas Universa contra Vaccinum Virus", accanto alla quale i cattolici si appellavano alla Divina Provvidenza e contestavano le pratiche mediche. Verso la fine del 1800, però, le continue proteste degli antivaccinisti riuscirono a far cancellare in Inghilterra l'obbligo dell'immunizzazione, con il risultato di ridurre alla metà il numero dei vaccinati e di aumentare in modo non indifferente i casi di malattia e di morti.
L'ultimo caso di vaiolo è stato segnalato in Somalia nel 1977 e nel 1980 l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) dichiarò la definitiva eradicazione della malattia. Per ogni evenienza (come il rischio di bioterrorismo), tuttavia, esistono ancora depositi di vaccino. La sua conservazione è autorizzata solo in due strutture di ricerca: in Russia e negli Stati Uniti. Da anni, però, si discute se debbano essere eliminati anche questi ceppi.

Vaiolo & Co.

Il successo ottenuto con la vaccinazione anti-vaiolo spinse i ricercatori ad estendere il procedimento della vaccinazione ad altre malattie infettive. Si tentò, così, di stimolare immunizzazioni contro il morbillo, la sifilide e la tubercolosi. I primi risultati, però, furono deludenti. Solo dopo la metà dell'800 gli studi sulle malattie infettive raggiunsero nuovi importanti obiettivi, grazie soprattutto alle ricerche del medico tedesco Robert Koch (scopritore dell'omonimo bacillo di Koch, responsabile della tubercolosi), del medico francese Louis Pasteur (che usò per la prima volta un virus attenuato della rabbia per ottenere immunità contro l'infezione) e del medico polacco Albert Sabin, (1906-1993), celebre per aver scoperto un vaccino orale contro la poliomielite (detto, appunto, vaccino Sabin), usato regolarmente dal 1956.
Nel 1897 in Inghilterra fu sviluppato, poi, un vaccino contro la febbre tifoide.
Nonostante i continui passi avanti nel campo della medicina, però, le vaccinazioni stentavano ad affermarsi, sia per i limiti nella ricerca medica, sia per la mancanza di frequenti e approfondite campagne di sensibilizzazione sulla salute pubblica. L'immunizzazione contro le più comuni malattie infettive infantili, infatti, si diffuse solo verso la metà del 900. Il principale ostacolo dei vecchi vaccini era il metodo con cui venivano prodotti, ovvero tramite la semplice uccisione (con calore o con mezzi chimici) dei microrganismi patogeni. La vaccinazione, poi, avveniva per somministrazione di un'elevata quantità di proteine derivanti dal microrganismo ucciso, ma in questo modo si inoculavano nel paziente anche le impurità provenienti dai terreni di coltura, a volte causa anche di gravi effetti collaterali.
La vera rivoluzione dei vaccini avvenne verso i primi anni '80, con l'introduzione di nuovi metodi di estrazione: per ogni microrganismo (batterio o virus), venivano individuate le sostanze (in genere proteine) che, se somministrate in un soggetto sano, provocano una buona risposta immunitaria e sono in grado di lasciare nell'organismo la memoria di sé. Il primo vaccino "moderno" fu realizzato in Italia per opera di Rino Rappuoli, Direttore Scientifico dei Laboratori di Ricerca a Siena della società americana Chiron Vaccines e già nel 1992 il nuovo vaccino (anti-pertosse) venne messo in commercio. E se si vuole questo è stato l'inizio di un'altra storia destinata a continuare.

Annapaola Medina



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